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Megalopolis, il discusso film di Francis Ford Coppola, arriva al cinema. Un flop? Forse sì. Ma è carico di vitalità, energia, sensualità. Onore al merito di un maestro che producendolo da sé ha il coraggio di esprimere la sua utopia

Aubrey Plaza, Wow Platinum in Megalopolis. Photo Credit: Courtesy of Lionsgate

di Maurizio Ermisino

Il dado è tratto. Come vuole il detto di Giulio Cesare – che sentiamo anche nel film tra i continui rimandi alla Storia di Roma – il momento è arrivato. Dopo il passaggio al Festival di Cannes, tra indifferenza e stroncature, e la preapertura della Festa del Cinema di Roma e Alice nella città, lo scorso lunedì con una proiezione a Cinecittà, Megalopolis arriva oggi al cinema. Abbiamo visto il film di Francis Ford Coppola, destinato ad essere un flop a livello mondiale e possiamo dirvi che è un film controverso, sicuramente non riuscito come i capolavori del cineasta di origini italiane (che qui a Roma ha ottenuto le chiavi di Cinecittà e una via a lui dedicata tra i viali degli storici studios), ma che comunque merita una possibilità. Pur tra molti problemi di scrittura, di ritmo, di coesione, è un film abbagliante, visionario, carico di vitalità, energia, sensualità. Il fatto che sia realizzato da un artista ultraottantenne, uno che potrebbe sedersi sugli allori e passare la vita a ricevere premi alla carriera, è ancora più sorprendente.

Sinossi

Megalopolis racconta un’America che è un impero sull’orlo della caduta, come fu a un certo punto l’impero romano. La Megalopolis del titolo è una New York del futuro dominata da un’oligarchia ormai corrotta e incapace di pensare a qualsiasi cosa non sia il proprio potere. In questo scenario – visivamente continuamente sospeso tra il futuro, l’antica Roma e gli anni Trenta – si sfidano un sindaco conservatore e un giovane architetto che ha inventato un prezioso materiale organico per costruire la città del futuro, il megalon. Lo scontro è inevitabile.

Le pecche di trama e sceneggiatura

Il film di Francis Ford Coppola ha dei difetti che balzano immediatamente agli occhi. I classici film del regista erano dei romanzi per immagini (non a caso Il Padrino era tratto da Mario Puzo e Apocalypse Now era un libero adattamento da Joseph Conrad- ricordiamo comunque che quando uscì trovò non poche stroncature). Le storie erano serrate, ingranaggi perfetti, e i dialoghi erano scritti alla perfezione, netti, ogni battuta una sentenza. Non a caso sono entrati nella Storia del cinema. Qui sono soprattutto la trama e la sceneggiatura ad essere farraginosi, a girare a vuoto, a procedere senza dare mai l’impressione che qualcosa di importante possa succedere. I film di Coppola hanno sempre visto in scena grandissimi attori, ma erano sempre diretti in maniera magistrale, tenuti a freno. Che fossero Marlon Brando, Al Pacino, Robert De Niro, la loro recitazione era secca, concreta, funzionale al racconto. Qui molti attori sembrano andare in overacting, recitano sopra le righe declamando le battute, che spesso sono massime di oratori o imperatori romani, con effetto straniante.

L’ambizione è un pregio

Ma il film ha anche degli innegabili pregi. Il primo, ma il cinema di Francis Ford Coppola è sempre stato questo, è l’ambizione. L’idea di fare non solo dei grandi film, ma dei film grandi, magniloquenti, enormi nelle ricostruzioni e nella forma visiva. E nel budget. Megalopolis è uno di questi. È un’opera che ha una visione, un’idea forte: la caduta dell’Impero romano come quella dell’Impero americano di oggi, e forse quella dell’intero Occidente. Anche visivamente Coppola riesce a creare un mondo unico, fatto di luci dorate e bagliori di fuoco.

Il coraggio di rischiare

È un’opera che parla di ecologia, sostenibilità, futuro, progresso. Che sia un ultraottantenne a parlarcene fa riflettere. Un uomo che, a quell’età, con il suo status, i risultati che ha raggiunto, vuole ancora rischiare in prima persona, con fondi suoi (il film è costato 120 milioni di dollari), per dare vita a un sogno che aveva da più di 40 anni. Un uomo che vuole andare contro il sistema, con il rischio di schiantarsi. Come fece quella volta con Apocalypse Now, il cui set fu “un vero Vietnam” e che poi entrò nella storia seppur, come ricordato, non da tutti subito capito.

La forza dell’utopia

Megalopolis parla di un’utopia, di un sogno. E di un artista che è avanti rispetto ai tempi che sta vivendo, e con sogni troppo grandi. “Non permetterò che il tempo abbia il dominio sui miei pensieri” sentiamo dire a un certo punto. Sì, Megalopolis parla di lui, di Francis Ford Coppola.