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Sempre più pessimisti, insoddisfatti, incattiviti: in poche parole tutto tranne che felici. E’ il ritratto 2022 che viene fatto degli italiani. Ma per l’Osservatorio Sòno le cose non stanno proprio così

Le informazioni raccolte nel primo Osservatorio Sòno sulla felicità degli italiani invitano infatti a riconsiderare in tutta la sua complessità il nostro rapporto con la felicità.

Commissionato dano APS, associazione di promozione sociale che propone percorsi di ascolto per supportare le persone ad accrescere il proprio benessere esistenziale fondata dal sociologo Enrico Finzi, lo studio è stato realizzato a metà ottobre da AstraRicerche attraverso 1.415 interviste online a un campione rappresentativo della popolazione tra i 18 e i 75 anni: a loro è stato chiesto di fare il punto sulla propria vita e di indicare con un voto da 1 a 10 quanto si sentano felici.

L’Osservatorio sulla felicità degli italiani vuole dunque essere una mappatura dell’Italia della felicità sommersa: l’indagine demoscopica, infatti, va a scandagliare i fattori socio-demografici e socio-economici che determinano il grado di soddisfazione o d’infelicità e mostra le cicatrici lasciate dal trauma sociale della pandemia, ora ulteriormente messe alla prova in un altro anno complicato, portatore di guerra e di rincari economici.

“La pandemia e gli anni che ne sono seguiti sono stati sicuramente un momento di grandi trasformazioni sociali, economiche e tecnologiche capaci di impattare fortemente sulla felicità delle persone, a volte creando momenti di confusione e blocchi interiori” – spiega in una nota Enrico Finzi, Presidente di Sòno APS. “Nell’esperienza di Sòno capire quanto la felicità delle persone sia cambiata è essenziale per aiutare chi ne ha bisogno a trovare la propria strada, la propria realizzazione, quella che chiamiamo la propria consonanza. Da qui nasce l’esigenza dell’Osservatorio: la vera felicità si trova proprio nel sentirsi liberi di divenire sé stessi”.

L’evoluzione della felicità nell’ultimo triennio: la pandemia e le relazioni sociali

Che lo si voglia o meno, tre anni fa nelle nostre vite è calata una cesura tra un prima e un dopo rappresentata dall’irrompere della pandemia. Se era largamente prevedibile che un 39% del campione intervistato rispondesse dichiarandosi più infelice rispetto all’autunno 2019, a sorpresa c’è un 30% che ritiene migliorata la propria soddisfazione esistenziale, seguito da un 31% che non percepisce differenze. L’indagine demoscopica ribadisce l’assoluta centralità delle relazioni sociali e affettive per la felicità degli italiani, risaltata già durante i lockdown e le zone rosse del 2020 e 2021. I coniugati o stabilmente conviventi risultano meno esposti all’infelicità (-167%) e più propensi a dichiararsi intensamente felici (+70%) rispetto ai single. Inoltre, la famiglia si conferma molecola base della società e motore di felicità, con i nuclei composti da quattro più componenti che evidenziano un tasso di infelicitàsotto la media nazionale (-50%).

Inclusività, lavoro, diseguaglianze sociali: i nodi da sciogliere per la piena felicità

Sofferenza e insoddisfazione si manifestano in modo acuto soprattutto dove sussistono questioni sociali irrisolte. Le donne, ad esempio, scontano con un’infelicità nettamente superiore agli uomini (+29%) per le difficoltà a realizzarsi in ambito professionale, le persistenti disparità salariali e lo stress per il peso dell’accudimento familiare che grava quasi interamente sulle loro spalle.

Allo stesso modo, l’impossibilità di fare progetti di vita a lungo termine, l’ascensore sociale bloccato e la difficoltà a uscire dal circuito dei lavori a tempo determinato, saltuari, non qualificanti o sottopagati spiegano perché i 18-34enni e, in particolare, i giovanissimi 18-24enni si dichiarino molto infelici in una misura superiore del 39% alla media dei connazionali.

L’Osservatorio, inoltre, riflette il peso della diseguaglianza socio-economica sulla felicità evidenziando come i soggetti che si definiscono di classe media e medio-alta/alta risultino assai meno drammaticamente infelici (-61%) di quelli di classe medio-inferiore/inferiore. Il divario in base al censo è confermato dal +135% di assai felici nella classe più agiata rispetto all’estremo opposto nella scala sociale.

La felicità degli italiani in sintesi

Dalla ricerca emerge dunque che 1/7 degli italiani (14,4%) si dichiara profondamente infelice dando alle domande del questionario voti da 1 a 4 mentre il 26% si descrive come poco felice (voti 5-6). Per contro il 21,3% si colloca tra i moderatamente felici (voto 7) mentre la maggioranza relativa (37,6%) si definisce molto o totalmente felice. A conti fatti, pertanto, quasi il 59% degli italiani offre di sé un’immagine di discreta o grande felicità. Un risultato sicuramente incoraggiante che mostra come benché sia messo sotto pressione, logorato e sommerso dal discorso pubblico, c’è un livello di benessere esistenziale. Il compito del prossimo futuro sarà proteggerlo a ogni costo.