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Hanno Ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883, dall’11 ottobre la serie Sky Original di Sydney Sibilia. Hartmann: “Stiamo parlando di grande cinema”

di Maurizio Ermisino

Nell’estate del 1895 a Pavia Albert Einstein gettò le basi della teoria della relatività generale. Era lì in punizione perché era stato bocciato. Anche Max Pezzali, nell’estate del 1989, era stato bocciato e aveva passato tutta l’estate a Pavia, ad aiutare il padre a consegnare fiori. Einstein odiava l’idea di passare l’estate a Pavia. E anche Max. La storia di Albert Einstein sappiamo come andò a finire. Quella di Max Pezzali ce la racconta ora Hanno Ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883, la serie Sky Original di Sydney Sibilia, prodotta da Sky Studios e Groenlandia, in arrivo su Sky e NOW in esclusiva dall’11 ottobre. Quell’estate Max avrebbe conosciuto una ragazza, Silvia, e l’idea di scrivere una canzone per lei avrebbe dato il via alla sua carriera da autore di canzoni. Nella nuova scuola in cui, dopo la bocciatura, lo avrebbero iscritto i suoi genitori avrebbe incontrato Mauro Repetto, l’altra metà degli 883, colui che lo avrebbe completato. Pezzali e Repetto sono lo ying e lo yang, il timido e l’estroverso, sono uno quello di cui ha bisogno l’altro.

La leggendaria storia degli 883

È questo il sottotitolo della serie, che ci fa capire come quello di Sydney Sibilia non sia il solito biopic su un artista musicale (anche se, alla fine dell’episodio 2, quell’ingresso di spalle verso il palco è preso proprio da Bohemian Rhapsody). È un coming of age, un racconto universale sull’adolescenza, sui sogni, un “come eravamo”, un period drama, ma molto vicino a noi. Spicca per la scrittura di Sydney Sibilia, che rende tutto più grande, “leggendario” e divertente, e che fa partire il racconto da luoghi e angolature insolite. Quelli di Sibilia sono storie e personaggi che fanno dei giri immensi e poi ritornano. “L’idea mi è venuta riascoltando le canzoni degli 883 che sentivo da piccolo, anche se erano in slang pavese… io, a Salerno, non capivo cosa volesse dire ‘non me la menare’” ci rivela il regista. “Riascoltandole da grande ho capito perché mi piacessero: perché dentro c’era un mondo che valeva la pena esplorare. Mi avevano comprato il libro I cowboy non mollano mai di Max Pezzali. Dentro c’è una storia autoironica: non solo la storia di Max, ma come Max vedeva se stesso. Mi ha colpito per l’umiltà, la semplicità, la genuinità. Puoi anche essere un vincente e sentirti ancora uno sconosciuto di Pavia che ha realizzato un sogno”.

Una produzione Groenlandia

La casa di produzione di Matteo Rovere e Sydney Sibilia è quella che più di altre sembra proporre progetti coraggiosi e fuori dagli schemi. Hanno ucciso l’Uomo Ragno è uno di questi. “È un passato recente che parla di noi, della nostra vita, di come siamo adesso e di quella che è l’eredità che ci hanno lasciato i nostri genitori, l’idea di come siamo cresciuti” commenta Rovere. “Io sono nato nell’82, Il secondo album degli 883 è stata la prima cassetta che ho comprato, poi ho comprato Thriller e Hanno ucciso l’Uomo Ragno, il loro primo album. Grazie a Sydney, tra Mixed By Erry e qui, ho rivissuto qualcosa che mi ha realmente commosso, in quella che è una serie divertente. È un far parlare i genitori con i figli, insieme sul divano, di qualcosa che scalda il cuore. È una serie complessa, con un production design strutturato. È un period drama, ma un period in cui tu senti di essere”.

Come i due amici che hanno fondato gli 883, anche i due soci di Groenlandia si completano. Sibilia è il guascone, il folle, il divertimento, dove Rovere è la forza espressiva, l’adrenalina, l’azione. Sydney Sibilia si conferma bravissimo a scegliere gli attori. Elia Nuzzolo diventa un convincente Max Pezzali: ha il suo sorriso (ma creato ad arte…), quegli occhi che brillano e che guardano un po’ all’insù. Matteo Oscar Giuggioli coglie l’essenza di Mauro Repetto. “Era una parte cruciale, eravamo disposti a fermarci se non avessimo trovato i due protagonisti” spiega Sibilia. “Devi fare delle scelte, capire quanto vuoi essere aderente alla realtà. Elia è un bel ragazzo, ma per farlo diventare Max dovevamo un po’ sporcarlo. Un professore di Genova ha creato un byte per i denti. Quando ha dovuto baciare una ragazza, c’è stato chi le ha detto: attento ai denti che si rompono”.

