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I professionisti della GenZ si sentono giudicati dai colleghi più senior e si rivolgono ai Millennials per chiedere aiuto o supporto. Lo rivela una nuova indagine condotta da LinkedIn

Marcello Albergoni, Country Manager LinkedIn Italia
Marcello Albergoni, Country Manager LinkedIn Italia

Lavoratrici e lavoratori under 26 stanno man mano trovando la propria voce, acquisendo sempre maggior consapevolezza della propria posizione in azienda. In una nuova indagine condotta da LinkedIn, giovani professionisti e professioniste italiani raccontano la propria esperienza, priorità e obiettivi di carriera, confrontandosi con le generazioni più senior. Per individuare punti in comune e differenze che possano dare un valore aggiunto sul luogo di lavoro.

Il rapporto con i colleghi: la GenZ crede nella collaborazione e nell’arricchimento reciproco

Ogni generazione porta sul luogo di lavoro competenze e capacità specifiche, cui bisogna dare il giusto valore: a esserne convinti sono oltre 7 giovani professionisti italiani su 10 (77%). E, nonostante sui social (e nella vita reale) spesso emergano visioni conflittuali e un approccio alla vita lavorativa diverso tra generazioni, persino rispetto ai vicini millennials, gli intervistati sostengono in larga maggioranza (78%) di aver molto da imparare da colleghe e colleghi più senior. Un dato, quest’ultimo, in linea con il sentito dei coetanei che lavorano nei Paesi Bassi (sempre 78%), in Medio Oriente e Nord Africa (76%) e nel Regno Unito (72%). Solo i giovani professionisti in Germania sembrano un po’ meno ricettivi rispetto alle possibilità di apprendimento e miglioramento attraverso il confronto intergenerazionale, con solo il 64% che dichiara lo stesso. Tornando in Italia, il 77% dei giovani lavoratori sostiene che sia fondamentale che le aziende promuovano ambienti di lavoro intergenerazionali e ben il 78% è convinto che una migliore comunicazione potrebbe contribuire a migliorare la produttività e ad ampliare le opportunità di apprendimento, influenzando anche il morale dei team.

A chi si rivolge la GenZ quando ha bisogno di aiuto o di un consiglio in campo professionale?

Chiedere aiuto sul lavoro non è sempre semplice, occorre mostrare le proprie incertezze e vulnerabilità. E può essere ancora più difficile rivolgersi ai colleghi più anziani: come mostra l’indagine condotta da LinkedIn, solo il 42% dei lavoratori Genz si sforza di parlare con generazioni diverse sul posto di lavoro. E, quando lo fa, il 69% preferisce rivolgersi ai Millennials, probabilmente sentendosi più compreso per via della maggior vicinanza di età. Seguiti dalla GenX, cui il 62% della GenZ fa riferimento se alla ricerca di supporto, e, all’ultimo posto, i Baby Boomers (52%). Ma su quali temi i giovani in Italia cercano aiuto? Più della metà (52%) si rivolge a colleghi senior per migliorare le hard skills – come la gestione dei tempi di lavoro e di progetti complessi – e il 39% è alla ricerca di una guida per stabilire i propri obiettivi professionali. Il 30% vorrebbe trovare un mentore o uno sponsor nel proprio percorso.

La percezione diffusa tra più della metà degli intervistati (53%) è che i colleghi più senior abbiano un atteggiamento giudicante o idee errate sull’atteggiamento della GenZ nei confronti del lavoro. Il 23% dei giovani intervistati in Italia – e il 25% in media in tutti i paesi considerati nella survey (UK, Germania, Paesi Bassi, MENA) – si sente in qualche misura a disagio nell’approcciarsi per chiedere aiuto e supporto a professionisti di altre generazioni. La principale motivazione addotta, in Italia, è la preoccupazione di risultare poco seri (41%).

Un altro punto di miglioramento riguarda l’empatia e la comprensione reciproca, soprattutto quando si guarda alle sfide e al contesto di inserimento nel mercato del lavoro specifico di ogni generazione: quasi la metà (48%) è consapevole del fatto di aver cominciato il proprio percorso professionale in circostanze diverse – a livello economico e sociale – rispetto alle altre generazioni e il 55% dei professionisti della GenZ nel nostro Paese pensa che chi ha mosso i primi passi nel mondo del lavoro durante la pandemia abbia bisogno di maggior supporto a livello professionale, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo delle soft skill come la comunicazione.

Obiettivi, priorità ed etica professionale: generazioni a confronto

Una rimostranza che si sente spesso quando si parla dell’approccio al lavoro da parte della GenZ è che i giovanissimi abbiano aspettative irrealistiche. O almeno questo è ciò che tendono a pensare i colleghi più anziani: la ricerca condotta da LinkedIn, tuttavia, suggerisce che queste opinioni siano infondate e derivino piuttosto da una mancanza di comunicazione tra generazioni.Per oltre 7 intervistati su 10 (72%) di tutte le età, sentirsi appagati dal proprio percorso professionale è una priorità, così come raggiungere la stabilità (61%). Non solo, il 73% si dice disposto a lavorare duramente purché ci sia un significato in ciò che si sta facendo: un punto importante, quest’ultimo, per i giovani professionisti italiani che si riflette anche nelle loro opinioni rispetto a questioni etiche, relative alla cultura e ai valori aziendali. Il 63% dei giovanissimi, infatti, è convinto che ogni lavoratore dovrebbe condividere gli stessi principi di etica professionale, a prescindere dalla generazione di appartenenza. Ma qual è la percezione che la GenZ condivide per quanto riguarda l’approccio professionale delle altre generazioni? Il 32% pensa che i propri colleghi più senior siano disposti a lavorare per la stessa azienda per periodi più lunghi rispetto a loro, il 25% è convinto che abbiano obiettivi professionali più chiari e il 23% che il percorso di carriera delle altre generazioni sia più lineare.

“Le idee, le opinioni e in definitiva l’approccio al mondo del lavoro che emerge dall’indagine che abbiamo condotto tra professioniste e professionisti della GenZ è per molti aspetti illuminante: ne emerge una generazione aperta e pronta a cogliere le opportunità di crescita e miglioramento, disponibile a imparare dai colleghi più avanti nel percorso di carriera”, commenta nella nota Marcello Albergoni, Country Manager di LinkedIn Italia. “Per i leader è importante tener presente che, nonostante la giovane età, i giovanissimi sono il futuro delle aziende. E svolgono un ruolo imprescindibile nella costruzione di una forza lavoro diversificata, i cui membri abbiano competenze e capacità differenti. Per questo penso sia oggi più che mai importante, in termini di talent retention e attraction, creare un ambiente di lavoro intergenerazionale, aperto, e accogliere il bisogno di appartenenza di chi è entrato nel mondo del lavoro durante o subito dopo la pandemia, in circostanze più sfidanti rispetto ai colleghi di altre generazioni”.

LinkedIn mette a disposizione, sulla propria piattaforma e-learning, corsi di formazione specifici rivolti ai giovani professionisti, per migliorare soft e hard skills.