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Contenuti e trame visti da un diciannovenne appassionato. Le serie e l’effetto ‘jump the shark’. Leonardo Brambilla, Netflix e Tredici

“Col passare degli anni il mondo si è evoluto e di conseguenza l’umanità con lui, in questo processo si sono andate a creare sempre più differenze sia sul lato socio-economico sia su quello riguardante la vita privata. Tutto questo ha influenzato molto, positivamente e negativamente, attività ricreative come ad esempio il cinema o le serie televisive, che travolte da questi continui cambiamenti non han fatto altro che seguire il corso dell’onda.

Per ragionare in modo efficace sul mondo cinematografico attuale ho deciso di prendere in considerazione una delle piattaforme più usate e conosciute al mondo: Netflix. Prima di tutto, per chi non lo sapesse, Netflix è una società americana approdata in Italia nell’Ottobre 2015 che a prezzi accessibili a tutti mette a disposizione un gran numero di film, serie tv e documentari o prodotti da loro o già esistenti e messi, in seguito al loro successo, a prender parte allo scheletro della piattaforma. La decisione di scrivere questo breve testo è arrivata dopo aver visto per l’ennesima volta in una serie tv prodotta Netflix un insieme di elementi che se trattati in un modo così banale e generalista finiscono per essere nocivi anziché propedeutici per la crescita della società, in particolare quella dei più giovani.

Un esempio è Tredici, una delle serie più acclamate e viste degli ultimi anni, più penso alla storia e ai vari personaggi e più mi sembra che siano stati trattati argomenti talmente tanto grandi e ostici che agli occhi dei ragazzi finiscono col perdere peso. La vicenda inizia con il suicidio di una ragazza che prima di morire decide di registrare 13 casette contenenti i motivi dell’atto da lei commesso, facendole spedire a tutti i vari responsabili. Fino a questo punto la serie è molto avvincente, gli spettatori sono estremamente curiosi di capire cosa può portare una ragazzina a commettere un gesto così disperato, finiscono le cassette e finisce la prima stagione, la storia sembra rappresentare in maniera realistica la vita di tutti i giorni degli studenti, fatta da gioie, ma anche sofferenze. Dalla seconda stagione fino alla quarta tutto ciò che reggeva la credibilità della serie viene distrutto e sostituito con un insieme di tematiche estremamente fuori posto, che messe insieme finiscono per oscurarsi una con l’altra andando a dar vita ad una gara su chi sia il più sfigato. Un tema come l’immigrazione clandestina viene trattato in maniera talmente leggera che in confronto a come ci vengono presentate  tossicodipendenza e depressione appare un problema   secondario, ci vengono proposti studenti estremamente logorati, che agli occhi degli spettatori pian piano vengono associati alla normalità. Anziché continuare a mettere tragedie e situazioni al limite della realtà, mi sarei concentrato a trattare solo una o due tematiche così pesanti riuscendo a dare il massimo insegnamento con il minimo sforzo a tutti i ragazzi del mondo che han visto la serie. Così, invece, andranno a costruirsi una classifica mentale sui drammi della vita perdendo di vista ciò che caratterizza l’uomo, ovvero la sua unicità”.