Uno studio promosso da Ipsos e Vincenzo Cosenza, Fondatore dell’Osservatorio Metaverso, ha indagato in profondità le attitudini, comportamenti e prospettive degli italiani rispetto al Metaverso, Realtà Immersive e Intelligenza Artificiale. Dallo studio condotto su un campione di quasi 1.500 persone di età compresa tra i 16 e 65 anni, emerge una buona conoscenza del concetto di Metaverso. Infatti, il 92% degli italiani dichiara di conoscere che cosa sia un metaverso, il 77% è in grado di descriverlo spontaneamente e più della metà del campione fornisce una descrizione che si avvicina molto a quella che ne danno gli esperti, definendolo come un mondo virtuale in cui le dinamiche di interrelazione consentono di performare diverse attività.
“Il nostro Osservatorio ha l’obiettivo di studiare come si evolve nella società italiana il processo di adozione delle nuove tecnologie legate al Metaverso, per supportare i brand che intendono operarvi e fare scelte strategiche”, evidenzia in una nota Silvia Andreani, Client Officer di Ipsos. “Solo rimettendo l’umano al centro della narrazione e delle esperienze, scandagliando a fondo perché il Metaverso sia necessario, riusciremo a costruire valore e opportunità”.
A livello generazionale, sono i Millennials – e non i giovanissimi – che dichiarano di approfondire e conoscere maggiormente le tematiche legate ai metaversi e alle realtà immersive come avatar, extended reality (AR, VR) e AI, ma anche criptovalute e NFT. Fino ad ora la sperimentazione delle attività fatte nel Metaverso da parte degli user è stata piuttosto diversificata. Il 32% ha svolto più di un’attività, tra cui giocare o trascorrere del tempo con amici (33%); acquistare oggetti reali come vestiti e scarpe o esplorare un’altra città (30%). Tra i mondi virtuali visitati, infatti, in testa si vedono Fortnite e Minecraft, anche se la maggior parte del campione ha scarsa memorabilità rispetto a piattaforme specifiche.
In linea generale, le attitudini verso il Metaverso sono più di apertura che di scetticismo. Il 58% ritiene che in futuro grazie alle esperienze immersive virtuali potrà imparare a fare cose nuove e il 52% ritiene che le esperienze che si possono fare siano emozionanti. Come ogni nuova innovazione tecnologica è accompagnata da un po’ di ansia verso la mancanza di privacy (38%) e si teme una certa confusione in negativo tra realtà fisica e virtuale (40%).
L’atteggiamento più generale che emerge dalla ricerca è quello di concepire il Metaverso e le realtà immersive non come un’alternativa alla realtà fisica, ma come un modo per esaltare l’experience online, in particolare: gaming (48%), intrattenimento compresi film e concerti (45%) educazione e apprendimento (41%) e shopping (40%). Tuttavia, alcune barriere restano soprattutto in termini di accessibilità: il 37% ritiene il Metaverso sia ancora troppo costoso (la percentuale più alta 44%, si registra tra gli appartenenti alla GenZ). Infatti, il possesso di visori per le realtà immersive è del 10% e il costo elevato viene citato ancora una volta come principale barriera all’acquisto.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE E CHATGPT: LA NOTORIETÀ IN ITALIA
La ricerca Ipsos per l’Osservatorio Metaverso ha indagato anche le opinioni degli italiani sull’Intelligenza Artificiale. L’indagine rivela come la maggioranza delle persone in Italia (65%), principalmente uomini, conosca le applicazioni legate all’intelligenza artificiale che automatizzano ad esempio la creazione di testi, articoli di blog e post sui social media. Tra questi, il 37% afferma di averne una buona conoscenza e ciò è maggiormente evidente tra la fascia d’età più giovane, il 28% ne ha soltanto sentito parlare, il 25% ne è a conoscenza ma non le ha mai utilizzate e il 10% le conosce e le ha anche utilizzate. Al contrario, è il 35% ad affermare di non esserne completamente a conoscenza.
Tra le diverse applicazioni legate all’intelligenza artificiale, il 40% delle persone in Italia dichiara di conoscere principalmente ChatGPT, che distacca di molto altri tool come: Dall-E (conosciuto dal 18%), Bard di Google (16%), Stable Diffusion e Midjourney (12%). Il 25%, al contrario, dichiara di non conoscere nessuno dei tool citati, in misura maggiore tra le persone più adulte.
