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L’audiovisivo in Italia, l’investimento in produzioni originali vale € 1.800 milioni, la componente online è quasi un terzo di quella tv. Primeggia la serialità (48%), è boom del Teen & Coming of Age (+62% ore). Quasi 117.000 i lavoratori coinvolti, cresce quello autonomo

di Maurizio Ermisino

Il valore complessivo degli investimenti in produzioni originali italiane, di tutti i generi, è di €1.800 milioni. Gli investimenti su piattaforma lineare free e pay sono di circa €1 miliardo.

Questi alcuni dei dati comunicati oggi a Roma, nell’ambito del MIA | Mercato Internazionale Audiovisivo, dove è stato presentato il 5° Rapporto sulla Produzione Audiovisiva Nazionale da Chiara Sbarigia, Presidente dell’Associazione Produttori Audiovisivi (APA).

Ma c’è un altro dato importante che segna chiaramente il momento che sta vivendo la produzione audiovisiva in Italia: è la costante crescita della componente online, che vale oggi quasi un terzo di quella televisiva. Film e serie prodotti per la TV e il VOD di finzione costituiscono il genere principale per volumi di investimento, il 55%. Ma è in forte crescita il settore dei documentari e dell’animazione, principalmente sul segmento VOD. In un decennio, i ricavi delle imprese leader del settore audiovisivo sono cresciute del 100%. A proposito, in questi anni è continuato il processo di acquisizione e aggregazione di imprese nel settore audiovisivo.

I servizi OTT in aumento: +5% di ore, +9% di titoli

Se guardiamo all’intrattenimento, nella stagione 2022/2023, sono cresciute le ore di contenuti prodotti, con 16.855 ore di offerta first run sulle reti lineari, dato che segna un +7% rispetto alla stagione precedente. I servizi OTT segnano un aumento, rispetto alla precedente stagione, sia di ore (+5%) che di titoli (+9%), premiando in particolare il modello della produzione indipendente (+24% di titoli e +30% di ore). Crescono gli adattamenti da format internazionali sia in termini di titoli (+11%) che in termini di ore (+39%), grazie in particolare ai generi Talent, Reality, Dating e Factual. Pur rimanendo marginale, anche la presenza di prodotti nazionali venduti all’estero come format segna un leggero miglioramento rispetto alle scorse stagioni con due titoli in più fra i format Made in Italy.

Documentari: crescono sulle piattaforme OTT, +41%

Una tendenza in atto da tenere d’occhio è quella del documentario. Questo tipo di contenuto è in crescita in termini di ore (555, +4%), anche se in lieve decrescita sui titoli (231, -1%). È vero che abbiamo una leggera diminuzione nel numero di contenuti trasmessi dalle reti lineari (183, -9%), ma è evidente un aumento delle ore in palinsesto (442, +5%). Come è stato facile notare anche da semplici spettatori, è rilevante l’incremento di titoli docu per le piattaforme OTT (48, +41%), che puntano però su format più brevi, con una sostanziale tenuta delle ore (93, -2%). Sono interessanti anche i dati della Kids TV, con l’animazione rappresenta i 3/4 dell’offerta, ma con un genere in forte crescita, lo Scripted (film e serie tv). Le produzioni o co-produzioni con ruolo rilevante di soggetti produttivi nazionali impattano per il 15% dell’offerta kids.

Scripted: primeggia la serialità (48%), è boom del Teen & Coming of Age (+62% ore)

Nell’offerta scripted primeggia la serialità con 56 titoli (48%) e 548 ore (79%), che si mantiene stabile. Il formato più in voga è quello della ‘serie breve’, il più̀ diffuso tra le OTT. Quanto ai generi, il Drama è in lieve crescita (+4 titoli, +3% ore) e prevale sulla Comedy (-3 titoli, -10% ore rispetto al 2021/2022). Tra i sottogeneri, anche qui è stato facile notare si un boom del contenuto Teen & Coming of Age (+11 titoli, +62% ore) che è maggiormente diffuso nella serialità e predominante, come abbiamo visto, nei cataloghi OTT.

117.000 i lavoratori coinvolti nelle attività dell’audiovisivo

L’audiovisivo è un settore importante in Italia anche come volano per l’occupazione: sono quasi 117.000 i lavoratori coinvolti nelle attività dell’audiovisivo: rispetto al 2021 il dato segna un +4,7%. A crescere di più è il lavoro autonomo, seguito dai dipendenti fuori perimetro (+8,6%), dagli amministratori (+2,4%), dai dipendenti (+0,6%) mentre risulta stazionario il numero degli imprenditori.

