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Covid-19: ‘convinceteci che usciremo migliori da questa crisi’. E’ la sfida che lanciamo ai copy della comunicazione italiana. Un foglio bianco per dirci come saremo. Ecco il ‘dopo’ di Andrea Concato

Andrea Concato:

I pensieri, i ragionamenti di questi giorni portano molte ipotesi. Due più certe si disegnano nella mia testa.

Staremo peggio per un lungo periodo.

Saremo migliori.

Dopo il cappello “Passato l’iniziale disagio da disabitudine e aritmìa”:

L’essere stati sospinti in casa dalla necessità ha fatto riscoprire a tanti le gioie delle piccole cose e i grandi valori dati per scontati.

Stare sempre con i propri figli può mettere alla prova, ma non può che farne considerare la grandezza, i significati, le profondità. Non ho dubbi, questa cura intensiva di figli lascerà segni anche dopo, segni buoni.

Un papà per fare i compiti. Un papà per giocare, o per raccontare una storia la sera. Un papà forse mai avuto per sé così tanto. Un papà e una mamma (o due mamme, o due papà, o uno solo di questi, come da indole o vita) sempre insieme, sempre lì quando ne hai bisogno.

Il desiderio di fare una lunga passeggiata come fosse l’ultimo dei sogni resterà. E dopo un periodo in cui vedo tante coppie di amici messe alla prova, vittime dell’affioramento di intolleranze e incomprensioni amplificate dalla convivenza totale forzata, in difficoltà nell’ascoltarsi e nel parlarsi, sarebbe bello scoprire che il primo invito dopo la maggiore libertà annunciata fosse: “Andiamo a fare due passi?”

C’è chi sta bene in compagnia, c’è chi sta bene da solo. E poi c’è chi sta male in compagnia, da solo, mezzosolo, quasi solo. Qualcuno è solo e vorrebbe essere in compagnia, qualcuno il contrario.

Forse si sta spargendo il dubbio che una torta fatta insieme in casa sia molto più buona del dessert del ristorante, perché contiene molte più cose, ingredienti che non sono nella ricetta, e non le hanno aggiunte sconosciuti.

O comprare i piselli freschi e sgranarli insieme in cucina, magari non lo si faceva da decenni. O grattugiare le carote, abbrustolire il pane. Il tempo ora c’è. Prima o poi ce se ne accorge.

Molti stanno riprendendo in mano dei libri, trascurati per forza di ritmi, di “sempre qualcosa di più urgente che viene prima”. E scoprono di nuovo quell’impagabile sensazione di sentirsi più liberi perché si sanno più cose, e più difficilmente si è inclini a sdraiarsi sulle opinioni dei tanti che le lanciano sul ventilatore, troppo spesso maleodoranti. O il piacere della bella scrittura che prende, che tira, che fa vedere, che fa sentire. Una storia interessante, e la percezione del pensiero dell’autore, della sua storia personale, della sua costruzione, come è arrivato fin lì.

A proposito di libri, si dovessero iniziare questi arresti domiciliari da uno, suggerirei un libriccino leggero leggero: “La prima sorsata di birra. E altri piccoli piaceri della vita” di Philippe Delerm, autore e professore francese.

Bello vedere qualcuno che rispolvera uno strumento musicale, e bravo lui che lo sa far suonare. Poche cose come la musica, pochissime come suonarla.

Bello scoprire che “c’è vita nei cortili, c’è vita nei condomini”.

Queste cose non potranno che lasciare dei segni a lungo, anche se gli esempi che ho raccontato non possono certo valere per tutti e dovunque.

Sarebbe però magnifico provare a immaginare che questa maggiore semplicità, questa nuovamente allenata sensibilità, questa rinnovata capacità di ascolto, potessero migliorare l’operatività di tanti, domani. E riversarle nei progetti cui si lavora, con sempre più attenzione per le persone, per l’ambiente, per gli animali, per la convivenza armonica. Sì, molti lo facevano già, ma arriverà una maggiore convinzione, che è cosa diversa che firmare un progettino CSR perché è cosa raccomandata. E magari immaginare disegni e architetture nuove e migliori.

Ecco questo è quello che succederà, o almeno quello che mi piacerebbe pensare che succeda.