La regia di Sibilia

E Sydney Sibilia è il più punk dei nostri registi, il cantore degli anarchici, degli ultimi, degli outsider. I suoi (anti)eroi sono pirati che creano il loro Stato libero in mare aperto (L’incredibile storia dell’Isola delle Rose), pirati che creano il loro mondo discografico (Mixed By Erry), pirati che vogliono fare i punk a Pavia. Hanno ucciso l’uomo ragno sembra essere il controcampo di Mixed By Erry, o il suo sequel, per come si muove in un universo fatto di cassettine analogiche, negozi di strumenti musicali, stereo e mixer. “A Mauro Repetto mancava sempre quel tanto così” in ogni cosa che faceva. Gli eroi di Sydney Sibilia sono tutti così. Ma ce la fanno lo stesso. Sono personaggi in cui, in una situazione in cui ci sono due scenari possibili, si creano il da soli il terzo scenario. Hanno in sé un talento: l’arte di arrangiarsi, di farcela contro ogni pronostico.

Perché è una serie da vedere

È una serie che non parla proprio di noi, ma in qualche modo sì. Perché parla di posti dove siamo stati, di situazioni in cui ci siamo trovati, di musiche che abbiamo ascoltato (gli 883, ma non solo, anche Morrissey, i Pixies, i Clash). È una serie per tutti. “Può essere, per i più giovani che nei Novanta non erano lì a combattere come noi, un coming of age universale” riflette Antonella D’Errico, Executive Vice President Content di Sky Italia. “I ragazzi hanno dei sogni, le difficolta amorose, la scuola”. “Per quelli della mia età c’è un effetto molto forte non di nostalgia, ma di riconoscimento dietro un’atmosfera” spiega, trovando la vera chiave di questa serie. “La musica è l’elemento più potente per riportarci a una memoria che è dentro di noi”. “La musica più di ogni altra arte si basa sulla sincerità” aggiunge Sibilia. “Le canzoni devono passare la prova del tempo”. Ma l’altra chiave della sua forza è nel modo di essere di Max Pezzali. “Un ragazzo che era già primo in classifica non aveva problemi a dire, in Sei un mito, dal secondo album: ho un appuntamento con una ragazza, arrivo mezz’ora prima e aspetto” spiega Sibilia. “È straordinario che hai un appuntamento con una ragazza e hai quest’ansia. Racconta molto di noi, rappresenta il novanta per cento dei ragazzi: è stato questo il motore del successo degli 883”.

Perché in fondo, anche se poi non hanno fatto musica punk, avevano una punk attitude. Che vuol dire buttarsi. Dire di essere un deejay senza esserlo ancora, dire di essere un cantante senza saper ancora suonare e cantare. Avere dei piani arditi, temerari. Ma che a volte riescono. Chi ce l’ha fatta è stato sempre qualcuno che ha avuto idee più grandi di lui. “Max Pezzali viene descritto come un ragazzo che non crede troppo nei propri sogni, ma ce l’ha un grande sogno e arriva un vulcano nella sua vita che gli dà la forza per perseguirlo” spiega Elia Nuzzolo, che lo interpreta sullo schermo. “Inseguire i sogni, per quanto impossibili possano sembrare, ne vale la pena. Possono diventare realtà. “Inseguire i sogni insieme a un amico è più bello” fa eco Matteo Oscar Giuggioli. “Non c’è Max senza Mauro, non c’è Mauro senza Max. Alla fine ci siamo portati a casa una grande amicizia”.

Sky firma un nuovo successo

Hanno ucciso l’Uomo Ragno infatti è un altro chiaro esempio del posizionamento di Sky. Ce lo spiega Nils Hartmann, Executive Vice President Sky Studios per l’Italia. “Il titolo per me è: è tutto grande cinema” spiega. “Ormai dicono ‘the era of big television is over’, c’è stato un eccesso di produzione seriale. Dalle serie di Valeria Golino, dei D’Innocenzo e M – Il figlio del secolo, quello che facciamo è questo. Questa serie è grande cinema. Sydney Sibilia è un grande autore, ha una sua voce, ha un production value assolutamente cinematografico. E questa è la linea di Sky”. “Dopo aver prodotto con Matteo Rovere la serie Romulus in protolatino è stato facile entusiasmarmi il racconto di una Milano che ho vissuto da adolescente, quella di Radio Deejay, di Fiorello e Jovanotti” dice con un sorriso. “Sydney ha un’energia che trasmette, quando ti racconta qualcosa tu lo vedi”. È sempre Hartmann a spiegarci il “metodo Sibilia”, che ha diretto la serie insieme ai registi Alice Filippi e Francesco Ebbasta. “È un team che faceva le cose insieme: non un episodio a testa, ma i registi si passavano la palla al volo durante le riprese. È una generazione che ha in mente l’eccellenza del risultato prima del proprio ego”.