Reintype
La storia di questa installazione nasce anni fa a Siena, da lì inizia il suo giro per il mondo, Los Angeles , Miami, Seoul, Pechino. Per questa mostra, però non si tratta solo di una pioggia di lettere, ma di una pioggia di lettere futuriste. Un lavoro iniziato mesi fa, pertinente, perché ispirato a De Pero, Balla, Boccioni, con contaminazioni diverse, tipo il gruppo Memphis degli anni Ottanta. Il senso, quindi, è la relazione tra le lettere che non sono parola, ma lo possono diventare, e il paroliberismo del futurismo, che amava la parola destrutturata, ‘zoom, zoom, dang, dang’.
Connessione tra arte e pubblicità
Cento anni fa Fortunato de Pero diceva che l’arte del futuro sarà la pubblicità. Lo è stato negli anni ’80 e ’90. Oggi il politically correct ha annullato la veridicità di tale affermazione ed è l’arte a offrire i maggiori stimoli, ma resta che le due forme si contaminano.
Lettere o loghi?
In realtà logotipi, pittogrammi della nostra vita contemporanea, che sta diventando sempre più visiva. In questa installazione Lorenzo marini unisce tipografia e arte. Un insieme di opere d’arte tecnologiche, moderne, analogiche, digitali, stampate su Plexiglas, stampate su tutti i supporti possibili. L’arte del type con l’arte del quadro, del dipinto, quindi molto più di logotipi, insomma micro opere d’arte, sospese.
L’arte che usa la pubblicità per comunicare. La pubblicità che usa l’arte. Per Lorenzo Marini è nella contaminazione il valore?
“Da creativo ho fatto molte pubblicità che si rifanno al mondo dell’arte. Ricordo, ad esempio, per un brand del fashion una calza rotta come il taglio di Fontana, per China Martini lo spot neofuturista. Quindi da sempre la pubblicità va a pescare nel mondo del cinema, dell’arte e dei linguaggi vari. Esattamente come da artista promuovo la mia opera, come fanno tutti gli artisti, attraverso delle invenzioni, dei manifesti.Tutte le mostre del mondo usano il manifesto, che è uno dei primi mezzi pubblicitari. Quindi non c’è niente di male a fare dei banner. È interessante come succeda che certe testate che vivono di pubblicità nel mondo dell’arte parlino male di chi fa la pubblicità tabellare, che è un mezzo anche di sopravvivenza per loro.Però siccome siamo nel tempo della contaminazione, considero la pubblicità una forma di comunicazione contemporanea, esattamente come l’arte. La mia non è un’arte destinata a durare in eterno, racconta qui e ora, non mi importa niente del domani o del passato”.