In un lunedì mattina di fine gennaio, il management team di sei persone che sta dietro a ChatGPT, il chatbot AI più avanzato mai distribuito a un pubblico di massa, si riunisce per il suo incontro settimanale.
Mira Murati, Chief Technology Officer di OpenAI, si siede al centro del tavolo e fa segno al team di ChatGPT di iniziare il suo aggiornamento. C’è molto di cui parlare: il buzz intorno a ChatGPT è cresciuto da un brusio a un ruggito nei non molti giorni trascorsi dal suo lancio. Membri del Congresso, giornalisti, addetti ai lavori e utenti hanno espresso stupore, ansia e persino paura esistenziale per il potenziale del servizio, che consente agli utenti di inserire parole chiave o frasi e di ricevere risultati spesso incredibilmente buoni. Il più grande distretto scolastico degli USA ha vietato l’uso di ChatGPT e la stessa stessa Microsoft, che in precedenza aveva investito più di un miliardo di dollari nella startup, ha annunciato che integrerà gli strumenti di OpenAI nei suoi prodotti, investendo altri 10 miliardi di dollari nella società.
Nel frattempo, i dirigenti di ChatGPT, dopo aver rilasciato il prodotto ‘di corsa’ lo scorso autunno, sono alle prese con il suo successo incontrollato. Progettato per scopi di ricerca, ChatGPT ha raggiunto oltre 100 milioni di persone…
Il primo punto all’ordine del giorno della riunione è che il team sta scoprendo, giorno dopo giorno, in che modo ChatGPT bilancia l’accuratezza e la creatività nelle sue risposte. Piuttosto che recuperare risposte predeterminate, ChatGPT produce una risposta nuova a ogni richiesta dell’utente: è per questo che è nota come IA generativa e che la rende intelligente. Ma la tecnologia progettata per generare istantaneamente una risposta ‘originale’ può finire per ‘allucinare’, come affermano pudicamente gli sviluppatori di IA. In parole povere: “scrivere c…“.
Murati continua ad annuire, dopo aver dato una ‘leggera’ spinta che porterà a nuovi esperimenti per misurare l’accuratezza delle risposte rispetto alla loro ‘creatività’ nelle prossime settimane. Miliardi di dollari e milioni di posti di lavoro dipendono potenzialmente da questa linea di indagine; il fallimento nel dimostrare l’affidabilità di ChatGPT potrebbe mettere a rischio la posizione di OpenAI come esponente della tecnologia più promettente della Silicon Valley degli ultimi decenni e relegare gli strumenti dell’azienda allo status di banale ‘novità’, una delle tante.
OpenAI sta costruendo qualcosa di molto grande: un sistema con una conoscenza generale del mondo che può essere indirizzato a risolvere un numero quasi infinito di problemi. Anche se la metà dei dipendenti dell’azienda ritiene che il raggiungimento dell’intelligenza artificiale sia lontano 15 anni, secondo il MIT Technology Review, i modelli esistenti di OpenAI hanno capacità straordinariamente ampie. Con il lancio pubblico del suo programma di immagini generative Dall-E 2 lo scorso settembre e di ChatGPT a novembre, OpenAI ha risvegliato nel mondo la consapevolezza che la sua tecnologia può fornire oggi uno straordinario valore economico.
Murati, che è stata promossa a CTO nel maggio 2022, è al timone della strategia di OpenAI di testare i suoi strumenti in pubblico. Sebbene da un decennio i ricercatori stiano facendo passi da gigante nel campo dell’IA, la maggior parte dell’attività è rimasta chiusa nei laboratori di giganti tecnologici come Google, che per anni si sono concentrati più sulla produzione di articoli accademici che sulla realizzazione di prodotti commerciali innovativi.
OpenAI sta adottando un approccio diverso. Ha attratto i migliori talenti del mondo accademico, ma sta trasformando il loro lavoro in prodotti intelligenti e in applicazioni per il mercato di massa. Basta pensare a un gruppo – numeroso – di dottori di ricerca con l’energia di una forza vendita aziendale; ecco spiegato perché OpenAI sia stata la prima a suscitare un ampio interesse globale per l’IA.