Andreatta (Netflix): Raccontare l’Italia contemporanea, moderna, che corrisponda al nostro vero Paese

Dai dati della ricerca è evidente la forte ascesa dei servizi OTT. Uno di questi è Netflix. “Ci troviamo davanti a una doppia sfida molto ambiziosa”, ha esordito Eleonora Andreatta, Vice President Italian Originals Netflix. “L’Italia è molto conosciuta all’estero per il cinema degli anni Sessanta e ha creato un forte immaginario che nella percezione straniera è rimasto molto vivido. La prima sfida è raccontare l’Italia contemporanea, moderna, che corrisponda al nostro vero Paese, in cui il pubblico si riconosca, e che possa portare una nuova immagine all’estero”. Ma c’è anche una seconda sfida. “Siamo conosciuti per le opere di eccellenza”, aggiunge. “Alcuni mercati hanno avuto una continuità, lo sviluppo di una filiera di lunga serialità: l’Italia ha avuto qualcosa di simile, come Spagna e Corea, ma più discontinuo. Sarebbe bello che, come esiste il K Drama, che è un genere, anche la nostra produzione contemporanea avesse questa diffusione”.

D’Errico (Sky): Focalizzarsi su tematiche italiane che possano essere interessanti all’estero

C’è una via che l’Italia dovrebbe seguire per arrivare a raggiungere questo obiettivo. “Quello che si è dimostrato vincente in questi anni è, da un lato, la qualità, dall’altro, la capacita di focalizzarsi su tematiche italiane che possano essere interessanti all’estero”, ha spiegato Antonella d’Errico, Executive Vice President Content Sky Italia. “Penso a dei film che abbiamo prodotto con Vision; L’ultima notte di Amore, con Pierfrancesco Favino, un film di un regista italiano che ha girato film internazionali come Andrea Di Stefano, e Adagio, un altro film che si svolge in Italia ma che può andare bene all’estero. E anche titoli italiani come Call My Agent, o M. Il figlio del secolo, un titolo fondamentalmente italiano”. Altri due esempi sono i documentari. Villeneuve e Pironi e Sergio Leone, prodotti da Sky e “comprati da HBO, il contrario di quello che avviene normalmente”. “Noi continueremo ad investire in serie, in numero inferiore e qualità più alta, e in cinema, soprattutto nelle sale e poi in arrivo da noi in prima finestra”, ha aggiunto.

Dominici (Paramount+): Entrare nel mercato e vedere l’esperienza degli altri

Vi sarete accorti che c’è un nuovo player nell’agone dello streaming, è Paramount+. “Essere arrivati per ultimi non vuol dire non avere le stesse ambizioni”, ha spiegato Antonella Dominici, Senior Vice President Streaming per Sud Europa, Medio Oriente e Africa Paramount+ e Pluto TV. “Essere arrivati per ultimi vuol dire essere in affanno e dover recuperare terreno. Ma anche il vantaggio di entrare nel mercato e vedere l’esperienza degli altri prima di te”. Così Paramount+, per quanto riguarda l’Italia, ha modellato l’offerta per diversificarla rispetto ai grandi prodotti americani targati Paramount e legati soprattutto all’azione. “Abbiamo l’ambizione di intrattenere l’intero nucleo familiare” ha spiegato. “Così abbiamo deciso di fare leva sui contenuti in arrivo dagli Stati Uniti, andando con produzioni locali a integrare l’offerta internazionale”.

Rossi (Rai): Se la Rai dovesse scricchiolare sugli investimenti l’intera filiera dell’audiovisivo potrebbe soffrire

La grande ascesa dei servizi OTT corrisponde a una sofferenza delle tv lineari e della tv di Stato. “La Rai è un punto di riferimento nell’audiovisivo”, interviene Giampaolo Rossi, Direttore Generale Rai. “La Rai continua a svolgere questo ruolo con grande fatica: investe 180-190 milioni di euro all’anno nella fiction, 140 nel cinema, 6 nella documentaristica, meno di un tempo, con un aumento dei costi di produzione. Questo apre un problema serio per la tenuta futura del mercato. Se la Rai dovesse scricchiolare sugli investimenti l’intera filiera dell’audiovisivo potrebbe soffrire”. “In molti oggi avete detto: è importante poter continuare a investire sul mercato italiano” continua. “La Rai non lo dirà mai perché è scontato, la sua mission è questa. E a volte non abbiamo gli strumenti per poterlo fare. Abbiamo chiesto al governo che venissero restituiti alla Rai quei 110 milioni che vengono sottratti dal canone Rai per essere dati usati per altre funzioni. In buona parte potrebbero essere investiti sull’audiovisivo”. “I player globali investono nei mercati nazionali”, conclude. “Sono però investimenti che possono essere ciclici. Il servizio pubblico investe in maniera stabile e ha interesse che questo investimento si mantenga nel tempo”.

Nieri (Mediaset): L’informazione per noi è un’assoluta cifra distintiva

Problemi simili alla Rai ce li ha in questo momento Mediaset. “C’è una competizione fortissima negli ultimi anni”, spiega Gina Nieri, Consigliere di Amministrazione Mediaset. “Partendo da una situazione in cui c’erano Rai, Mediaset e Sky, oggi ci sono grandissime multinazionali con una potenza di fuoco importante. I vincoli che abbiamo rispetto agli altri operatori sono molto alti. Problemi di quote, di vincoli di programmazione. E l’obbligo dell’informazione, che per noi è un’assoluta cifra distintiva, un’attività essenziale per il pluralismo”.

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