Youmark

Dalla giuria Eurobest, il diario di Federico Cambria, giurato italiano lì. Giorno due, le shortlist. “Non posso dire molto. Ma il livello dei lavori è altissimo. Che meraviglia, grato di essere qui”

 Eurbobest jury diary –day 2.

“La seconda giornata di lavoro in giuria è iniziata con un freddo tagliente. La mattina presto ho camminato lungo Hide Park tra i numerosi runner che vanno al lavoro di corsa, portando in piccoli zaini i vestiti per la giornata. Not bad! Dalle 9 al lavoro. Siamo in 8 nella giuria Craft e oggi tutti più rilassati di ieri, che abbiamo visto e votato quasi 200 progetti. Non posso entrare nei dettagli (non è consentito dal rigidissimo regolamento internazionale del festival.  #cosechesedicomiradianoavitadaognifestival come direbbe Karim Bartoletti ) ma il lavoro sulle short list è stato molto interessante.

La magia alchemica di alcune regie è notevole, io forse sono di parte e noto quell’aspetto (non a caso ho pensato  di smettere e  aprire un banchetto ambulante per vendere  pellicce sintetiche stilose a Gabicce Mare… ), ma l’insieme dei giurati sa garantire giudizio articolato, valutando direction, cinematography, editing, ecc.

Ad esempio abbiamo rivisto alcuni progetti senza audio, il grande schermo aiuta a analizzare la fattura e il lavoro dei team che li hanno creati.

Fighissimo come James, presidente di giuria, gestisce con armonia il gruppo e ci guida in fasi anche delicate di valutazione come fossimo un unico ente pensante, come un’intelligenza collettiva.

Tra noi giurati inizia ad esserci più confidenza e le emozioni traspaiono: c’è chi annota di ogni lavoro cosa ama, chi tiene uno schema della situazione e le discussioni sono moderate, ciascuno rispetta il parere e il voto di chi ha di fianco.

Certo, quando un progetto che ami viene ‘fermato’ e non va in short list o in fasi più avanzate, il cuore batte a mille, e ti verrebbe da imporre il tuo parere, ma poi vince l’oggettività del giudizio corale.

C’è grande responsabilità da parte di ogni giurato, tutti sono disposti a rivedere più volte il medesimo progetto se necessario. Ed è  buffo come nelle pause ci attacchiamo ai nostri device quasi fossero respiratori, il cui ossigeno sono i progetti lasciati in corso nelle rispettive nazioni (si racconta di  anni di festival festaioli, di realtà parallele tra alcool e sballi e altri clichè edonisti reganiani, ma qui è tutto davvero molto, molto professional. Mi sa che ho sbagliato epoca ….)

Dimenticavo, ho cercato di difendere un film per una categoria, ma non ce l‘ho fatta, that’s life. Però è stato interessante conoscere il punto di vista degli altri.

Ieri sera siamo stati convocati per una serata con tutti i giurati del festival e oggi lavoriamo per assegnare i ‘metalli’. Mi mette un pò di soggezione: essere qui, a Londra, la patria dell’advertising, a dare il voto a progetti così belli. Non è poco. Molto grato”.