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Debutto ieri, alla festa del Cinema, per Miss Fallaci, serie su Oriana Fallaci con Miriam Leone, a metà tra fiction e nuova serialità di livello più internazionale, pensata per generaliste e streaming

di Maurizio Ermisino

 “Lei riesce a far dire alle persone cose che non vorrebbero”. Siamo a Washington DC, nel 1972, ed Henry Kissinger dice queste parole a una giovane Oriana Fallaci prima di essere intervistato. Inizia così Miss Fallaci, la serie con Miriam Leone destinata ad arrivare in streaming su Paramount+ e in tv su Rai1. È una serie molto particolare, posizionata a metà tra una fiction e la nuova serialità di livello più internazionale, pensata per essere trasmessa sia sulle reti generaliste, che in streaming, e per essere distribuita anche all’estero. È una serie pensata per i giovani, perché possa ispirarli. E con un messaggio di empowerment femminile molto forte. L’intento è di continuare la storia per altre stagioni, come ha spiegato Gianluca Curti, che ha prodotto il film insieme a Diego Loreggian e Paramount. L’idea è nata da un cortometraggio, A Cup Of Coffee With Marilyn, girato da una giovane regista, Alessandra Gonnella, portato al MIA – Mercato Internazionale Audiovisivo, dove è stato premiato. E ha trovato l’interesse di Paramount. Una produzione ambiziosa che ricostruisce New York, Los Angeles, Londra, Firenze e Milano negli anni Cinquanta e Sessanta.

Non è un Paese per donne

Non lo era certo l’Italia degli anni Cinquanta. Così come non era per donne il mestiere di giornalista. Siamo nella redazione del settimanale L’Europeo, Oriana si occupa di spettacoli e costume: secondo il direttore il posto giusto per lei non può essere che quello. Così l’intervista a Togliatti viene data al suo collega maschio, anche se non sa che domande fargli, e lei si deve occupare di Brigitte Bardot. Da lì la scommessa, andrà a New York per intervistare Marilyn Monroe e se ci riuscirà lascerà la redazione spettacoli. “La serie si chiama Miss Fallaci e non Oriana perché Miss Fallaci diventerà Oriana” ha spiegato Miriam Leone. “È un racconto di formazione di una ragazza che tra i 20 e i 30 anni scopre se stessa cercando di affermarsi nel suo lavoro e nella sua passione, scrivere. Fa una ricerca ossessiva della sua materia. Ed è quello che abbiamo fatto noi: in maniera ossessiva siamo andati a cercare sue immagini di quel periodo. È stato un lavoro quasi da archeologo, non ci sono video. Intercettare come parlasse in quel periodo non era facile; il look di Oriana Fallaci nel primo episodio è quello che aveva Oriana quando aveva vent’anni, frequentando l’America aveva una frangetta alla Audrey Hepburn”.

Miss Fallaci è la storia di una grande giornalista

Ed è l’inizio di quella storia, quello che non conosciamo. E’ anche una grande storia di emancipazione femminile, quando ancora non c’era una vera coscienza collettiva, un movimento, un’ondata di supporto. Per questo la sua lotta Oriana ha dovuto farla tutta da sola, in direzione ostinata e contraria. Il discorso sull’emancipazione femminile è chiaramente sottolineato, per farne un prodotto che sia in linea con i tempi che stiamo vivendo. In aereo, in partenza verso gli States, il referente chiede a Oriana “Ah, è lei la giornalista? Credevo fosse la segretaria, così carina”. E i dialoghi di questo tipo ricorrono. “Era molto dura verso se stessa e verso il prossimo, non permetteva a nessuno di essere meno di un eroe, onesto fino al massacro” racconta Miriam Leone. “Era dura con un mondo ostile, che non le perdonava di essere una femminista solitaria, un’autrice internazionale e una donna, che non rinunciava alla sua femminilità.

Oriana Fallaci ha il volto di Miriam Leone

È un’Oriana che non ti aspetti. Perché, chi conosce la vera Oriana Fallaci, chi ha visto le sue interviste in video, conosce la durezza, la schiettezza della giornalista. Miriam Leone ovviamente porta più dolcezza al personaggio. E le ragioni sono nel fatto che è una Fallaci ancora giovane, ma anche nel senso che quel personaggio è stato costruito un po’ per attrarre i giovani. Lo stile dalla serie, almeno nei primi episodi, è un po’ quello di The Marvelous Mrs. Maisel, o anche di Hollywood di Ryan Murphy. La presenza di Miriam dà però un portamento notevole al personaggio, un che di eroico. Quegli occhi verdi qui riescono ad essere così volitivi, ma anche rabbiosi e dolenti. Miriam non rinuncia alla sua bellezza, ma la rende diversa rispetto ad altri suoi personaggi che abbiamo visto. Limita per ovvie ragioni il sex appeal e muta la bellezza in fierezza, in determinazione, quella che serve al personaggio. “Quando abbiamo scelto di dare alla serie un look un po’ alla Mrs Maisel, abbiamo rischiato” ci svela lei stessa. “Non stavamo consegnando la Oriana che in tanti si sarebbero aspettati”.

Miss Fallaci ha un’idea vincente

È quella di far sentire spesso – tramite la voce off della protagonista o anche con delle letture in scena – degli stralci degli articoli della Fallaci. “È stato un privilegio avvicinarsi alle prime pagine dei suoi articoli e toccare con mano quanto talento avesse” spiega Luca Ribuoli, regista della serie insieme ad Alessandra Gonnella e Giacomo Martelli. “Oriana è anticipatrice di un certo tipo di giornalismo, e’ l’inventrice dell’intervista. Il fatto che la registrasse, la rivedesse, che continuasse a elaborarla nel tentativo di smascherare il potente, fa parte di quel giornalismo che aveva d’istinto imparato ma di cui, arrivando in America, ha incontrato esempi. Oltre a lei, gli unici giornalisti che mettevano la prima persona negli articoli al tempo erano Tom Wolfe e Truman Capote”.

Quella scommessa su Marilyn Monroe

Quella scommessa fu persa. Ma la storia non finì lì. Oriana Fallaci riuscì a virare quella sconfitta in vittoria: l’idea fu di scrivere una storia in prima persona riuscendo a raccontare un mondo. In questo modo trovò la sua voce, il suo stile. Quello che dovrebbe fare ogni giornalista. “Ho collezionato diversi fallimenti nella vita” racconta Miriam Leone. “Anch’io ho cercato di trasformare la frustrazione del in qualcosa di buono per migliorare me stessa. Non bisogna mai vedere il fallimento come una sentenza definitiva. Devi sorprendere tu la vita in qualche modo”.

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