di Maurizio Ermisino
Lo show ricomincia: si va finalmente in scena. Dopo che il cinema americano, per lo sciopero di sceneggiatori e attori, aveva lasciato i film più importanti in un limbo, la macchina di Hollywood si è rimessa in moto. Il 29 febbraio arriva al cinema, anche in Italia, uno dei film più attesi dell’anno, Dune – Parte Due di Denis Villeneuve, il secondo capitolo della saga ispirata al celebre romanzo Dune di Frank Herbert con un cast ancora più ricco di star internazionali. Il film, prodotto da Warner Bros. Pictures e Legendary Pictures, è il seguito di Dune, vincitore nel 2021 di sei Premi Oscar. Nella storia di questo secondo film Paul Atreides (Timothée Chalamet) si unisce a Chani (Zendaya) e ai Fremen, gli abitanti del pianeta Arrakis, sul sentiero della vendetta contro gli Harkonnen, i cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia. Di fronte alla scelta tra l’amore della sua vita e il destino dell’universo conosciuto, Paul intraprende una missione per impedire un terribile futuro che solo lui è in grado di prevedere.
Dune è un film che ha una storia importante, una vera e propria sfida, e non è la prima, affrontata da Denis Villeneuve. Già decidere di adattare per il cinema una storia complessa come quella di Dune in sé è una sfida. Per anni, infatti, il romanzo di Herbert è stato considerato una storia impossibile da portare sullo schermo. Non è un caso che il precedente adattamento, del 1984, prodotto da Dino De Laurentiis e diretto da David Lynch, era stato un flop clamoroso. Villeneuve non ha avuto alcun timore reverenziale. Ma la sfida non è stata solo questa. Proprio per la lunghezza e la complessità del romanzo, Villeneuve ha deciso di dividere la storia in più film. Accordandosi con la produzione in questo senso: avrebbe girato il primo film e, solo se questo avrebbe incassato una data cifra, la produzione avrebbe finanziato il secondo.
Tenete presente una cosa, però: Dune è arrivato al cinema, dopo un passaggio al Festival di Venezia, nel settembre del 2021,in piena seconda ondata di pandemia, un periodo in cui in sala non andava nessuno. La sfida è stata vinta. Ed ecco ora Dune – Parte Due. Previsto per lo scorso novembre, è stato rimandato per il noto sciopero, ed ora eccolo finalmente sui nostri schermi. Ci sarà anche Dune – Parte 3: stavolta senza aspettare gli incassi del film.
Denis Villeneuve, dicevamo, non è nuovo alle sfide: qualche anno prima aveva osato andare a toccare un vero e proprio capolavoro della Storia del Cinema, quel Blade Runner al quale, per anni, nessuno ha mai voluto dare un seguito, un remake, un reboot, nemmeno lo stesso Ridley Scott, consapevole come fosse qualcosa di irripetibile. Tutti avevano paura di toccare un mito. Tutti, tranne Denis Villeneuve che così ha dato alla luce Blade Runner 2049, riuscendo a “replicare” l’universo narrativo tratto da Philip K. Dick e anche ad aggiungere qualcosa alla chiave di lettura. Blade Runner rimane irraggiungibile. Ma Villeneuve ha fatto un ottimo lavoro. La sfida è stata vinta.
Ed è stata vinta anche la sfida di Dune – Parte 2, è chiaro da subito. Dune – Parte Due riesce ad andare ancora oltre il primo film, a stupire visivamente, creando una nuova epica cinematografica che deve molto ad altre storie ma che trova una sua via, uno suo stile unico. È il primo grande film di questo 2024, quello con cui tutti dovranno fare i conti, al box office e alla prossima stagione dei premi, quello di cui si parlerà per i prossimi anni, fino a quando si chiuderà la trilogia con il terzo film.
Dune è un blockbuster d’autore, una definizione che sembra un ossimoro ma che con Denis Villeneuve non lo è. Quella di Dune è una saga cinematografica diversa da tutte le altre, che si tiene lontana dal pop e dal fantasy. Dune ha un suo ritmo, un suo stile di racconto lontano dal cinema d’azione di oggi, un ritmo solenne, epico, ipnotico. Per la sua portata si può avvicinare forse a Il Signore degli Anelli di Peter Jackson, che ricorda soprattutto per la grandiosità delle battaglie e delle scene d’insieme. Ma ha anche il respiro di certi kolossal del passato, di quelli che non si fanno più. Dune non è cinema che appartiene al nostro oggi. È cinema che viene dal passato, o probabilmente dal futuro. È fuori da ogni tempo. È cinema di un’altra epoca.
Il cast è di quelli che raramente si vedono in un film oggi. Accanto Timothée Chalamet e Zendaya, ci sono Rebecca Ferguson, Josh Brolin, Florence Pugh, Dave Bautista, Christopher Walken, Léa Seydoux e Souheila Yacoub. E ancora Stellan Skarsgård, Charlotte Rampling e Javier Bardem. Tutti in parte, bravissimi, anche nella loro qualità di scomparire nei loro personaggi, di essere funzionali al racconto, e di colpire nel segno con i loro volti. A colpirci è stato soprattutto Austin Butler, che al cinema era stato un eccezionale Elvis, e che qui è Feyd-Rautha Harkonnen, il ruolo che nel film di David Lynch era stato di Sting: il corpo completamente glabro e il cranio calvo e rilucente, è una sorta di belva incontrollabile, gladiatore eccezionale nel combattimento con le lame affilate. E molto inquietante.
La cifra stilistica di Dune, e della carriera di Denis Villeneuve, è quella di saper puntare al senso della meraviglia, dello spazio sterminato, della magniloquenza degli ambienti. Quell’immaginazione che in tante trasposizioni da libro a film va perduta con Villeneuve non è più un problema: con lui non ci sono limiti. Dall’altro lato, Villeneuve riesce a illuminare in modo speciale il viso dei protagonisti, a far uscire prepotentemente la luce degli occhi. La riuscita del film è merito anche dei suoi collaboratori: Greig Fraser, direttore della fotografia vincitore di un Oscar, Patrice Vermette, scenografa premiata con l’Osca, Joe Walker, montatore anche lui vincitore di un Premio Oscar, Paul Lambert, supervisore degli effetti visivi vincitore di un Oscar e Jacqueline West, costumista nominata all’Oscar. La colonna sonora è composta anche in questo secondo capitolo da Hans Zimmer. Dune – Parte Due è stato girato a Budapest, Abu Dhabi, in Giordania. C’è anche molta computer grafica, ma il girato in location si vede tutto. Da vedere in un cinema IMAX o con il migliore impianto audio possibile. All’anteprima stampa, a Roma, lo abbiamo visto al Cinema Barberini, con un impianto audio di ultima generazione: il risultato sonoro è stato straordinario.