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Dal sei maggio in libreria ‘CHE CAZZO RIDI?’ Dialoghi sulla libertà di ridere, il saggio di Sergio Spaccavento, Sagoma Editore. Si può ridere di tutto? 30 personaggi che a diverso titolo lavorano con l’ironia rispondono. E la comunicazione? Dovrebbe saperci riflettere. Un mondo in cui mancano i miti, per i brand è occasione

Nino Frassica, Moni Ovadia, Claudio Bisio, Renzo Arbore, Michela Giraud, Pif, Elio, Lercio, Nicola Vicidomini, Antonio Rezza, Flavia Mastrella, Leo Ortolani, Saverio Raimondo, Vauro, Immanuel Casto e molti altri hanno chiacchierato con l’autore di satira sociale, politica e religiosa, censura, Charlie Hebdo, meme, black humor, barzellette razziste e parolacce, con il desiderio di tracciare il perimetro della libertà di espressione. Un’odissea indagatoria di Sergio Spaccavento che ha intervistato non solo i grandi dell’umorismo italiano, ma anche personaggi del Web, della musica, dei videogiochi e dell’arte.

La prefazione è di Maccio Capatonda, mentre la copertina riproduce l’opera “The Great Comedian” di Max Papeschi. Impreziosiscono il volume le illustrazioni degli intervistati realizzate da nove giovani artisti ex studenti della Scuola Mohole e le appendici del giornalista Leonardo Coen e del magistrato Valerio de Gioia. Le royalties sono devolute a ResQ.

L’autore
Sergio Spaccavento è creativo pubblicitario, autore televisivo, radiofonico, cinematografico, docente universitario e conferenziere internazionale. È Chief Creative Officer e partner dell’agenzia di comunicazione CONVERSION E3
(GRUPPO DIGITOUCH), è stato co-soggettista e co-sceneggiatore dei film Italiano Medio e Omicidio all’italiana, delle serie tv Mario e Mariottide di Maccio Capatonda, dello spettacolo teatrale Il sesso e il segreto della felicità di Franco Trentalance, autore di sketch dello ZOO di 105.

Invitando a leggere il saggio acquistabile qui al prezzo di 20 euro, ecco alcune delle frasi da annotare:

“Voler piacere a tutti è il primo errore, in quanto rovina i fondamentali della comicità. Teoricamente dovresti non piacere a nessuno o solo a quelli a cui piace essere stupiti”.

Claudio Bisio

“Autocensurarmi significherebbe che non sono d’accordo con quello che sto disegnando, ma chi sono io per decidere di non fare qualcosa?”

Vauro

“Io non mi soffermerei sulle battutacce sugli ebrei. Se ci si fosse limitati a questo non ci sarebbero stati sei milioni di morti”.

Moni Ovadia

 “Se guardi una vignetta satirica su un giornale, al momento ci ridi su, ma se la rivedi dopo dieci giorni spesso non la capisci, mentre il surreale è un momento che vale per sempre”.

Nino Frassica

“Spesso a offendere non è il toccare un tema delicato ma è la bruttezza della battuta”.

Immanuel casto

“Ai giovani consiglierei di non vedere tutti quei programmi comici che ci sono da un po’ di anni a questa parte perché si fanno l’idea sbagliata di cosa sia l’umorismo”.

Greg

“Il satiro è puro attentato al senso umano e alla storia, al presente”.

Nicola Vicidomini

“A volte la censura può essere anche utile perché ti spinge a essere più creativo”.

Paolo Rossi

“Quando io faccio una battuta su un morto ancora caldo non sto dileggiando il deceduto, sto prendendo per il culo tutti quelli che si arrabbieranno e commenteranno con la bava alla bocca”.

Giorgio Magri

“Dov’è lo Stato che garantisce, dove sono gli intellettuali che devono prendere le difese nondell’autore ma dell’opera? Ecco, questa è la vera censura, la censura bianca, quella che non fa parlare”.

Antonio Rezza

“Cosa pensiamo del giornalismo satirico? Tutto il bene possibile, un giorno magari proveremo a farlo anche noi”.

Lercio

“Esprimere le proprie opinioni comporta sempre un rischio, spesso direttamente proporzionale al grado di senso dell’umorismo del proprio Paese”.

Michela Giraud

“Il Vernacoliere non ha mai accettato nessun tipo di finanziamento o pubblicità appunto per poter dire quello che voleva e al limite poi pagarne le spese”.

Emiliano Pagani

“Oggi la satira, che una volta doveva essere il peggio del meglio, è diventata il meglio del peggio”.

Piero Chiambretti

“La nostra battuta più avanti era «Gotta Continua» perché sulla gotta si poteva scherzare, ma non sulle tragedie”.

Renzo Arbore

“Tutta la satira che circolerà su Internet lo farà solo perché sarà il sistema a consentirlo, dandoci solo un’illusione di libertà”.

Stefano Andreoli

“La giustizia del popolo digitale mi ricorda i linciaggi nell’America dell’Ottocento. Non penso che fino a oggi Internet abbia migliorato la condizione delle persone in merito alla libertà di espressione”.

Elio

Ascolta l'intervista