di Monica Gianotti
La Commissione Europea ha informato Apple del suo parere preliminare secondo cui le regole dell’App Store violano il Digital Markets Act (DMA), in quanto impediscono agli sviluppatori di app di indirizzare liberamente i consumatori verso canali alternativi per offerte e contenuti.
Come se non bastasse la Commissione ha anche avviato una nuova procedura di non conformità nei confronti dell’azienda di Cupertino per il timore che i suoi nuovi requisiti contrattuali per gli sviluppatori di app e gli app store di terze parti, compresa la nuova ‘Core Technology Fee’ di Apple, non siano in grado di garantire l’effettivo rispetto degli obblighi di Apple, sempre ai sensi del DMA.
Secondo il DMA, infatti, gli sviluppatori che distribuiscono le loro app tramite l’App Store di Apple dovrebbero essere in grado di informare gratuitamente i loro clienti sulle possibilità di acquisto alternative più economiche, indirizzarli verso tali offerte e consentire loro di effettuare gli acquisti.
Non una ‘mossa a sorpresa’ per Apple che solo qualche giorno fa aveva fatto sapere, in una dichiarazione rilasciata a Bloomberg, di rinunciare al rilascio di nuove funzionalità nell’Unione Europea – come Apple Intelligence, le funzioni iPhone Mirroring e SharePlay Screen Sharing – proprio a causa delle preoccupazioni legate al Digital Markets Act.
Ma torniamo all’indagine della Commissione. Attualmente, Apple utilizza tre serie di termini commerciali per regolamentare il rapporto con gli sviluppatori, inclusi criteri stringenti che limitano la libertà di comunicazione e promozione degli sviluppatori stessi.
Secondo la Commissione, nessuno di questi termini consente agli sviluppatori di informare i clienti su possibilità di acquisto alternative o più economiche. Ad esempio, gli sviluppatori non possono fornire informazioni sui prezzi all’interno delle app né comunicare direttamente con i clienti per promuovere offerte disponibili su canali diversi dall’App Store.
Inoltre, in base alla maggior parte dei termini commerciali a disposizione degli sviluppatori di app, Apple consente di indirizzare i clienti solo tramite ‘link-out’, ossia gli sviluppatori di app possono includere un link nella loro app che reindirizza il cliente a una pagina web dove il cliente può concludere un contratto. Il processo di link-out è soggetto a diverse restrizioni imposte da Apple che impediscono agli sviluppatori di app di comunicare, promuovere offerte e concludere contratti attraverso il canale di distribuzione di loro scelta.
Infine, sebbene Apple possa ricevere un compenso per aver facilitato, attraverso l’AppStore, l’acquisizione iniziale di un nuovo cliente da parte degli sviluppatori, le tariffe applicate da Apple vanno oltre quanto strettamente necessario per tale remunerazione. Ad esempio, Apple addebita agli sviluppatori un compenso per ogni acquisto di beni o servizi digitali effettuato da un utente entro sette giorni dall’uscita dall’applicazione.
L’esito dell’indagine entro 12 mesi dall’inizio del procedimento
Il parere preliminare non pregiudica l’esito dell’indagine, poiché Apple ha ora la possibilità di esercitare i propri diritti di difesa esaminando i documenti contenuti nel fascicolo d’indagine della Commissione e rispondendo per iscritto alle conclusioni preliminari della Commissione.
Se le opinioni preliminari della Commissione dovessero essere confermate, nessuna delle tre serie di condizioni commerciali di Apple sarebbe conforme all’articolo 5(4) del DMA, che impone ai gatekeeper di consentire agli sviluppatori di app di indirizzare gratuitamente i consumatori verso offerte al di fuori degli app store dei gatekeeper. La Commissione adotterà quindi una decisione di non conformità entro 12 mesi dall’avvio del procedimento, avvenuto il 25 marzo 2024.
Nuova indagine di non conformità sui termini contrattuali di Apple
La Commissione ha anche avviato una terza indagine di non conformità sulle nuove condizioni contrattuali di Apple per gli sviluppatori, come condizione per accedere ad alcune delle nuove funzionalità abilitate dal DMA, in particolare la fornitura di app store alternativi o la possibilità di offrire un’applicazione attraverso un canale di distribuzione alternativo. Finora Apple ha mantenuto l’opzione di sottoscrivere le condizioni precedenti, che non consentono affatto canali di distribuzione alternativi.
Parallelamente, la Commissione continuerà a intraprendere azioni investigative preliminari al di fuori dell’ambito della presente indagine, in particolare per quanto riguarda i controlli e le revisioni messi in atto da Apple per convalidare le app e gli app store alternativi.