Ovviamente senza nulla togliere a LePub, che da anni tiene alto il tricolore nei palchi internazionali, ma l’argomentazione concerne una riflessione sul senso forse ormai obsoleto delle eccessive segmentazioni. Almeno per quanto ci riguarda, appare difficile cogliere poi le differenze tra una e l’altra categoria. Insomma, sul palco troppo spesso sfilano gli stessi lavori annacquando le peculiarità più salienti e differenzianti che li hanno fatti eleggere effettivamente il top nel mondo.
Così, ad esempio, ci viene da sollevare la questione del doppio Grand Prix Film. Super applauso a Sydney Opera House ‘Play it safe’, per una realizzazione da wow e anche per il messaggio che torna a volare alto, oltre i temi ormai fin troppo inflazionati della comunicazione contemporanea. Ci lascia invece un po’ perplessi il film Orange, peraltro anche Grand Prix Entertainment, ok l’idea (anche se ci viene da aggiungere, così originale? Non vi è tornato alla mente il progetto Wind pro donne gamers? Seppure è vero che il calcio è stereotipo per eccellenza maschile e che qui entra in gioco l’Ai e il deep fake) ma è poi realizzata in modo da diventare il film dei film? Anche perchè, a nostro avviso, un film si deve spegare da sé, mentre qui è stato necessario il racconto della case.
Detto ciò, comunque la pensiate, non vorremmo assolutamente apparire quasi snob nei confronti dei premi. Anzi. Da sempre crediamo che quelli all’altezza dei Cannes Lions, come succede agli Oscar per i film, servano all’industry, elevando l’asticella qualitativa e facendo pure bene al business.
Non ci resta, dunque, che congratularci con tutti i progetti italiani che hanno saputo meritare un Leone. Partiamo da ‘Assume that I can’ CoorDown, Small/Indiana, che ne ha vinti ben 3, tra cui il bronzo nella difficile categoria Film, quello nel Craft e l’argento nell’Health.
Ancora, il bronzo nella categoria Pharma, potremmo sbagliare ma ci sembra la prima volta per l’Italia, del progetto ‘Not a lonley journey’ Biogen di VML/Blackball.
L’argento di ‘Make Italy green’ E.on, by BBDO/Giovanni Bedeschi, nell’OOH.
E pure il bronzo andato al progetto Amnesty nella categoria Sustainable, fatto da un gruppo di freelance.