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La ‘nuova’ Tech Economy crescerà ancora, ma le peculiarità dell’Unione Europea si faranno sentire, specialmente sul cloud. La ricerca di Bain & Company

Roberto Prioreschi, Managing Director di Bain & Company Italia e Turchia

“Le aziende che hanno visto crescere in maniera significativa il loro valore sono spesso aziende tecnologiche o realtà caratterizzate da una strategia fortemente orientata alla tecnologia”, spiega Roberto Prioreschi, Managing Director di Bain & Company Italia e Turchia. “Nell’ultimo decennio, la tecnologia ha dimostrato di essere molto più di un’industria isolata: è diventata la forza primaria di creazione di valore in quasi tutti i settori, in tutto il mondo”.

Come conseguenza di ciò, il management aziendale deve essere a proprio agio nel gestire ritmi e implicazioni legate ai cambiamenti tecnologici. La seconda ricerca annuale sul settore tech presentata da Bain & Company, ‘Technology Report 2021‘, analizza appunto l’impatto della tecnologia su consumatori, aziende, economia e geopolitica.

“Il mercato tecnologico vive un momento di straordinaria evoluzione: da una parte la migrazione al cloud sta spingendo le aziende del settore a trasformare approccio commerciale e delivery in modo radicale” sottolinea in una nota Mauro Colopi, Partner di Bain & Company. “Nel paradigma dell’ ‘As a Service’, il cliente passa da eventi ciclici di rinnovo tecnologico a un’esposizione costante al servizio, dove l’eccellenza operativa e le capacità di gestione ottimale del Customer Value Management diventano elementi chiave per il successo. Dall’altra, anche il mondo dei servizi IT sta cambiando molto, con l’affiancamento ai system integrator tradizionali di nuovi Tech Provider, che fondono nativamente capacità di consulenza manageriale, design thinking ed eccellenza nell’ingegneria tecnologica, esprimendo livello di profittabilità e di crescita unici nel mercato”.

I venture capitalist fanno all-in sulla tecnologia: solo nei primi tre mesi dell’anno le start-up tecnologiche hanno rappresentato quasi il 70% dei loro investimenti

La tecnologia sta rimodellando l’economia, a partire dal capitale di rischio. Negli ultimi anni, abbiamo visto un trend crescente di finanziamenti di rischio sulle aziende tecnologiche. Il database Startup Investment Cruncher di Bain ha rilevato che, tra il 2010 e il 2020, le start-up tecnologiche hanno ottenuto la maggior parte dei finanziamenti di rischio tra tutte le operazioni di società di venture capital indipendenti e corporate venture capitalist.

Se è vero che gli investimenti di questo tipo nella tecnologia sono diminuiti del 13% tra il 2018 e il 2020, segnando il primo calo di questo tipo dal 2012, questi sono tornati a brillare durante la pandemia, con il valore totale degli investimenti di venture tech che è raddoppiato nel primo trimestre del 2021, rispetto allo stesso periodo del 2020, registrando il doppio del tasso di crescita degli investimenti in altri settori.

L’intelligenza artificiale e la tecnologia cloud sono i principali driver d’interesse del venture investment. Negli ultimi dieci anni, questi due segmenti della tecnologia sono cresciuti più del doppio degli investimenti di questi soggetti in tutti gli altri settori, e ora costituiscono più di un terzo del totale degli investimenti di venture nella tecnologia.

Gli hyperscaler fanno bene al mercato

Gli hyperscaler, cioè i giganti della tecnologia, sono i principali provider di servizi e strumenti cloud a livello globale. Sette grandi attori attualmente dominano il panorama tecnologico: Alphabet, Amazon, Apple, Facebook e Microsoft negli Stati Uniti, e Alibaba e Tencent in Cina. Secondo l’analisi di Bain, negli ultimi quindici anni, l’attività di M&A degli hyperscaler ha contribuito a rendere vivace il mercato e a creare un immenso valore per i consumatori.

