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Si allarga il caso TikTok. Dopo la decisione della Commissione Europea di proibirlo ai dipendenti, tocca agli Stati membri. Zangrillo: “Blocco alla PA? Decisione a breve”

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Dopo la decisione della Commissione europea, che ha ingiunto giovedì scorso ai dipendenti di rimuovere TikTok dai propri dispositivi, anche personali, entro il 15 marzo, tocca al governo italiano valutare un possibile blocco di Tik Tok per i dipendenti pubblici. La sicurezza dei dati non sarebbe garantita dalla app cinese, secondo il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo. A Repubblica ha infatti dichiarato che “il tema è all’attenzione da qualche giorno” (quindi prime della ‘mossa’ della Commissione, ndr) e che sul tema starebbe lavorando il Copasir.

“È evidente che il mio ministero, avendo 3,2 milioni di dipendenti, è fortemente coinvolto nella questione Tik Tok”, ha aggiunto il ministro Zangrillo. “Le opzioni possono essere di muoversi come si è mossa la Commissione europea. O eventualmente assumere una decisione diversa. È una scelta che non posso compiere in solitaria, mi devo confrontare con le altre istituzioni e insieme concorderemo una linea”.

L’argomento è abbastanza chiaro nella sua problematicità: evitare che il governo cinese, a cui a tutte le attività economiche sono soggette per legge, possa ottenere informazioni e big data riservati sui dipendenti pubblici europei. Dopo le istituzioni comunitarie (a seguire la Commissione si sono aperte le discussioni anche nel Consiglio e nel Parlamento) ora è il momento degli Stati membri della Ue che non possono restare indifferenti a questa potenziale minaccia. Il ministro Zangrillo ha già dichiarato che tempi per una decisione anche in Italia saranno stretti, con un possibile vertice del Governo sul tema già all’inizio della prossima settimana.

Sull’altro piatto della bilancia quello che a tutti gli effetti si configurerebbe come uno ‘sgarbo’ alla Cina, paese da cui importiamo beni per oltre 54 miliardi e a cui esportiamo merci per 14,6 miliardi, ma le norme europee sono chiare: i dati di tutti cittadini della EU sono protetti dal GDPR, secondo il quale i server che li gestiscono devono essere stanziati in Europa. TikTok ha già aperto un data center in Irlanda, e sta pianificando di aprirne altri due per sostituire quelli per ora ancora localizzati a Singapore.

Ma i dai europei sono realmente protetti contro gli accessi da parte cinese? La questione è quanto meno controversa, nonostante ci siano state rassicurazioni da parte di Shou Zi Chew, CEO del social media. Ma un recente annuncio di mutamenti nella policy ha rivelato che in realtà i dipendenti di ByteDance – la Casa madre di Tik Tok – abbiano accesso ai dati degli utenti europei. Ciò sarebbe fatto per garantire che la loro esperienza sulla piattaforma sia “coerente, piacevole e sicura”.

Secondo la testata britannica The Guardian, la stessa responsabile della privacy di TikTok in Europa, Elaine Fox, avrebbe ammesso che “in base a una comprovata necessità di svolgere il proprio lavoro, consentiamo ad alcuni dipendenti del nostro gruppo aziendale l’accesso remoto ai dati degli utenti europei di TikTok”.