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“I_EM IN METAVERSE: sono come gli altri credono io sia.”, il metaverso si confronta con una malattia rara. Un progetto di comunicazione sociale firmato BB&C Group in collaborazione con Fondazione Paracelso e A.C.E. Milano

‘I_EM’ è il primo paziente con emofilia che, grazie all’agenzia BB&C, specializzata nella comunicazione per il mondo Health, è entrato nel metaverso di The Nemesis per interagire, farsi conoscere e giocare con i suoi coetanei.

Ma ‘I_EM’ è fermo, bloccato dal pregiudizio, dallo stigma di una malattia che lo considera fragile, come un vaso di cristallo. I suoi amici hanno paura di coinvolgerlo perché temono si possa fare male. Ma lui è pronto, a vivere come tutti gli altri, anche grazie alle nuove terapie, come nel mondo reale.

‘I_EM’ non interagisce ed è deciso a non fare nulla sino a che gli altri (avatar) non si muovono per conoscere le reali implicazioni e possibilità di un emofilico. Imparando così che la relazione con un emofilico, può essere come tutte le altre.

“In questi ultimo periodo vi è uno sforzo da parte dei differenti soggetti del settore della salute per dare visibilità e collocare nella giusta prospettiva le malattie rare”, dichiara nella nota Marzio Saffi, CEO dell’agenzia. “Troppo spesso quest’ambito appare marginale ma noi sappiamo quanto faccia la differenza per i pazienti e i loro familiari portare l’attenzione non solo della comunità scientifica, su questi temi. Anzi è proprio il pubblico giovane quello al quale rivolgersi utilizzando strumenti per stimolarne la curiosità per farne acquisire consapevolezza di cosa significhi essere emofilici, quali limiti e quali similitudini”.

“Di emofilia si vive. Questa è la grande verità. Con l’emofilia – spiega Alessandro Marchello, Presidente A.C.E. Miano – si può vivere anche bene, ma serve l’aiuto di tutti: della medicina, certo, ma anche della società. A volte l’emofilia può rappresentare un limite, non di chi la vive ma di chi non la conosce. Così, pur essendo una condizione di mancanza di salute, apprezziamo l’aiuto di ‘I_EM’ che con la sua vita nel metaverso rappresenta una spinta nella diffusione di una piccola importante parola e quindi di una maggiore conoscenza: emofilia. Nel mondo virtuale se si sanguina forse non si deve fare una terapia, ma raccontare, raccontarsi, spiegare e risolvere curiosi stereotipi, può rappresentare una diversa forma di guarigione”.

“I notevoli avanzamenti nella cura dell’emofilia permettono di vivere una vita piena e largamente priva di significative limitazioni. All’orizzonte vi sono trattamenti – aggiunge Andrea Buzzi, Presidente Fondazione Paracelso – che rendono pensabile la guarigione, senza ricorso a terapie continuative o da reiterare nel tempo. Tuttavia, fintanto che vi sarà una patologia, sarà necessario e opportuno offrire ai pazienti e alle loro famiglie un’adeguata assistenza specialistica, e fornire risposte anche sul piano degli strumenti comunicativi. I social network e la rete sono indubbiamente uno spazio da presidiare e utilizzare, soprattutto pensando alle generazioni più giovani.”

“La conoscenza è quindi il primo passo per l’inclusione e questa prima azione di ‘I_EM’ fa parte di un piano editoriale e di comunicazione più ampio volto allo sviluppo di storie quotidiane di disease awareness pensate e proposte per il metaverso”, conclude Marzio Saffi.

Credit

BB&C

Jack Blanga (Creative Strategist)
Elena Canton (Creative director)
Daniela Haggiag (Creative director)
Paolo Codarin (Art director & Video maker)
Laura Martinelli (Medical Director)
Roberta Miconi (Account Director)
Cristina Colombo (Client Services Director & Partner)
Emanuele Zanini Valli (Chief Operating Officer & Partner)
Flavio M. Vitali (Communication & Advocacy advisor)