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The Bad Guy, ad Alice nella Città la serie Prime Video che ribalta il film di mafia. Nicola Giuliano: “E’ il nostro Vietnam”

di Maurizio Ermisino

“La mafia è il nostro Vietnam. Ci si torna, è una ferita non sanata che mai si sanerà, è un bacino di storie. Ci si torna con storie diverse”. È Nicola Giuliano, fondatore di Indigo Film, a dirci chiaramente il posto che ha la mafia nella nostra storia, e quindi nel nostro cinema e nella nostra serialità. Ad Alice nella Città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma, è stata presentata, con i primi due episodi, la stagione 2 di The Bad Guy, la serie di Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi, che sarà rilasciata in streaming su Prime Video dal 5 dicembre. Sulla mafia si tornerà sempre, dunque.  “L’importante è non fare nomi di città” scherza Stasi, e il riferimento è al blocco della messa in onda di Avetrana – Qui non è Hollywood, di cui vi abbiamo parlato in questi giorni. Come si può capire, sul palco della Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica, l’atmosfera è rilassata e divertita. È la diretta conseguenza dell’atmosfera che si è respirata nel set e che traspare dalle immagini dei primi episodi della seconda stagione. Come nella prima, infatti, The Bad Guy si conferma una serie che smitizza i film e le serie di mafia, ne ribalta le premesse, si fa beffe di certi stilemi e certi codici per farsi beffe, in fondo dei mafiosi (come hanno fatto le serie di Ficarra e Picone e il film e la serie di Pif). Lo fa con l’eccesso, con il tono del grottesco, così grottesco da sublimare la violenza, ma senza rinunciare alla tensione e alla suspense. La storia è quella di un integerrimo magistrato, Nino Scotellaro (Luigi Lo Cascio), che per uno strano intreccio si trova dall’altra parte, a fare il boss mafioso.

Ridere della trattativa stato-mafia

In una scena di questi primi due episodi si parla anche di un nodo delicatissimo della nostra Storia recente, la trattativa stato-mafia. “È la prima volta che viene messa in scena” spiega Giancarlo Fontana. “Il nostro approccio è stato renderla meno epica possibile: non so se questa cosa arrivi”. La cosa arriva: un momento tragico delle vicende italiane degli ultimi 30 anni è così smitizzato e reso ridicolo. “La forza di questa serie è nell’equilibrio, complesso da trovare, tra tragedia, commedia, farsa” ragiona Ludovica Rampoldi, una delle sceneggiatrici della serie. “Da narratori abbiamo sempre il problema che inventiamo storie, ma devono essere storie credibili, verosimili perché avvenga la sospensione dell’incredulità. In Italia l’asticella è sempre altissima. Dal dopoguerra sono successe cose incredibili, dadaiste. Che da cittadini ci incupiscono, ma da narratori ci stimolano a una sfida continua. Abbiamo un contesto che ci permette grande creatività”. “Quando ci dicono che la serie è grottesca, diciamo di no: è realista” commenta Fontana. “È più grottesco uno Stato tenuto in scacco da un boss mafioso o da un’influencer di Pompei?” aggiunge Stasi, in riferimento al caso Boccia.

Ripartire per una seconda stagione

Ma come è stato scrivere la seconda stagione una volta avuto l’annuncio della conferma? Era già tutto pronto, o hanno dovuto ragionare su come continuare? “Ci avevamo pensato” spiega Stasi. “C’era un modo per farli uscire da quella cantina. E avevamo una traccia della trama: questa seconda stagione doveva essere una caccia al tesoro, che è l’archivio di un mafioso. La cronaca ci ha dato degli spunti: a gennaio 2023 hanno arrestato Matteo Messina Denaro e questo ci ha dato altro carburante per la nostra storia”. Per uno strano gioco del destino The Bad Guy 2 arriva in streaming poco dopo l’arrivo nelle sale di Iddu, il film di Piazza e Grassadonia che racconta proprio Messina Denaro. Un caso o è qualcosa di studiato da Indigo? “Ci sono le storie, ci sono talenti, da parte nostra c’è la voglia di accompagnare dei talenti e li abbiamo accompagnati” risponde Giuliano, che parla dell’inevitabilità di parlare di mafia, come abbiamo riportato in apertura.

