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Ecco come stanno i nostri teens. Urge una riflessione. Troppe ricerche sui consumi, pochissime sul sociale. E comunichiamo solo per business. Brand e istituzioni, c’è bisogno di strategia. Meno tattica e numeri, più cultura, emozione, ascolto

In occasione della recente presentazione  dell’Osservatorio Teens, promosso da Excellentia in partnership con Eumetra, Matteo Lucchi, Presidente e Amministratore Delegato Eumetra.

 I risultati della ricerca:

In generale, negli anni tra i 15 e i 18 anni si registra un progressivo affievolimento dell’ottimismo in relazione alla percezione della propria realtà e alle attese verso il futuro: si rilevano anche emozioni negative e una fiducia indebolita nei confronti della scuola e degli insegnanti. Un atteggiamento che contraddistingue anche le relazioni sociali e familiari e che determina una minore ambizione nei propri progetti post-diploma. Anche la soddisfazione nei confronti della scelta della scuola tende a diminuire con l’aumentare dell’età, ma, nonostante ciò, non si è propensi ad effettuare passaggi ad altre scuole/indirizzi per paura di pentirsi o di riscontrare difficoltà relazionali.

1 su 2 dichiara di voler proseguire gli studi dopo il diploma. In particolare, sussiste l’idea che con un diploma di istituto tecnico/professionale la migliore ipotesi sia entrare nel mondo del lavoro, e che invece con una maturità di liceo non vi siano molte alternative, se non continuare a studiare. L’idea che possedere una laurea sia oggi necessario per poter trovare opportunità lavorative valide rappresenta la motivazione più diffusa per proseguire gli studi.

I giovani si sentono poco preparati ad affrontare la vita universitaria/lavorativa dopo il diploma: per questo motivo vengono richiesti più strumenti alla scuola che frequentano.

In particolare:

  • Con il crescere dell’età aumentano le criticità nella relazione con il corpo docenti: gli studenti più grandi sono meno appassionati alle materie e meno stimolati a dare il meglio. Rimane costante tra le fasce di età la volontà di affrontare discussioni impegnate su temi che vanno al di là del programma scolastico;
  • Mentre 1 studente su 4 è ancora indeciso sul proprio futuro, 1 su 2 vorrebbe continuare gli studi dopo il diploma, soprattutto le ragazze e gli studenti del liceo. Più diffusa l’idea di andare a lavorare tra i maschi e tra chi frequenta un istituto tecnico o professionale;
  • Gli istituti tecnici e professionali sono in grado di fornire maggiori strumenti per quanto riguarda l’approccio al mondo professionale. Tuttavia, resta basso il supporto delle scuole percepito dagli studenti che devono decidere cosa fare del proprio futuro: il 71% del campione ha necessità di avere supporto sulla scelta post-diploma e il 68% indica che la scuola non sta preparando al mondo del lavoro.

Per quanto riguarda l’analisi sul futuro, nuovi metodi e personalizzazione del programma sono tra i principali auspici per i ragazzi se viene domandato loro di progettare la “Scuola del futuro”. Anche il fattore relativo al contesto ambientale rappresenta un elemento su cui si spera di vedere dei cambiamenti positivi, mentre meno interesse suscita la didattica a distanza.

La Scuola viene immaginata con un piano di studi personalizzato sui propri interessi in un edificio tipo campus con diversi spazi di aggregazione per studiare insieme, con lezioni in presenza. Solo il 3% vorrebbe che la Scuola rimanesse come è ora.

L’atteggiamento verso il futuro è poco ottimista in particolare tra le ragazze e gli studenti di istituti tecnici o professionali. Si registra un aumento del pessimismo con il crescere dell’età. Infatti, solo il 41% del campione generale risulta ottimista per il futuro, ma l’analisi deve essere riportata chiaramente per ogni fascia di età:

  • a 15 anni, 1 su 2 degli intervistati vede il futuro come un’occasione e si sente ottimista;
  • a 16 anni, questa percentuale scende al 43%, a 17 al 39% e ai 18 anni al 31%.

Crescendo si perde interesse nel coltivare i propri hobby e accrescere il bagaglio culturale, così come la sicurezza economica e lavorativa sono meno ambite, con una maggiore focalizzazione sulla possibilità di fare carriera e realizzarsi professionalmente. Più propense a viaggiare le donne, più vicini ad ambizioni di salari alti gli uomini.

Avere una propria famiglia è la prospettiva più diffusa per il futuro, ma crescendo diminuisce l’intenzione di avere dei figli, a favore di una vita di coppia senza. E più si cresce, meno si vorrebbe restare nel proprio luogo di origine: gli studenti più grandi, infatti, si trasferirebbero all’estero o in una regione italiana diversa dalla propria molto di più rispetto ai più giovani.

In generale, andando avanti con l’età, si ripongono aspettative più basse nei confronti della propria vita professionale futura: il 63% vuole essere autonomo e decidere da solo per il suo futuro, il 60% vuole fare un’esperienza lavorativa all’estero, il 55% crede che sia importante che il lavoro garantisca flessibilità negli orari. Il 23% non sa cosa vuole fare da “grande” ma intanto decide di vivere con i genitori e il 17% crede che sia importante trovare un qualsiasi lavoro, basta che dia uno stipendio.

