L’Impresa 4.0, nelle sue varie articolazioni, è alle porte, anzi è già realtà che informa i progetti prossimi delle aziende che non intendono limitarsi a guardare inerti gli sviluppi che la tecnologia e l’impegno umano stanno facendo scendere in campo.
“Il Piano nazionale Impresa 4.0 è l’occasione per tutte le aziende che vogliono cogliere le opportunità legate alla quarta rivoluzione industriale”, recita il MISE nella sua presentazione. “Il Piano prevede misure concrete in base a tre principali linee guida: operare in una logica di neutralità tecnologica, intervenire con azioni orizzontali (e non verticali o settoriali) e agire su fattori abilitanti”.
Ed ecco allora che a disposizione ci sono un serie di interventi, dall’iperammortamento al Fondo di Garanzia, dagli Accordi per l’Innovazione ai Patent Box (per dare valore ai beni immateriali) che vanno tutti nella medesima direzione, quella di un cambiamento che, salvaguardando il valori di fondo, accolga il futuro come un’arena di sfide da affrontare e vincere. Ma tra reti neurali e CoBot, algoritmi e AI, come reagiscono all’innovazione le risorse umane, il punto di forza delle imprese “senza suffisso”, che dovranno adattarsi e modificare il loro modo di lavorare per accogliere le novità in arrivo.
In altri termini, come aumentare la produttività e rispondere alle esigenze dei dipendenti di diverse generazioni? A questo si è proposta di dare risposta la ricerca “Workforce United” di Ricoh, un’analisi a livello europeo da cui emerge come i dipendenti chiedano alle aziende tecnologie digitali che permettano di lavorare meglio e di risparmiare tempo. Gli intervistati sono ottimisti nei confronti della Digital Transformation, convinti che essa aumenti la produttività e l’efficienza. Indipendentemente dall’età, il 72% degli intervistati vorrebbe contribuire concretamente al successo della propria azienda e, anche grazie alle tecnologie, lavorare in modo più smart.
“I manager delle aziende”, è il commento di David Mills, Ceo Ricoh Europe, “dovrebbero essere incoraggiati da quanto emerso dallo studio. All’unanimità i dipendenti vorrebbero ottenere risultati migliori ed essere più produttivi. Questo rappresenta il primo passo per superare le inefficienze che hanno ostacolato le aziende europee, in particolar modo dopo il crollo economico del 2008. Dalla ricerca emerge come l’enigma della produttività non si risolva perseguendo un’idea vaga di innovazione. La risposta all’enigma sta nella capacità delle aziende di introdurre tecnologie smart e di supportare i dipendenti nello sviluppo delle competenze necessarie a trarre da esse il massimo valore”.
I risultati della ricerca, infine, lasciano pochi dubbi sul fatto che i dipendenti siano pronti a cambiare il proprio modo di lavorare, riconoscendo però di non potercela fare da soli. Grazie al supporto della propria organizzazione, vorrebbero migliorare le competenze e utilizzare al meglio le tecnologie introdotte. Oltre due terzi del campione (69%) pensa che le migliori aziende siano quelle che investono in tecnologie digitali e in attività di formazione e di aggiornamento. Rispondere a queste esigenze rappresenta per un’impresa il primo passo per aumentare la produttività e ottenere un vantaggio competitivo.