L’istrionico Luigi Lo Cascio

Il centro di tutto è Nino Scotellaro, interpretato da un grande Luigi Lo Cascio: versatile, incontenibile, poliedrico, capace di passare da un regista all’altro. “Volevo fare questa serie” ci spiega. “È una delle cose più belle non che ho fatto, ma che ho visto in vita mia. Mi hanno fatto entrare in mondi sconosciuti, capire cose che non conoscevo, ad esempio che ho un torace che permette di stare in apnea per tre minuti e mezzo senza prendere fiato” racconta nell’atmosfera di divertimento che contagia tutta la sala. “Ho scoperto anche i miei limiti. Ogni tanto nella prima stagione avevo una controfigura per certe scene pericolose. Oggi ho una controfigura anche per scendere da una macchina ferma, per salire una scala, per fare una doccia con l’acqua troppo calda”. Si fa più serio quando si tratta di parlare del suo personaggio. “Al centro della storia c’è la scoperta del disinganno” ci svela. “Credeva di aver degli amici, tutto quel mondo che aveva intorno a lui che credeva solidale, invece scopre l’inganno, la vendetta”. Claudia Pandolfi, intensissima, è Luvi, la moglie di Nino. “È una donna innamorata di un marito e di quello che fa. Ma quello che fa sembra andare in un’altra direzione. È apparentemente contraddittoria, ma è splendida”.

Le new entry: Stefano Accorsi e Aldo Baglio

I nuovi ingressi nella squadra sono un Aldo Baglio con un occhio di vetro, nei panni di un mafioso davvero inedito, così come è inedito Stefano Accorsi, capelli biondi e ondulati e occhiali, con un look alla Christopher Lambert. “In quanto rappresentante delle new entry di questa stagione posso dire che Aldo Baglio fa benissimo lo sfigurato con una naturalezza impressionante” interviene Accorsi. “Io in una scena sono sceso dall’elicottero, cose che capitano tutti i giorni. Mi sono divertito, ma ci siamo tutti divertiti molto”.

Selene Caramazza e Giulia Maenza, donne in un mondo di mafia

La seconda stagione di The Bad Guy allarga gli orizzonti e diventa sempre più corale.  Selene Caramazza è Leonarda, la sorella di Nino. “Ho scoperto che so spaccare tante cose” ci spiega. “Il mio personaggio sfoga tantissima rabbia e la cosa è stata terapeutica, non ho controfigura e mi sono divertita molto. Questa seconda stagione è stata un amore immenso: i personaggi sono più vivi, più ricchi, più rotti, più fragili. Per la mia Leonarda mi hanno permesso di lavorare su una rabbia più emotiva: ha un grandissimo senso di colpa nei confronti del fratello”. Giulia Maenza è Teresa Suro, figlia del boss. “Questa serie mi ha insegnato a tenere in braccio un bambino” racconta. “Ne ho cambiato più di uno, una ventina. Ho imparato a sparare con la pistola. E anche a stare sott’acqua. Sono siciliana ma non amo il mare. Nella prima stagione, nella scena quando vado sott’acqua, non ci riuscivo e abbiamo preso un istruttore. Dopo cinquanta ciak ero una sirena”. Antonio Catania è il boss Mariano Suro, “È la prima volta che mi capita di fare un personaggio così, grazie a questi geni” racconta. “È stata un’esperienza unica in qualche modo. Ci ha coinvolti, ci ha appassionati questa umanità che traspare dai questi personaggi contraddittori. L’unica cosa che ho capito è che alla fine il crimine non paga”.