La mossa che ha aperto lo scontro tra Donald Trump e Twitter è senza precedenti: per la prima volta nella sua storia il fact-checking sui cinguettii del presidente americano ha avvisato i lettori che le dichiarazioni di Donald Trump avrebbero potuto essere ‘infondate’. Immediata la reazione del Presidente USA contro la piattaforma social in cui è presente con oltre 80 milioni di follower. Twitter “interferisce nelle presidenziali del 2020”, ha replicato Trump, “sopprime la libertà di espressione e io come presidente non consentirò che accada”. Poco prima, il direttore della campagna per la rielezione di Trump, Brad Parscale, aveva a sua volta accusato il social media e tutta la Silicon Valley di faziosità.
A meno di sei mesi dall’Election Day, lo scorso 11 maggio Twitter aveva fatto sapere che avrebbe allertato contro la possibile disinformazione, impedendo l’utilizzo della sua piattaforma per “manipolare o interferire nelle elezioni o in altri processi civici”. Sotto i tweet (due) di Trump sono dunque comparsi il punto esclamativo di allerta che rinviavano alla verifica delle informazioni. Il social media ha confrontato le asserzioni del comandante in capo con quanto riportato da alcune fonti di stampa e in particolare da Cnn e Washington Post, ovvero due tra le testate più detestate dal presidente americano. Non è stato esplicitamente scritto che le affermazioni di Trump fossero false, ma il messaggio, per tutti coloro che sapessero leggere, era evidente.
Anche la Borsa di New York ha reagito negativamente alle minacce proferite di Trump, facendo calare l’indice Nasdaq, quello dei titoli tecnologici, in un giorno in cui il Dow Jones è invece cresciuto. E questo nonostante Facebook non avesse posto in essere nessun nessun alert, nessun richiamo ai fact-checker, nessuna polemica con la Casa Bianca.
Massimo Bolchi