In occasione della conferenza stampa Carlsberg che ha scelto un treno storico degli anni 30 per presentare il proprio Bilancio di Sostenibilità 2019, youmark ha intervistato Davide Pizzagalli, Csr e Legal Affairs Manager Carlsberg Italia.
Obiettivo, capire come evolve il modo in cui l’azienda interpreta questo atto di rendicontazione che, seppur obbligatorio, resta a tutti gli effetti occasione di comunicazione per relazionarsi con i propri stakeholders interagendo nel terreno poliedrico e fertile della sostenibilità.
Come è cambiato il percorso di sostenibilità della vostra azienda? Considerato l’impatto sempre più rilevante della tematica a livello sociale, è finalmente l’era della sostanza e non più solo della forma?
“Il primo tema da affrontare è come comunicare la sostenibilità. Perché la sostenibilità rischia di essere, la stragrande maggioranza delle volte, tema dedicato ai discorsi tra specialisti, fatto di dati e numeri, tecnicismi, inglesismi e riferimenti a organizzazioni e multinazionali poco vicine e percepibili dal consumatore. Appurato, dunque, che l’obiettivo è invece parlarne al consumatore, la sfida resta nel come. Non perché le persone comuni non siano in grado di capire, ma perché i ‘tecnicismi’ che hanno caratterizzato il modo di esprimersi sul tema non possono essere il modo giusto per ingaggiare. Prendiamo ad esempio le etichette: le riempiamo di informazioni, ma ha senso in uno spazio così piccolo? Sono illeggibili. Dunque inefficaci”.
Il bilancio sociale è atto di comunicazione, ma come trasformare l’obbligo in opportunità? Insomma, come comunicare dati, numeri e azioni che in esso emergono e dove?
“La sfida sono i nuovi strumenti di comunicazione, ovvero il digital. Abbandonare il cartaceo significa già di per sé agire in modo sostenibile. Le nuove generazioni, che sono diventate anche le più attente a queste tematiche, vanno colpite con un messaggio breve ma efficace, veloce e attraente. Funzionano i video, anche i seriali, che tessono un racconto toccando ogni volta argomenti differenti.
Noi quest’anno abbiamo tradotto i dati del bilancio in video di animazione. Ci ha supportato l’agenzia Mediatria, realtà fatta di giovani e specializzata nel digital. Si è trattato del nostro primo esperimento, tanto che siano in attesa di valutarne i riscontri per capire come proseguire nel percorso”.
Qual è la differenza tra essere e fare i sostenibili? Quanto conta quindi anche la comunicazione interna per condividere i valori e fare in modo quindi che il DNA dell’azienda diventi missione comune?
“Non si può essere sostenibili senza fare della sostenibilità. Per noi la sostenibilità non è facciata ma elemento fondamentale, nutrito da sincera passione condivisa. Sono i nostri stessi dipendenti a volerlo. E si agisce anche attraverso le cose più semplici. Ad esempio rendendo più grandi e visibili i bidoni della spazzatura, o in mensa utilizzando solo piatti, posate e bicchieri organici. Insomma, su impulso di tutti e grazie a questi gesti la comunicazione interna vien da sé”.