E’ stato presentato a Roma il 19° Rapporto Annuale Federculture IMPRESA CULTURA 2023. Il volume, come ogni anno, restituisce un quadro aggiornato dello stato del settore culturale, monitorando i principali dati su consumi, occupazione, finanziamenti pubblici e privati, turismo.
La fruizione culturale vede un ritorno degli italiani nelle sale cinema, nei teatri, nei musei; con un aumento, ad esempio, di coloro sono andati al cinema dal 9,1% del 2021 al 30,6% del 2022, o chi è stato a teatro dal 2,9% al 12,1%, e chi ha assistito ad un concerto dal 3,7% all’11,2%.
Ed è anche il caso dei consumi: le famiglie italiane hanno aumentato la loro spesa media mensile dedicata ad attività e servizi legati alla ricreazione, cultura e sport, che nel 2022 è stata pari a 91,94 euro con un incremento del 15,9% rispetto all’anno precedente.
Ma nel Rapporto si analizzano anche i trend negli anni dal 2019 al 2022, rilevando che, seppure la ripresa c’è e si vede, nel confronto con il pre-pandemia i segnali non sono poi così positivi e i segni più si trasformano
in negativo.
In tutti i fenomeni considerati, infatti, nel confronto con il 2019 si evidenzia che i livelli di crescita raggiunti non hanno ancora colmato il solco profondo scavato dalla crisi del 2020-2021. Lo dimostrano i dati sull’occupazione culturale che, nonostante la ripresa registrata nel 2022 (+5,7% sul 2021), non è ancora tornata ai livelli del 2019 (anno sul quale segna un -1,4%); così come quelli sul turismo, in espansione soprattutto per quanto riguarda il segmento culturale, ma nel 2022 ancora circa il 15% al di sotto dei livelli pre-Covid.
Anche l’indicatore complessivo sulla partecipazione culturale è sì risalito al 23,1% nel 2022, ma nel 2019 era al 35%, e analizzando i singoli settori ancora risulta, sempre con riferimento al 2019, quasi dimezzata la quota di persone che si reca a teatro, al cinema e a concerti.
Tra l’altro, nonostante un forte incremento nel 2022 tra i giovani (under 24) la partecipazione culturale rimane di oltre 20 punti al di sotto di quella del 2019.
Proprio i giovani, anche se non solo loro, sono protagonisti del focus sulla formazione nel settore culturale che è il tema principale del Rapporto 2023 e che nel volume viene analizzata sia per quanto riguarda gli aspetti relativi all’offerta formativa – istruzione superiore, ricerca, formazione professionale -, sia nei collegamenti tra sistema formativo e lavoro.
Ne emerge un quadro articolato che spazia dai corsi di laurea, circa 1.000 quelli censiti, ai master post universitari, agli oltre 5.000 corsi AFAM e agli ITS Academy che con 30 percorsi formativi
attivati nell’ambito culturale sono gli ultimi in ordine di tempo ad affacciarsi in questo settore.
Un sistema di offerta che complessivamente raccoglie circa 450.000 iscritti e immette nel mondo del lavoro circa 90.000 tra laureati e diplomati nei vari livelli formativi, tra i quali prevale la
componente femminile ed è significativa anche la presenza di studenti stranieri (circa il 15% degli iscritti ai corsi AFAM, ad esempio).
Quello della formazione culturale è anche un sistema in movimento e in aggiornamento – alcune aree formative sembrano ormai consolidate negli anni – come ad esempio l’area del management culturale o della promozione e valorizzazione dei beni e delle attività culturali – ma trovano spazio anche corsi che intercettano fabbisogni formativi e professionali più recenti e innovativi, con il numero di iscritti e laureati che aumenta negli anni.
All’area culturale dell’istruzione terziaria secondo Eurostat sono
riconducibili il 20,2% del totale degli studenti italiani (la percentuale più alta tra i paesi dell’Europa dei 27).
Dall’analisi emerge che le esigenze si confermano essere, da una parte, quelle di migliorare la qualità dei servizi offerti dai profili già occupati, chiamati ad erogare servizi sempre più avanzati; dall’altra, formare una nuova leva di addetti, per offrire loro adeguate opportunità di
occupazione nel sistema delle istituzioni pubbliche e private che operano per la cultura.