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Nuova bozza per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), crescono le risorse destinate al digitale: adesso sono 66 miliardi

La nuova bozza del PNRR è stata inviata alle forze di maggioranza, secondo quanto appreso da fonti di governo. Il documento con le linee di indirizzo per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non affronta però il nodo della governance, uno dei punti che più ha creato tensioni e fibrillazioni nel governo. Va da sé, quindi, che la bozza reciti, nella parte introduttiva “la presentazione del PNRR necessiterà di una più precisa definizione delle riforme e delle strategie di settore connesse al Piano e di ulteriori passaggi politico-amministrativi che consentano di finalizzare le progettualità e le tempistiche previste, attraverso l’individuazione dei soggetti responsabili, delle attività da compiere e delle modalità operative di lavoro e di coordinamento delle amministrazioni e degli attori istituzionali a vario titolo coinvolti”, che è un modo elegante per dire che c’è ancora molto da lavorare prima di vedere il vero documento da presentare all’UE. Entro fine aprile, ricordiamo en passant.

Comunque la notizia positiva riguarda gli investimenti previsti per il digitale, che vedono accrescere la dote prevista fino a 66 miliardi, benché – e questa volta è un post scriptum che si lega all’introduzione di cui sopra – “le risorse programmate dal Piano, a valere sul RRF, sono superiori ai 196 miliardi assegnati all’Italia”. Ma nessuna paura, perché “una volta finalizzata l’analisi sull’utilizzo di strumenti finanziari a leva, è verosimile che l’impatto in termini di indebitamento netto delle risorse impiegate in questo ambito si riduca”. E se non bastasse, “il confronto con la Commissione europea […] potrebbe determinare una riduzione dell’ammontare di risorse autorizzato, rispetto a cui risulta prudente mantenere un margine di sicurezza”.

Non essendo stata inserita nella bozza una voce specifica, non rimane che procedere cogliendo fior da fiore, per sommare tutte le risorse che saranno – sperabilmente – rivolte al digitale e alla digitalizzazione. A cominciare dall’innovazione e dalla digitalizzazione delle imprese, comprese quelle del comparto editoria e della filiera della stampa, la realizzazione di reti ultraveloci in fibra ottica, 5G ed investimenti per il monitoraggio satellitare che sono i punti della seconda componente della Missione 1 del PRR, che prevede su questo settore uno stanziamento di 25,8 miliardi, integrati da 800 milioni di ReactEu, un’iniziativa che porta avanti e amplia le misure di risposta alla crisi dovuta al virus.

“Ingenti risorse alcune delle quali già stanziate e di cui si punta ad accelerare i tempi di spesa, vengono allocate sul progetto banda larga, con particolare attenzione alle aree bianche e a quelle grigie. Viene finanziato il rafforzamento del programma Transizione 4.0, concentrando le risorse sulla dimensione più innovativa”, così è scritto nel testo della bozza.

Poi vi sono i 19,7 miliardi per la sanità digitale, che si dovrebbero ricavare dalla componente ‘Assistenza di prossimità e telemedicina’, incrementata di quasi tre miliardi, “finalizzata a potenziare e riorientare il SSN verso un modello incentrato sui territori e sulle reti di assistenza socio-sanitaria; a superare la frammentazione e il divario strutturale tra i diversi sistemi sanitari regionali”, recita la bozza.

Lo stanziamento per questa componente è di 7,5 miliardi, a cui si aggiungono 400 milioni di ReactEu. La seconda componente, ‘Innovazione dell’assistenza sanitaria’, anch’essa significativamente potenziata, è invece finalizzata a promuovere la diffusione di strumenti e attività di telemedicina, a rafforzare i sistemi informativi sanitari e gli strumenti digitali a tutti i livelli del SSN, a partire dalla diffusione ancora limitata e disomogenea della cartella clinica elettronica. L’investimento previsto a questi fini è di 10,5 miliardi, a cui si aggiungono 1,3 miliardi di ReactEu.

Passando a un altro settore, per la Pubblica Amministrazione digitale il Mef prevede di “lo sviluppo di un cloud nazionale e la effettiva interoperabilità delle banche dati delle PA in parallelo e in sinergia con il progetto Europeo GAIA-X, nel cui ambito l’Italia intende avere un ruolo di primo piano”. Tale componente deve concorrere a costruire un intervento di riforma strutturale, da precisare ulteriormente, che garantisca l’attuazione dei progetti e completi il percorso delle riforme della PA degli anni precedenti su alcuni aspetti cruciali. Uno specifico profilo di investimento nell’ambito della missione, con una sua autonomia progettuale, è volto a potenziare la digitalizzazione ed il capitale umano del sistema giudiziario italiano al fine di accelerare lo smaltimento del pregresso. “Tale linea di intervento, che assieme a quello sulla PA ha un impatto positivo anche sugli investimenti privati e l’attrattività del nostro sistema Paese, deve essere collegata a una strategia ambiziosa e condivisa di riforma della giustizia, da precisare meglio nel merito e nei tempi di attuazione”, scrive la bozza. Lo stanziamento totale per questa componente è di 11,3 miliardi.

Infine, nella bozza del Recovery plan sono previsti 5 miliardi per la digitalizzazione della pubblica amministrazione, guidata, secondo il Governo, dal piano Cashless e dalla lotteria degli scontrini.

Per chiudere questo breve survey, si ricorda che secondo la UE almeno il 20% degli investimenti del Next Gen EU dovranno essere indirizzati al digitale: se non altro, in questo senso, siamo in linea con le disposizioni europee.