Oltre al ChatGPT di alto profilo, milioni di persone hanno provato Dall-E, che evoca immagini in base alle richieste dell’utente. E poi prodotti come Whisper, uno strumento di trascrizione audio, e Codex, che trasforma le richieste in linguaggio naturale in codice, sono già utilizzati dalle aziende. Molte pagano per incorporare le API di OpenAI nel loro software e hanno firmato per inviare il feedback degli utenti. Questo feedback serve a migliorare i modelli fondamentali al centro della ricerca dell’organizzazione.
OpenAI ha già centinaia di clienti aziendali che utilizzano la sua tecnologia, da Jasper, la piattaforma di contenuti AI di due anni fa che è emersa dal nulla per guadagnare 90 milioni di dollari all’anno vendendo assistenza al copywriting, al Museo Salvador Dalí della Florida, dove i visitatori possono visualizzare i loro sogni in una mostra interattiva alimentata da Dall-E. Poi c’è Microsoft, che ora sta dotando Bing di funzionalità simili a ChatGPT, il tentativo dell’Amministratore Delegato Satya Nadella di dare a Microsoft rilevanza e ricavi nel search, dove Google controlla l’84% del mercato.
Quasi ogni aspetto dell’attività economica potrebbe essere influenzato dagli strumenti di OpenAI. Secondo il McKinsey Global Institute, applicazioni relativamente ristrette dell’IA, come l’automazione del servizio clienti, saranno più preziose per l’economia globale in questo decennio di quanto lo fosse la macchina a vapore alla fine del 1800. L’IA varrà molti, molti trilioni di dollari in più, o almeno così dicono i suoi più accaniti sostenitori.
Non sorprende che OpenAI abbia comunque i suoi detrattori. ChatGPT non è “nulla di rivoluzionario”, ha affermato Yann LeCun, capo scienziato di Meta AI, durante una conferenza tenutasi a gennaio. Gli evangelisti dell’open-source mostrano l’OpenAI come una scatola nera. Altri critici lamentano la cavillosità dei test pubblici, che sfruttano l’aura di laboratorio di ricerca per sfuggire a controlli più severi. Altri ancora sostengono che abbia volutamente ‘risparmiato’ sulla sicurezza, affidandosi a subappaltatori in Kenya per etichettare i contenuti tossici.
Inoltre, i concorrenti stanno iniziando a sfidare OpenAI. Lo scorso agosto, Stability AI ha lanciato il suo generatore di immagini AI, Stable Diffusion, rendendolo immediatamente disponibile ai consumatori. Sulla scia di ChatGPT, Google ha accelerato il rilascio di un chatbot, chiamato Bard, e la cinese Baidu ha annunciato l’intenzione di presentare il suo chatbot, Ernie.
La presentazione sbagliata di Bard da parte di Google le è costata la sbalorditiva capitalizzazione di mercato di 100 miliardi di dollari in un solo giorno; l’annuncio di Baidu, a febbraio, ha fatto impennare il prezzo delle sue azioni del 15%. Ecco come i modelli di OpenAI possono cambiare le carte in tavola, se le persone che ci sono dietro riescono a insegnare loro a distinguere i fatti dalla fantasia.
L’integrazione di Microsoft Bing con ChatGPT, d’altra parte, rende l’idea della necessità di pensare in grande, con funzioni dipendenti dalla scala come la recency e l’annotazione che potrebbero contribuire a ridurre le ‘allucinazioni’ (o le c…). Un prodotto di intelligenza artificiale che dispone di conoscenze aggiornate e può mostrare la logica che sta dietro ai suoi risultati è più affidabile e più facile da correggere. Resta da vedere se questi modelli fondamentali saranno redditizi per OpenAI come il search e l’advertising lo sono stati per Google o l’App Store per Apple.
Comunque il settore prenda forma, Murati sostiene che i clienti ne apprezzeranno la versatilità. Inoltre, l’AGI (Artificial General Intelligence) non nascerà da migliaia di mini-modelli su misura. “Anche se ci vorrà molto tempo per arrivare all’AGI”, afferma Murati, “la tecnologia che costruiremo lungo il percorso sarà incredibilmente utile agli esseri umani per risolvere problemi molto ardui”.