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Women in Adv Direction: non sono tante. Ma ce ne sono. Significa che è un mestiere che sta alle donne a meraviglia. Forse conoscerle servirà a viralizzare il mercato, perché diventino tantissime, in nome di visioni molteplici, che poi è valore. Vi presentiamo Hana Kovacevic, Direttore Creativo DOING

L’idea è venuta a Valentina Amenta, direttore creativo FCB Milan, o meglio, è stato grazie a lei che questo giro di microfoni è nato, alla ricerca di direttori creativi donna. Perché, diciamolo, era da tempo che youmark ci pensava, ma non sempre siete così palesi. E’ vero siete poche, ma in più, e qui magari un mea culpa va fatto, ve ne state un po’ in disparte. Non che le luci della ribalta siano sinonimo di valore, ma se non comunicate, il rischio è il calzolaio dalle scarpe rotte. Invece c’è bisogno di conoscervi. Dovete fare squadra, in nome di una professione e di un mercato che senza il vostro sguardo avrebbero molto da perdere. Tornado a Valentina, quindi, grazie per averci supportato nel segnalarci i vostri nomi e nel definire con noi delle domande che vogliamo porre a ognuna, intervista dopo intervista, sino a conoscervi tutte. E ovviamente se foste un direttore creativo  sfuggita al nostro sondaggio, scriveteci: redazione@youmark.it.

Vi presentiamo Hana Kovacevic, direttore creativo DOING.

Perché i direttori creativi donna sono in minoranza, in Italia e nel mondo?

“Perché ci sono ancora molti pregiudizi che, consciamente o inconsciamente, guidano aziende e agenzie nella scelta delle figure chiave. E questo non riguarda solo la nostra industry, è un discorso più ampio. Sono preconcetti che hanno radici profonde, spesso legate alla cultura degli specifici paesi. E le persone non sono totalmente consapevoli di ragionare secondo questi pregiudizi, pensano di avere un pensiero libero, ma non è così. La nostra industry, in particolare, che per natura è più ‘innovativa’ e votata al cambiamento, è quella da cui ci si aspetterebbero i segnali più forti. Purtroppo, però, non sempre accade. Per fortuna oggi le cose stanno cambiando, posso portare il mio esempio che è totalmente positivo. Doing mi ha sempre supportata e offerto le stesse opportunità che ha offerto agli uomini, fino ad affidarmi la direzione creativa esecutiva. La mia esperienza spero possa aprire sempre più strade per le nuove generazioni, e per i futuri direttori creativi donna”.

Infatti, un’industry innovativa e pure  ricca di donne, peccato che poche facciano poi carriera. Perchè, cosa vorresti cambiasse?  

“Quello che vorrei cambiasse risiede in piccoli bias culturali, più o meno consci. Nel lavoro danno vita ad azioni che, giorno dopo giorno, in maniera silente, rallentano il percorso di carriera di tante donne e, a volte, addirittura lo interrompono. Opportunità date o non date. Scelte quotidiane che, una dopo l’altra, creano un divario rispetto alle opportunità che invece hanno gli uomini. Il progetto su un prodotto di supposta categoria ‘maschile’ che non viene dato a una donna, perché il pregiudizio la vuole meno preparata sull’argomento. Oppure un lavoro importante che non viene affidato a una donna in quanto mamma, perché si crede che non possa conciliare impegni personali e professionali. Può sembrare strano, ma succede ancora. E in quanto mamma immagino bene come ci si possa sentire, anche se fortunatamente nel mio caso essere genitore non ha rappresentato un ostacolo. Sono felice di avere avuto l’opportunità di ricoprire questo ruolo. E spero sempre di poter ispirare – anche con piccoli gesti e con le parole che uso ogni giorno – le nuove generazioni, affinché le ragazze possano credere di più in se stesse. Se le giovani non vedono delle donne nelle posizioni di leadership non hanno nessuno in cui identificarsi, non possono avere una visione rispetto al loro percorso, e senza rendersene conto si danno dei limiti che in realtà non esistono. E scelgono di lavorare ‘in background’, senza crescere. Per questo credo che la vostra iniziativa sia importante, perché dà una visione alle nuove generazioni. È stato lo stesso per me. I direttori creativi donna – e anche le figure femminili di leadership di altri settori – mi hanno ispirata, e mi hanno aiutata ad abbracciare nuove sfide”.

Nella tua storia personale, qual è la difficoltà maggiore che hai trovato e a chi o a cosa dai invece il merito per avercela fatta?

“La difficoltà maggiore che ho trovato è proprio quella di non farsi influenzare da questi bias inconsci. Ho sempre cercato di avere fiducia in me stessa e di non mollare mai. Lungo il mio percorso, dai tempi dell’università, è stato l’amore per quello che faccio a farmi andare avanti. Devo ammettere che ci sono stati anche dei momenti in cui ho dubitato di me, dei momenti in cui qualcuno mi ha spinto a mettere in discussione il mio percorso… ma sono sempre durati poco. Il nostro non è un lavoro semplice, serve tanto impegno e perseveranza. E devo ringraziare soprattutto la mia famiglia. Anche in tempi non semplici per il mio paese, i miei genitori mi hanno sempre spinto a fare quello che amavo e a costruire una visione intorno a questo”.

La campagna di cui sei più orgogliosa e quella che ti piacerebbe aver firmato?

“É difficile dirlo, direi il progetto HiDubai, a cui stiamo lavorando in Doing da un paio d’anni. È uno dei progetti più completi e mi ha portato soddisfazioni a 360 gradi. Perché abbiamo coperto un po’ tutti gli ambiti che la creatività può toccare oggi. Partendo dai dati relativi alle attività commerciali di Dubai, abbiamo creato un servizio per il cittadino e per i merchant in città. Abbiamo costruito da zero la strategia e la piattaforma digitale, disegnandone prima l’identità visiva e poi la campagna di lancio e di mantenimento. È un progetto che davvero rispecchia l’approccio multidisciplinare di Doing che unisce dati, creatività, service design, UX/UI design. Il tutto, veicolato attraverso la tecnologia.

Mi piacerebbe firmare un’importante campagna ‘for good’. E poter avere la possibilità di offrire un aiuto concreto a chi ne ha bisogno, che siano bambini, anziani o persone meno fortunate”.

Prossime sfide?

“La sfida del momento, quella che stiamo affrontando in Doing, e che sta affrontando un po’ tutto il mercato, è proprio questa: applicare un approccio multidisciplinare non solo a parole, ma nei fatti. E non soltanto a livello di organizzazione, ma permeando la ‘cultura professionale’ delle persone, partendo dalle loro abitudini lavorative. La sfida è unire la creatività alle altre skill, per lavorare in sinergia e far sì che l’approccio creativo si sposi alla perfezione con le altre competenze, con l’obiettivo di costruire esperienze rilevanti per le persone, e risultati importanti per i clienti”.

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