L’artista americano Mason Rotshild, nel dicembre 2021, ha creato e venduto degli NFT ispirati alle famose Birkin Bag di Hermès, chiamando il progetto ‘MetaBirkins’. L’azienda ha subito citato in giudizio l’artista sostenendo che il brand veniva ‘svilito’ e che i potenziali consumatori potevano essere ingannati nell’acquisto dei prodotti virtuali non autorizzati.
Le implicazioni del caso si sono estese ben oltre Hermès. In uno dei primi contenziosi a esaminare la natura dei beni digitali venduti sulla blockchain, si è discusso se gli NFT, o token non fungibili, siano strettamente merci o opere d’arte protette dal Primo Emendamento della Costituzione americana.
Mercoledì scorso, una giuria federale di nove persone a Manhattan ha stabilito che Rothschild ha violato i diritti di trademark dell’azienda, riconoscendo a Hermès un risarcimento totale di 133.000 dollari.
La sconfitta di Rothschild è stata un duro colpo per il mercato degli NFT, che si è spesso descritto come parte della ‘creator economy’. Ma la giuria ha stabilito che i MetaBirkins erano più simili a prodotti di consumo, soggetti a severe leggi sui marchi che impediscono le imitazioni, che a opere d’arte in cui l’appropriazione è protetta.
Uno degli avvocati di Rothschild, Rhett Millsaps II, ha definito la sentenza “A great day for big brands and a terrible day for artists and the First Amendment”.