In Canada come in Australia: il ministro canadese Steven Guilbeault ha promesso proprio questo fine settimana una norma di legge per garantire che i giganti della tecnologia come Google e Facebook paghino per i contenuti delle notizie che diffondono sulle loro piattaforme.
La promessa, registrata dall’agenzia The Canadian Press, arriva a seguito dell’azione intrapresa dai quotidiani canadesi, che sono usciti con le prime pagine bianche nel tentativo di evidenziare la necessità urgente di essere pagati per il loro lavoro. News Media Canada, che rappresenta gli editori di giornali, ha organizzato questa campagna che ha visto circa 105 quotidiani in tutto il paese mostrare le prime pagine vuote giovedì scorso, con altre testate a seguire venerdì. Secondo l’organizzazione, infatti, i media canadesi stanno fallendo perché i loro contenuti vengono utilizzati gratuitamente da Google e Facebook, che al contempo controllano oltre l’80% degli investimenti in pubblicità digitale.
In una dichiarazione, il ministro Guilbeault ha affermato che il suo dipartimento sta studiando le opzioni di una formula ‘made in Canada’ per garantire che gli editori siano equamente compensati per le notizie che producono: “Le notizie non sono gratuite e non lo sono mai state. La nostra posizione è chiara: gli editori devono essere adeguatamente compensati per il loro lavoro e noi li sosterremo poiché forniscono informazioni essenziali a beneficio della nostra democrazia e della salute e del benessere delle nostre comunità”.
Sebbene i giganti della tecnologia abbiano svolto un ruolo positivo nel rendere le notizie accessibili, Guilbeault ha sottolineato che “dobbiamo affrontare lo squilibrio di mercato tra le organizzazioni dei mezzi di informazione e coloro che traggono vantaggio dal loro lavoro”, aggiungendo che il Governo sta esaminando attentamente come altri paesi, in particolare Francia e Australia, stanno gestendo la questione.
Non sorprendentemente, News Media Canada concorda: “l’Australia ha trovato la soluzione giusta: arbitrato obbligatorio se le aziende digitali non riescono a raggiungere un accordo con gli editori su quanto dovrebbero essere pagate” perché “queste enormi aziende americane ottengono praticamente tutte le entrate e non pagano per i contenuti”, ha affermato il presidente dell’organizzazione, John Hinds, in una lettera aperta ai parlamentari Parlamento.
Google e Facebook hanno però minacciato di chiudere i loro servizi in Australia se verrà implementata la politica di arbitrato obbligatorio. Tuttavia, Guilbeault ha suggerito che tali boicottaggi diventeranno insostenibili man mano che più paesi seguiranno l’esempio dell’Australia.