La notizia è emersa su una pubblicazione online, The Art Newspaper, con sedi a Londra e a Newyork: lo storico dell’arte Ben Lewis, autore della pubblicazione del 2019 ‘The Last Leonardo‘, ha creato un NFT (Non-Fungible Token) di una versione del Salvator Mundi – la discussa opera di Leonardo da Vinci – che rappresenta Cristo con la mano destra alzata in segno di benedizione e l’altra mano che stringe un pugno di dollari. La NFT è stata ‘coniata’ sulla piattaforma Opensea e verrà messa all’asta durante il fine settimana di Pasqua nel Regno Unito.
Il controverso dipinto di Leonardo è stato venduto per 450 milioni di dollari nel novembre 2017 da Christie’s New York (ridate un occhio alla relativa campagna a firma Droga5); mentre gli eventuali profitti dalla vendita del NFT saranno divisi tra Lewis e la famiglia Hendry, di Baton Rouge in Louisiana che, come rivelato nel libro di Lewis, ha venduto il dipinto all’asta nel 2005 per 1.175 dollari (incluse le commissioni). La famiglia ha ricevuto solo 700 dollari dopo che queste ultime sono state detratte.
In The Last Leonardo, Lewis ha raccontato la ‘storia emozionante’ del dipinto Salvator Mundi, descrivendone il viaggio dallo studio dell’artista cinquecentesco alla sua consegna da Christie’s e la ‘scomparsa’ successiva alla vedita. Ora Lewis sta iniziando un nuovo capitolo di questa lunghissima storia, ‘coniando’ la nuova versione del Salvator Mundi con lo pseudonimo di Crypto Leonardo e il nome ‘Salvator Metaversi’.
Il racconto delle traversie del dipinto originale di Leonardo, da tempo perduto, inizia con il proprietario Basil Clovis Hendry Sr, titolare di una società metalmeccanica in Louisiana, prima che gli antiquari Robert Simon e Alexander Parrish lo acquistassero a New Orleans, nel 2005, per l’irrisoria somma prima evidenziata. La casa d’aste Christie’s aveva inizialmente rifiutato la commercializzazione dell’opera, ma dopo più di un decennio ha avuto una seconda possibilità, gestendo l’asta del 2017.
“Il mio target price è di 450 milioni di dollari in Ethereum, attualmente pari a 234.043 ether, la seconda criptovaluta più diffusa al mondo. Se anche non si vendesse, voglio almeno attirare l’attenzione sui folli eccessi e le ingiustizie del mercato dell’arte, in cui famiglie, che non sono consapevoli delle complessità del mercato dell’arte, vendono cimeli per qualche spicciolo e non ricevono commissioni di rivendita quando il il lavoro si rivela essere uno ‘sleeper’, il termine usato per indicare l’opera di un grande maestro delle pittura sconosciuta e sottovalutata”, ha spiegato Lewis alla testata online.
“Gli artisti riceveranno una percentuale delle vendite secondarie degli NFT”, ha aggiunto Lewis. “Mi piacerebbe vedere una pratica simile adottata dalle case d’asta con una percentuale della rivendita di cimeli di famiglia e tesori che vada agli ignari proprietari originali”.
Le piattaforme NFT, in effetti, offrono agli autori una percentuale di tutte le vendite future, ma le commissioni di rivendita vengono pagate solo se l’opera viene rivenduta ‘on-chain’ sulla piattaforma che ha coniato l’NFT. Questo è vero in tutto il settore poiché ogni Smart Contract è specifico solo per la ‘mercato’ che ha creato l’NFT.