Da questi dati, attraverso un’analisi di clusterizzazione, sono stati individuati 4 macro-gruppi, caratterizzati da diversi atteggiamenti e approcci dei ragazzi:

I Sognatori, Gli Indecisi, I Disillusi e i Cercatori

I Sognatori sono il 37 % del campione: sono giovani ed entusiasti, fiduciosi nel futuro e indirizzati verso una crescita personale, soprattutto a livello culturale. Sono tipicamente 15enni e ritengono che tutte le loro relazioni siano soddisfacenti. Hanno appena iniziato un nuovo capitolo della loro vita e si sentono sostenuti dalla famiglia e ammirano i professori, ma vorrebbero comunque maggiori attenzioni da entrambi. Hanno fiducia nel futuro. Il 74% non ha mai pensato di cambiare scuola, Il 58% vorrebbe continuare a studiare dopo il diploma e in generale sa che indirizzo scegliere ma nessuno prevale in particolare sugli altri. Essi definirebbero il talento come “Qualcosa che ti porta al successo”.

Gli Indecisi sono il 28% del campione: Tipicamente hanno 16 anni e sono ragazze studentesse di un liceo. Iniziano a provare ansia e smarrimento per il futuro, su cui sono molto indecise. Bassa la fiducia negli insegnanti, con cui vorrebbero interagire maggiormente e ricevere più stimoli per capire i propri talenti e coltivare le passioni. Si sentono supportate in famiglia e hanno un’idea molto semplice del lavoro: basta che dia loro gratificazione e che sia piacevole. Le loro emozioni sono di smarrimento e ansia, ma anche di curiosità, non valorizzano molto la struttura della scuola e le materie che stanno studiando. Infatti, Il 41% ha pensato di cambiare scuola, ma non l’ha fatto per paura di pentirsi della scelta, il 12% vorrebbe iniziare a lavorare dopo il diploma mentre il 56% vorrebbe continuare a studiare dopo il diploma, perché pensa che la laurea sia necessaria al giorno d’oggi. Tipicamente, non sa che indirizzo scegliere, ma tra i favoriti ci sono quelli a indirizzo umanistico perché è l’unico indirizzo per il lavoro che vuole fare. Il 19% non saprebbe dire come si vede in futuro e in generale gran parte del campione non sa dire dove vorrebbe vivere, ma sicuramente vuole viaggiare e coltivare i propri hobbies, comprare una casa e avere sicurezza economica e lavorativa. Definiscono il talento come “un dono”.

I Disillusi sono il 25% del campione e in generale non hanno speranze o ambizioni per la propria vita futura: accettano la propria situazione con indifferenza, senza manifestare le proprie emozioni e trascurando le relazioni con parenti e amici. Hanno tipicamente 18 anni e sono ragazzi che studiano in percorsi professionali. Si sentono indifferenti nelle emozioni che provano e non hanno alcuna relazione ritenuta soddisfacente. Sono quelli con il minor entusiasmo nei confronti della vita scolastica e del futuro. Non esprimono né apprezzamento né speranze ambiziose per la propria vita futura, ma accettano piuttosto la propria situazione con grande indifferenza. Hanno scelto la loro scuola per il passaparola e il 18% ha cambiato l’istituto scolastico di partenza. Il 28% vorrebbe iniziare a lavorare dopo il diploma e il 40% continuerebbe a studiare, soprattutto perché non saprebbe che lavoro fare dopo le scuole superiori.

L’indecisione sugli indirizzi appare forte, tra i più scelti ci sono quelli STEM, anche se il livello di ottimismo verso il futuro rimane veramente bassissimo: non hanno obiettivi. Il 50% si vede in coppia con figli e il 7% a casa coi genitori. Non sanno definire precisamente che cosa sia il talento. Alla definizione di talento, non affiancherebbero alcuna definizione in particolare.

I Cercatori rappresentano il 10% finale del campione, e sono per lo più ragazze di 18 anni, studentesse di istituti tecnici. Non si sentono supportate né dalla scuola né dalla famiglia e vorrebbero più attenzioni e stimoli. Sono, tuttavia, piuttosto ambiziose: la carriera è una priorità, ma anche la cura di sé stesse è considerata fondamentale. Le emozioni che le contraddistinguono sono paura, tristezza, ansia esmarrimento, rabbia.

Hanno scelto la scuola che frequentano per passaparola, posizione o scelta dei genitori, amano le attività extra-scolastiche e il 65% ha pensato di cambiare scuola, ma non lo ha fatto per paura di inserirsi in ambienti già formati. Il 23% vorrebbe iniziare a lavorare dopo il diploma, mentre il 41% vorrebbe continuare a studiare dopo il diploma. Chi studia, generalmente lo fa per non andare in contrasto con la volontà dei genitori e vorrebbe seguire percorsi medico/sanitari o economico/giuridici.

Il livello di ottimismo per il futuro è davvero scarso e il 31% si vede in coppia senza figli o con amici, ma la maggior parte vivrebbe all’estero o in un’altra regione di appartenenza. In generale, vogliono viaggiare, fare carriera e raggiungere degli ideali di bellezza personali.

Alla definizione di Talento affiancherebbero questo concetto: “Qualcosa in cui siamo bravi, anche se non piace”.

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