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Simone Rinzivillo, Archetipo: “L’AI già guida la Search. Nel prossimo futuro sarà utilizzata per creare altri momenti di ricerca”

Simone Rinzivillo
Simone Rinzivillo, CEO Archetipo

Quello dell’AI è un settore in fermento. Lo dimostra il continuo e costante flusso informativo che ormai da mesi cattura l’attenzione di tutti, esperti e meno esperti. Dalla vicenda LaMDa dotato di coscienza all’apertura al pubblico di DALL-E e ChatGPT, dalla normativa UE sull’intelligenza artificiale agli accordi internazionali sullo sviluppo di tecnologie AI, l’Intelligenza Artificiale è ormai al centro di riflessioni quotidiane di natura etica, normativa e tecnologica. Ne abbiamo parlato con Simone Rinzivillo di ARCHETIPO, agenzia specializzata nel marketing e nella comunicazione digitale, analizzando lo scenario attuale e i cambiamenti che l’implementazione dall’AI apporterà nel digitale sia in termini di esperienza utente, sia per quanto riguarda le professioni legate al settore.

Negli ultimi periodi, stiamo assistendo a un susseguirsi continuo di notizie relative al mondo dell’AI, come, ad esempio, il recente accordo USA e UE sullo sviluppo di AI per affrontare le maggiori sfide globali o gli annunci, quasi all’ordine del giorno, da parte di Big Tech di piani di investimento multi milionari nel settore. Siamo agli albori di una nuova era tecnologica?

Sì, un’era che però ha avuto inizio negli anni Cinquanta dello scorso secolo, quando appunto sono cominciati i primi studi in ambito AI. Oggi stiamo vivendo la fase di implementazione dell’AI, iniziata già da qualche anno in realtà, ma che il rilascio di modelli immediati come ChatGPT e DALL-E ha reso sicuramente più evidente all’opinione pubblica. Anche gli investimenti sia pubblici sia privati su scala globale sono la testimonianza di quanto questo settore impatterà, nel giro di pochissimi anni, sulle nostre vite. Per questo motivo i governi si stanno muovendo per disciplinare il settore a livello normativo.

Anche l’Italia è sempre più interessata all’AI. Dagli ultimi dati forniti dalla School of Management del Politecnico di Milano, il 2022 è stato l’anno della svolta per il mercato nel nostro Paese. Quali sono le maggiori opportunità offerte dall’AI in ambito digitale?

Quando si parla di Intelligenza Artificiale, bisogna ricordare che è un termine generico per indicare sistemi che apprendono o migliorano le performance in base ai dati che utilizzano. Spesso viene utilizzato come sinonimo per quelli che sono in realtà a sue branche come, ad esempio, il Machine Learning o il Natural Language Processing. Ognuna di queste branche rappresenta già un’opportunità in ambito digitale. Il Machine Learning è ovunque: gli algoritmi di apprendimento automatico sono alla base delle nostre esperienze di acquisto online aiutano i retailer a rendere tali esperienze più sicure, semplici ed efficienti; il Natural Language Processing, invece, è alla base dei traduttori automatici, di chatbot ma anche di ChatGPT o DALL-E. E sono proprio le soluzioni NPL le più diffuse ad oggi sul mercato italiano. Sebbene le AI siano già largamente diffuse e il loro utilizzo diventerà sempre più pervasivo, è necessario che le aziende creino un sistema strutturato in grado supportare l’implementazione attraverso meccanismi di coordinamento delle competenze interne, coinvolgendo tutti gli stakeholder aziendali.

Il 2023 si prospetta essere l’anno della definitiva ascesa delle AI su scala globale, soprattutto dei modelli conversazionali. Quanto questo impatterà sulle modalità di ricerca online a cui siamo stati abituati fino ad adesso?

