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Quattrociocchi, La Sapienza: “Non si può fare conto sulle visualizzazioni pregresse per prevedere quale sarà l’impatto futuro di una comunicazione virale”

di Massimo Bolchi

Nel corso della sessione pomeridiana di ‘Influencer Marketing 2023’ è stata presentato da Walter Quattrociocchi, Professore di Informatica e direttore del Center for Data Science and Complexity for Society Università La Sapienza di Roma, un interessante lavoro sulla viralità delle informazioni: come connettere, coinvolgere, ed esasperare le informazioni non dà sempre il via alla viralità, ma crei piuttosto delle ‘echo chamber’ dove ognuno trova nell’opinione condivisa dagli altri la rassicurazione che cerca.

“Un mondo ricco informazioni provoca un calo dell’attenzione finale del ricevente“, afferma Quattrociocchi. “Al vecchio modello di distribuzione gerarchica, mediata dal addetti, per lo più giornalisti, si è sostituita una struttura orizzontale basata sul peer-to-peer. Questo ha portato con sé due effetti: da un lato la formazione di comunità che la pensano allo stesso modo, rafforzandosi ciascuno nelle convinzioni dell’altro, e dall’altro la polarizzazione estrema di queste comunità, nutrite dallo stesso genere di informazioni e respingenti verso qualsiasi altra”.

“Queste echo chamber si sviluppano secondo modelli conosciuti, per cui il grosso delle informazioni condivise cresce e si mantiene fino a quando non si scatena improvvisamente una tempesta di sentimenti respingenti e negativi. L’hype non c’è più”, spiega Quattrociocchi. “L’improvvisa saturazione tende poi a dar vita a reazioni negative più intense e infuocate: alcune categorie di topic mostrano una relazione più forte tra la velocità di saturazione e l’evoluzione dei sentimenti personali dell’utente”.

“In ultima analisi”, conclude il professore, “si arrivano ad avere paradossi quali i social generalisti (Facebook e X, ad esempio) molto più orientati in senso estremistico, grazie appunto alle camere dell’eco, rispetto a social media schierati, come GAP, che si colloca saldamente nell’area dell’estrema destra USA”.

“L’ultimo paradosso di questo modello è che non si può fare conto sulle visualizzazioni pregresse per prevedere quale sarà l’impatto futuro di una comunicazione: la dimensione della pagina non è indicativa della viralità potenziale, perché questo dato è totalmente nelle mani degli utenti che si muovo secondo le logiche di un mercato dell’intrattenimento. E se consideriamo che i famosi ‘sei gradi di separazione’ esistenti nel mondo fisico si riducono a poco più di tre sui social media, anche la viralità (o meno) di qualsiasi contenuto risulta accelerata in proporzione, tanto nella fase di crescita condivisa, quanto in quella di rifiuto”.