L’indagine infine registra un atteggiamento positivo relativo all’utilizzo di applicazioni legate all’intelligenza artificiale: per il 44% delle persone semplificheranno i processi e per il 41% saranno un valido supporto per la propria vita professionale, idea prevalente tra la fascia di popolazione più giovane.
Ma non tutte le persone sono d’accordo con questa visione positiva. Infatti, per il 26% toglieranno dei posti di lavoro, per il 24% rappresentano una minaccia per la nostra creatività umana e, infine, per il 16% amplificheranno ulteriormente il gap tecnologico.
TIPOLOGIE DI ITALIANI NEL METAVERSO: LE METAPERSONAS
Lo studio Ipsos ha consentito di mettere in luce e approfondire quattro diverse Metapersonas che si differenziano per livelli di adozione e coinvolgimento rispetto alle tecnologie immersive e al Metaverso.
PIONIERI (37%) – “Il Metaverso è la nuova terra da esplorare, per primi”: early adopters per natura, entusiasti e curiosi verso le nuove tendenze lanciate nel mercato soprattutto in ambito tecnologico. Vivono il Metaverso e le tecnologie immersive come una nuova frontiera da esplorare e in cui sentirsi perfettamente a proprio agio, senza paura di confusione tra virtuale e reale. Hanno già ampiamente vissuto molteplici esperienze immersive – dal gaming, allo shopping, al fitness, alla scuola e al lavoro – e si aspettano di continuare a viverle in questi mondi. Hanno più NFT delle altre Metapersonas proprio perché per loro rappresentano «un nuovo valore» per accedere e beneficiare di questo nuovo mondo. Oggi il Metaverso, domani chissà?
DISTANTI E IMPAURITI (30%) – “Il Metaverso non mi interessa e forse è persino una minaccia”: ritengono il Metaverso troppo costoso e non sono disposti a investire risorse per accedere a questa nuova tecnologia. Inoltre, non si sentono parte di questa realtà virtuale e la vedono addirittura come una minaccia per la loro identità e la loro integrità personale. Il timore e la paura spaziano in termini sia di impatto sociale che di conseguenze sul piano individuale, come la perdita di controllo tra realtà fisica e virtuale e una minaccia per la privacy.
IMMERSI (20%) “Nel Metaverso vivo un’altra dimensione, spesso migliore, di me”: caratterizzati da un atteggiamento entusiasta e positivo nei confronti del Metaverso, che sembra quasi assumere i tratti di Second Life potenzialmente utilizzato in passato da molti di loro. Lo vivono come un altro mondo, dove possono esprimersi liberamente e migliorare se stessi, dando persino il meglio di sé e delle proprie capacità. Vivono l’emozione di essere immersi in una realtà virtuale e credono che il Metaverso possa migliorare la nostra vita in diversi modi, soprattutto a livello educativo, per questo motivo approfondiscono qualsiasi tematica legata a VR, AR, AI, cripto etc.. Hanno già vissuto alcune attività in modalità immersiva, ma si aspettano di farne uso ancora di più in futuro, soprattutto in termini di upgrade personale, ovvero imparare cose nuove, esplorare città e partecipare a concerti.
FUNZIONALI (13%) – “Il Metaverso è uno strumento”: caratterizzati da un approccio pragmatico e funzionale all’uso del Metaverso, infatti, lo vedono principalmente come una risorsa per svolgere attività utili e funzionali nella vita quotidiana, come fare acquisti, partecipare a riunioni di lavoro o socializzare con amici e colleghi se impossibilitati altrimenti. Molto attenti all’efficienza e alla praticità, associano il Metaverso spontaneamente ai tool che si utilizzano per navigarlo (visori, cuffie…).
“Credo sia importante per le aziende non farsi condizionare dall’hype mediatico e monitorare con attenzione le opinioni degli italiani per capire come progettare customer experience sempre più immersive e rispondenti ai bisogni delle persone”, conclude Vincenzo Cosenza, Fondatore dell’Osservatorio Metaverso . “L’Osservatorio Metaverso vuole offrire una guida concreta ai brand che vogliono affrontare le sfide del nuovo ‘marketing aumentato’, un marketing in grado di usare strategicamente dati e tecnologie”.