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Marco Faccio/Hub09: strapotere dei social? Il problema non è Facebook, siamo noi. Smettiamola con l’epidemia di indignazione

Rispondendo in tal modo alla riflessione da youmark sollevata in tema di attualità del web, e non solo.

“E così, tutto di colpo, scopriamo che Facebook ci ruba i dati e li vende a Trump che, in qualità di rappresentante supremo delle forze del male, li utilizza per circuirci e convincerci subdolamente a votarlo. Ma veramente?

Ma scusate… guardate che non è andata proprio proprio così! Avete presente tutti quei simpatici test idioti che amiamo fare? Tipo: “fossi nato animale cosa preferiresti mangiare d’estate?” o “Il tuo nome fiammingo?” o peggio: “tra tutti i tuoi amici qual è quello che cucina meglio la carbonara?”. Bene, avete presente la mole di dati che gli abbiamo gentilmente regalato (sì, regalato) e quella volta che a banali domande tipo: “posso accedere ai tuoi contatti?” abbiamo risposto immediatamente “Sì, per dio!” altrimenti come posso sapere chi cucina meglio la carbonara tra i miei amici?

Ecco, nessuno ci ha rubato i nostri dati, glieli abbiamo semplicemente regalati. Ce li hanno chiesti e noi glieli abbiamo snocciolati lì. Con tanto di consenso per usarli. Poi Analityca li ha elaborati scrupolosamente, certo… fanno quello di mestiere.

Sto dicendo che Mark Zuckemberg e Trump sono due gentiluomini? No, sto semplicemente dicendo che c’è ben poco da stupirsi e urlare allo scandalo, ora. Abbiamo contribuito tutti come idioti.
Non solo, noi pubblicitari che lavoriamo sul digital e sui social siamo perfettamente a conoscenza di questi meccanismi e, a dire il vero, li utilizziamo ogni giorno.

Ciò che mi sembra più grave è che gli americani siano così grulli (temo anche noi eh…) da scegliere i candidati politici come se fossero biscotti, attraverso pubblicità, notizie e promesse mirate anziché programmi. O che i Senatori del più potente Paese del mondo nel faccia a faccia con Zuckemberg, di ieri e oggi, dimostrino a più riprese di non sapere minimamente di cosa parlino. Gestiscono la più grande potenza mondiale ma non conoscono la più grande azienda del loro Paese. Mi sembra grave.

Insomma, facciamo attenzione a quello che accade, teniamo alto lo spirito critico, ma smettiamola con questa ridicola epidemia di indignazione”.