In un mondo dominato da una lettura tecnica dell’innovazione tecnologica, cresce l’importanza di aggiungere una nuova lente per osservare l’AI attraverso studi filosofici, psicologici, sociali e storici che aiutino nella comprensione del contesto, nelle conseguenze morali, sociali e etiche dell’uso dell’AI, nella possibilità di affrontare sfide complesse attraverso approcci multidisciplinari e, infine, nell’interazione con gli esseri umani.
È l’analisi di Fondazione Randstad AI & Humanities presentata durante il convegno ‘AI & Humanities: una nuova idea di futuro’, al MUDEC – Museo delle Culture di Milano. Accademici ed esperti hanno esposto opportunità e limiti dei modelli di GenAI in una cornice di integrazione tra scienze tecniche e umane. Ed è all’interno di questa cornice che nasce la Fondazione Randstad AI & Humanities per studiare e promuovere un contributo effettivo e valoriale delle scienze umanistiche per lo sviluppo, utilizzo e integrazione dell’AI nella nostra vita e nel nostro lavoro.
“Nell’utilizzo dei sistemi di AI tra i vari ‘malfunzionamenti’ o pregiudizi – osserva in una nota la Fondazione – si stanno evidenziando fenomeni preoccupanti e non adeguatamente affrontati come il bias sycophancy, il ‘servilismo delle macchine’. L’AI tende a confermare le convinzioni degli utenti, sostenendo eventuali bias e creando vere e proprie ‘camere d’eco’ digitali. Un problema che rappresenta un rischio poiché non solo limita l’innovazione, se non integrato con un pensiero critico e umanistico, ma rischia di diffondere pregiudizi o disinformazione.
Alle sfide dei modelli oggi in uso si aggiungono quelle dei nuovi modelli da poco annunciati come la GenAI e reasoning (come l’ultimo nato in casa OpenAI). Nati per risolvere problemi complessi, aprono le porte a nuove opportunità scientifiche strategiche, economiche e sociali per aziende e università. Secondo un’indagine di Harvard Business School, i professionisti che utilizzano l’intelligenza artificiale – e in particolare i modelli di linguaggio come GPT4 – risultano più produttivi, perché completano in media il 12,2% di attività in più e il 25,1% più rapidamente, con una qualità superiore del 40%. Ma ci sono alcuni compiti (non facili da individuare a priori) non alla portata dell’AI e per questi chi la usa ha il 19% di probabilità in meno di produrre risultati corretti. Questo dimostra che l’AI può rappresentare effettivamente una leva di efficienza, ma per garantire un’applicazione realmente efficace e personalizzata al contesto di riferimento va affiancata da pensiero critico e umanistico.
La fondazione AI & Humanities
Promossa da Randstad Italia, talent company specializzata nei servizi hr, la Fondazione AI & Humanities attiverà programmi interdisciplinari di ricerca e formazione con esperti di AI e professionisti delle scienze umane su progetti che esplorano l’impatto sociale, etico e culturale dell’AI, finanziando borse di studio dedicate.
Realizzerà indagini su come l’AI stia trasformando il mercato del lavoro e le competenze delle professioni del futuro. Inoltre, stimolerà un dialogo tra mondo accademico, imprenditoriale e istituzionale attraverso incontri e seminari con scienziati, filosofi, storici, artisti e leader aziendali sull’integrazione dell’AI nella società.
Presidente dell’Advisory Board è Paola Pisano, Professoressa all’Università di Torino e già Ministro per Innovazione Tecnologica e la transizione digitale. Ne fanno parte Mirja Cartia d’Asero, Amministratrice Delegata del Gruppo 24 Ore, Gianni Letta, Presidente Civita, Pamela Morassi, Capo Segreteria del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Massimiliano Patacchiola, Senior AI Research Engineer in Tools for Humanity e Ricercatore presso Cambridge, Guido Saracco, Professore ed ex Rettore del Politecnico di Torino, Ersilia Vaudo, Chief Diversity Officer e Special Advisor on Strategic Evolution dell’ESA.
Le alleanze internazionali
Con l’obiettivo di diventare un hub globale per la riflessione critica sull’AI, la Fondazione Randstad AI & Humanities ha attivato due prime grandi alleanze internazionali: con il Center for the Future of Artificial Intelligence di Cambridge University promuoverà ricerche congiunte e scambi accademici sull’impatto dell’AI nel lavoro, l’educazione e la società; con UNESCO, attraverso la Queen Mary University of London, lavorerà su progetti interdisciplinari sul contributo delle humanities nello sviluppo etico e inclusivo delle tecnologie AI.
Portare la filosofia agli ingegneri e l’ingegneria ai filosofi
“Il cambiamento tecnologico dell’AI impone un approccio nuovo, scientifico tanto quanto umanistico. L’obiettivo non è solo limitare possibili rischi, quali bias o usi irresponsabili della tecnologia ma anche riuscire a sfruttare al meglio e velocemente le straordinarie opportunità dei nuovi servizi portati dall’avanzamento tecnologico”, afferma Paola Pisano. “La Fondazione è impegnata a promuovere una convergenza tra etica, scienze umane, tecnologia, economia e innovazione in tutte le sfide che affronterà affinché l’AI sia a beneficio di tutti: attori pubblici e privati, enti di ricerca ma anche cittadini comuni”.
“Per governare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale, è necessario promuovere un dialogo interdisciplinare che arricchisca sia il campo tecnico-scientifico che quello umanistico”, aggiunge Fabio Costantini, AD di Randstad HR Solutions e Consigliere di Fondazione Randstad AI & Humanities -. Serve portare ‘la filosofia agli ingegneri e l’ingegneria ai filosofi’ per sviluppare e utilizzare tecnologie etiche e sostenibili. La Fondazione esplorerà le intersezioni tra AI e Humanities per promuovere l’adozione di soluzioni tecnologiche che rispecchino i valori umani fondamentali, sostenendo un progresso tecnologico inclusivo, etico e sostenibile, attraverso attività di ricerca, formazione e dialogo con i massimi esperti a livello nazionale e internazionale”.