L’AI è integrata già da molto tempo nelle ricerche online, un’integrazione che è passata inosservata a chi non lavora in questo settore. Basti pensare all’algoritmo Google MUM (rilasciato nel maggio del 2021), applicato per la valutazione delle informazioni e la ‘definizione’ dei risultati, poiché capace di apprendere informazioni da una moltitudine di formati, tra cui testi, foto e video e di valutarle contemporaneamente a livello di tematiche e di concetti. Ma non solo, anche Google Lens è un esempio di applicazione concreta dell’AI (Google MUM) alla nostra ricerca quotidiana di informazioni che ci permette di effettuare ricerche utilizzando testi e immagini. È a nostra disposizione e già ampiamente utilizzato (10 miliardi di ricerche al mese) tuttavia i non addetti ai lavori non hanno mai associato questa esperienza di ricerca, così come quella ’tradizionale’ su Google Search, alla capacità di comprendere ed elaborare le informazioni di un’intelligenza artificiale. L’AI come fonte di risposte è diventata virale negli ultimi mesi con l’apertura al pubblico di ChatGPT, che in breve tempo e intelligentemente, ha catalizzato l’attenzione di pubblici che già da tempo interagivano con modelli AI senza esserne pienamente consapevoli. Inoltre, la sua recentissima integrazione in Bing ha fatto comprendere meglio lo scenario entro cui la Search si sta muovendo da almeno due anni e continuerà a muoversi nei prossimi anni. In tal senso, ritengo che sia necessario fare una distinzione tra definizione dei risultati, valutazione delle informazioni ed esperienza di ricerca. Nei primi due casi l’implementazione dell’AI è avvenuta da tempo e continuerà ad evolvere, e Google, essendone stato precursore, si trova sicuramente in una posizione di vantaggio rispetto ad altri ecosistemi. Per quanto riguarda l’esperienza di ricerca, invece, ChatGPT in Bing e Google Bard introdurranno un cambiamento più tangibile, apportando un approccio conversazionale che creerà altri momenti di ricerca, a un livello di esplorazione probabilmente abbastanza alto, consentendoci sia di reperire più velocemente concetti di base rispetto a un determinato interesse, sia di semplificare gli argomenti, anche quelli più complessi. Come hanno testimoniato i recenti errori in cui sono incappati sia Google Bard sia Bing AI, i modelli AI necessitano di fasi di testing rigorose per garantire ‘risposte’ soddisfacenti non solo in termini di qualità, ma soprattutto in ottica di ‘sicurezza e fondatezza con le informazioni del mondo reale’.

Si parla sempre più dell’importanza che assumerà la prompt engineering nei prossimi anni. In futuro, ci basterà immettere il prompt giusto?

Nel prossimo futuro ci troveremo a interagire con diversi modelli AI di tipo generativo (text-to-text, text-to-image e text-to-video) che combinati tra loro saranno sempre più integrati nei processi, anche quelli di natura creativa in ambito marketing e comunicazione. Questi modelli si basano su quella che viene definita prompt engineering, ovvero la branca dell’AI che consente l’interazione uomo-macchina attraverso prompt (istruzioni, domande, data input) capaci di produrre risultati utili o desiderabili. Va da sé che l’ingegnere del prompt o prompt engineer sarà sicuramente una figura professionale tra le più ricercate nel breve termine. Il prompt engineer è in grado di fare la domanda ‘giusta’ (non solo perché in possesso di una solida conoscenza dell’applicativo, ma anche perché esperto del settore in cui opera) per ottenere i risultati desiderati o utili che vanno sviluppati, in un secondo momento con il supporto, per esempio, dei team marketing e comunicazione per trasformare i risultati ottenuti in prodotti fini e verificati. Tuttavia, la capacità di immettere il giusto prompt potrebbe essere anche una nuova competenza che i profili professionali dovranno acquisire, per completare appunto la loro expertise, in un futuro molto prossimo: ad esempio, un content creator, se esperto di prompt, potrà convogliare le sue energie nella fase creativa del contenuto, piuttosto che nella mera esecuzione, delegando quest’ultima ad AI generative. I modelli AI, pertanto, rappresenteranno un valido strumento che come tale necessiterà comunque dell’intervento umano.