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6.14: con il 2022 la nuova sede di Milano, l’ampliamento della squadra, progetti di lungo corso e nuove acquisizioni, lavori internazionali, la pianificazione di aprire a Caracas. I clienti vogliono affidabilità, siamo sempre più consulenti. La nostra innovazione si chiama anche robotica

LUIGI FOCANTI
Luigi Focanti

Luigi Focanti, Founder e Executive Creative Director 6.14

È finito il 2022. Che anno è stato per voi?

Il 2022 per noi è stato un anno di importante crescita, iniziato con il trasferimento nella nuova sede di Milano, acquistata a fine 2021, e con l’ampliamento delle risorse in capo all’agenzia per seguire diversi progetti, alcuni di lungo corso, altri attivati proprio negli ultimi 12 mesi sia in Italia che all’estero tra gli Stati Uniti e l’America Latina, dove apriremo la nuova sede di Caracas.

Quali gli obiettivi raggiunti di cui andate più fieri?

Nel corso del 2022 abbiamo acquisito nuovi clienti, tra i quali Enervit e Nove Alpi, con le sue due linee ‘bakery free from’ (la linea gluten-free Aglutèn e la linea a-proteica Aminò) ai quali stiamo fornendo il nostro contributo strategico e creativo. Prosegue la nostra collaborazione con Motta: l’agenzia ha completamente rivisitato la packaging architecture, reinterpretando la grafica per garantire una chiara identità di marca e coerenza stilistica.

A maggio scorso, in anteprima a Cibus in una modalità pensata per il settore food-ma applicabile aqualunque branca di mercato, abbiamo presentato il primo prototipo di Talk Box, il packaging parlante ideato per far dialogare i prodotti con i consumatori.

Infine, continua con reciproca soddisfazione la nostra collaborazione con Andriani. Ultimo frutto di questa partnership il nuovo spot Felicia pensato per il digitale, del quale abbiamo firmato la creatività, con la regia di Andrea Marini, produzione di Blackball e pianificazione media a cura di Wavemaker.

Contingenza a parte, che cosa augurate all’industry per il nuovo anno. Insomma quali gli ambiti sistemici su cui lavorare pro tutti?

Auguro una visione in cui competitività non sia sinonimo di concorrenza ostinata, gare al ribasso, compromessi in nome dei numeri o dei dati e in cui ci sia sempre più spazio per la cooperazione dinamica tra interpreti dell’industry che sia motivata spontaneamente da attrazione piuttosto che dai soli interessi, perché dove c’è feeling si generano entusiasmo, idee, voglia di fare e la creatività. Ovviamente parlo da creativo e dovrei confrontare questa mia visione con l’opinione dei miei colleghi più orientati ai numeri prima di caldeggiarla.

In che direzione va il rapporto con i clienti, su cosa state ragionando per vestire meglio le loro esigenze, a quali ambiti, nuovi servizi, visioni?

In questi mesi ho avuto la sensazione che a causa dell’attuale situazione instabile e dall’affacciarsi della recessione sia emersa da parte dei clienti costante e crescente la ricerca di affidabilità, che quasi sconfina in complicità tra noi e loro. Stiamo reinterpretando la funzione dell’agenzia verso un ruolo più intimamente consulenziale attraverso un’offerta di ‘bespoke services’ per far si che i clienti comprendano appieno il nostro impegno. Per quanto riguarda le novità posso anticipare che stiamo lavorando sempre più intensamente nel campo della tecnologia e dell’innovazione attraverso una progettualità che comprende principalmente l’area della robotica, in collaborazione con importanti istituti di ricerca a livello nazionale e internazionale e in partnership con una delle più importanti agenzie di comunicazione globale, per esplorare le soluzioni che la comunicazione dovrà offrire alle richieste del mercato in un prossimo, vicino futuro.

 Nell’era della proliferazione dei touch point ha ancora senso parlare di memorabilità delle campagne? Quanto la creatività è in grado di difendere l’efficacia della comunicazione contro velocità e quantità di messaggi e contenuti?

Oggi più che in passato la memorabilità è un elemento importantissimo in una campagna proprio a causa della proliferazione dei touch point. Credo profondamente nel valore della creatività e di come sia ancora oggi uno strumento di eccezionale efficacia comunicativa, per evitare che altri elementi possano appiattirla come sta succedendo in certi contesti, dove i brand sembrano sempre più simili tra loro anche a causa dei contenuti che li rappresentano.

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