Secondo la ricerca presentata, infatti, sebbene l’attività di M&A di questi player in realtà rappresenti solo una quota minore del panorama generale (solo il 5% del totale delle exit di start-up tecnologiche nell’ultimo anno), della maggior parte delle grandi acquisizioni tecnologiche beneficiano soprattutto i consumatori, in termini di riduzione dei prezzi, di accesso all’innovazione e di un miglioramento dei prodotti.

Il decoupling USA-Cina caratterizzerà il futuro

Diversi grandi Paesi stanno investendo ora più che mai nell’indipendenza della propria tecnologia e catena del valore. Negli ultimi anni, il disaccoppiamento delle economie e degli ecosistemi tecnologici di Stati Uniti e Cina ha guadagnato slancio, con entrambi i Paesi che pianificano investimenti significativi nello sviluppo tecnologico locale. La Cina prevede di spendere 1,4 trilioni di dollari nei prossimi anni in tecnologie infrastrutturali, intelligenza artificiale, semiconduttori e reti 5G.

Le recenti mosse dei due giganti evidenziano che il disaccoppiamento caratterizzerà il panorama negli anni a venire. Secondo l’analisi di Bain, dal 2016 al 2020, gli investimenti esteri diretti legati alla tecnologia tra gli Stati Uniti e la Cina sono diminuiti del 96%, creando incertezza per le aziende tecnologiche di tutto il mondo e richiedendo ai manager del settore un costante adattamento. Tuttavia, anche se il disaccoppiamento sembra inevitabile, l’industria tecnologica globale rimarrà co-dipendente, almeno per il momento.

Mercato del cloud europeo appetibile, ma la strategia è diversa

I fornitori di servizi cloud devono adattare le proprie strategie ai temi caldi attualmente sul tavolo: sicurezza dei dati, governance e requisiti di conformità normativa. Vincere nel Vecchio Continente, però, richiede una strategia diversa rispetto ad altre regioni, così come una forte capacità di resistere all’incertezza. I CIO europei controllano un quarto della spesa IT globale e più di un terzo di loro stima che almeno il 30% delle risorse informatiche sarà indirizzato al cloud pubblico entro tre anni. Il mercato del cloud dell’Europa occidentale da solo dovrebbe crescere più del 20% all’anno nei prossimi tre anni, fino a toccare quota 44 miliardi di euro. Ma le aziende del cloud non possono applicare in Europa le stesse strategie del resto dei mercati che servono: ci sono più di 20 lingue ufficiali in Europa, così come differenze significative nel PIL pro capite, situazioni politiche, gradi di maturità tecnologica e ostacoli normativi a livello continentale, nazionale e locale.

La conformità normativa è diventata negli ultimi anni ancora più critica per i CIO di realtà europee, poiché sono emersi nuovi regolamenti, tra cui quello relativo alla protezione dei dati (GDPR), la proposta di legge sui mercati digitali (DMA) e sui servizi digitali (DSA). I requisiti normativi hanno un peso enorme sulle decisioni di acquisto del cloud: la ricerca di Bain evidenzia come i clienti dei settori altamente regolamentati spesso ritardino l’adozione del cloud dal 10% al 20% rispetto ad altri settori.

Il risultato è che il mercato europeo del cloud si sta muovendo verso offerte fatte su misura per specifici settori, con test rigorosi per garantire che queste soddisfino le diverse esigenze dei clienti. Mentre uno spostamento del potere di mercato tra gli hyperscaler globali e i fornitori di cloud locali è improbabile nel prossimo futuro, date le fondamentali differenze di scala.

L’equilibrio dei semiconduttori si sta spostando

Mentre quest’anno ci si è concentrati intensamente sulla carenza di semiconduttori, c’è un elemento da tenere in considerazione, che ha implicazioni significative per il futuro del silicio: l’incremento della domanda di processori specializzati. Alla luce del fatto che i fornitori di servizi cloud hyperscaler (CSP) continuano a progettare più processori personalizzati in-house, la domanda di silicio specializzato è aumentata. Questo cambiamento non si tradurrà però in una fine dell’era del chip ad uso generale, che continuerà ad essere attuale grazie alla flessibilità del modello. Questo spostamento degli equilibri, tuttavia, apre diverse opportunità per le aziende attive in tutto l’ecosistema dei semiconduttori.