Google annuncia nuovi aggiornamenti su Privacy Sandbox, l’iniziativa aperta a tutto l’ecosistema per migliorare la tutela della privacy delle persone e allo stesso tempo fornire alle aziende e agli sviluppatori strumenti per supportare le proprie attività online.
Le novità rivelate oggi riguardano l’arrivo della versione beta di Privacy Sandbox per Android sui dispositivi idonei – un’implementazione graduale che parte da un piccolo gruppo di dispositivi Android 13 e che si espanderà nel tempo – e sono il risultato di un lavoro in collaborazione con l’ecosistema mobile per creare soluzioni che proteggano le persone e siano funzionali per gli sviluppatori. Con la versione beta, utenti e sviluppatori potranno ora sperimentare e valutare queste nuove soluzioni nel mondo reale.
A questo proposito, Anthony Chavez, VP Privacy Sandbox di Google, scrive in una nota: “Nell’ultimo anno abbiamo lavorato a stretto contatto con il settore per raccogliere feedback e iniziare a testare le versioni sperimentali di Privacy Sandbox. Oggi entriamo nella fase successiva di questa iniziativa, implementando la sua prima versione beta per Android sui dispositivi idonei. Con la versione beta, utenti e sviluppatori potranno sperimentare e valutare queste nuove soluzioni nel mondo reale”.
“La versione beta di Privacy Sandbox su Android verrà implementata gradualmente”, prosegue, “a partire da una piccola percentuale di dispositivi Android 13, e si espanderà nel tempo. I dispositivi partecipanti saranno determinati in modo casuale. Chi verrà selezionato per la versione beta, riceverà una notifica informativa da Android”.
La versione beta di Privacy Sandbox fornisce nuove API progettate ponendo la privacy al primo posto e che non utilizzano identificatori in grado di tracciare l’attività delle persone su app e siti web. Le app che scelgono di partecipare alla versione beta possono utilizzare queste API per mostrare annunci pubblicitari pertinenti e misurarne l’efficacia.
L’obiettivo di Privacy Sandbox è quello di migliorare la privacy delle persone fornendo allo stesso tempo alle aziende gli strumenti per avere successo online. Approcci diversi che non forniscono alternative praticabili agli strumenti odierni danneggiano gli sviluppatori di app e non risultano adatti per tutelare la privacy delle persone perché conducono a forme meno private di tracciamento, come per esempio il ‘fingerprinting’ dello smartphone.
”Questo è il motivo per cui stiamo lavorando con l’ecosistema mobile per creare soluzioni che proteggano le persone e siano funzionali per gli sviluppatori”, conclude Chavez. “Dall’annuncio di Privacy Sandbox su Android, centinaia di aziende e sviluppatori di app hanno condiviso il loro feedback sulle nostre proposte di progetto e sulle anteprime delle API. Questi riscontri sono stati preziosi per dare forma ai progetti e accogliamo con favore un’ulteriore partecipazione da parte delle organizzazioni di tutto il settore”.