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Cannes Lions 015/12 – Parola ai protagonisti. Rovetta/giurato Pr: dobbiamo imparare a fondere più sinergicamente comunicazione di marca e responsabilità sociale, contaminando i territori e rendendo impercettibili i confini

Un’opportunità particolarmente interessante, che ti arricchisce, anche se faticosa, con il compito di raccontare al meglio i lavori del proprio Paese, per farne ben comprendere significato e efficacia a un parterre di professionisti per la maggior parte di altre culture, usi e abitudini. Così Nicola Rovetta, Creative Director Golin, nostro giurato nella categoria Pr a questo Cannes 2015, sintetizza la sua esperienza.

Che indicazioni vi ha dato il Presidente di giuria Lynne Anne Davis per la valutazione dei lavori?
“Il lavoro di brief è stato ampiamente condiviso e ognuno ha potuto apportare il proprio contributo. Tre, in primis, i criteri di cui abbiamo tenuto conto: il trust, ovvero la capacità della marca di conservare la fiducia conquistata nel lungo termine; l’engagement, ovvero la capacità di creare relazioni rilevanti; e i risultati, perché se non è cambiato nulla nella percezione della marca o negli obiettivi di vendita, allora significa che qualcosa non ha funzionato”.

E il Grand Prix a P&G/Always – Like a Girl lo condividi?
“In pieno, mi sono battuto affinché vincesse perché risponde perfettamente ai tre criteri sopra citati. E’ un progetto che, nato per parlare alle ragazze, abbraccia poi molte più persone, dai genitori a un pubblico maschile, diventando parte delle conversazioni, con un obiettivo preciso da conseguire”.

C’è qualcos’altro che ti ha particolarmente colpito?
“Mi è piaciuta molto la case-history ‘The Tiny Power Plant’ delle scarpe per bambini Six-9. Anche in questo caso la responsabilità sociale d’azienda diventa parte integrante della comunicazione con un progetto che tramite scarpe che di giorno accumulano energia offre ai bambini più poveri thailandesi la possibilità di studiare di notte grazie alla luce”.

Passiamo ai tre Bronzi italiani, Durex, Dacia e Fastweb, come mai non un Argento o un Oro?
“Sono ottimi lavori, ma quello che ci manca ancora è il perfetto mix tra comunicazione di marca e responsabilità sociale, che da noi viaggiano ancora su binari separati, invece di fondersi per conseguire un obiettivo comune, valicando a vicenda i propri confini, confondendosi e contaminando i diversi territori. Inoltre, da parte di alcuni network di Pr che non fanno parte di gruppi in cui è possibile attingere ad altre discipline, esiste ancora una parte di resistenza a premiare lavori che invece basano il loro successo, e dunque i risultati, proprio dalla sinergia con cui hanno lavorato insieme l’adv, il digital, il media. Ed è il caso di Dacia, ad esempio, dove la campagna vera e propria ha ricoperto un ruolo fondamentale”.