L’avventura di Google sui social media non è mai stata coronata da successo, neanche quando il gigante di Mountain View si è impegnato a fondo per riuscirci: basta ricordare quando, per poter utilizzare molti servizi, quali per esempio Gmail, divenne improvvisamente obbligatorio avere un account Google che includeva anche Google+. Ma, come ben sanno gli economisti, si può accompagnare un cavallo alla fontana, ma non lo si può costringere a bere, così anche Google+ si è aggiunto alle lista di ciò che sarebbero potute essere e non è stato, tant’è che un paio di anni fa il social network è stato silenziosamente fatto scivolare nell’oblio.
Ma il tarlo di ‘inventare’ un social funzionante non è scomparso. Così dopo Spaces e Shoelaces, ecco che, durante la peggiore pandemia che si potesse immaginare, ha fatto il suo debutto Keen, una nuova app ‘partorita’ da Area 120, incubatore interno di startup e di potenziali nuove idee rivoluzionarie. Rivoluzionarie è un po’ esagerato, però, perché Keen sembra al massimo un concorrente di Pinterest, permettendo all’utente di raccogliere articoli, immagini e altri contenuti organizzandoli per argomenti. Si crea così un un ‘keen’, che altro non è che l’equivalente di una board di Pinterest, appunto.
Gli aspetti innovati di Keen, quelli che secondo Google dovrebbero fare la differenza, sono il know-how e le tecnologie applicate di comparti quali l’AI e il machine learning: algoritmi in grado di suggerire contenuti correlati, il cui obiettivo è permettere all’utente di espandere la propria conoscenza sul ‘keen’ in questione, scoprire nuovi punti di vista e nuove idee. Un approccio in teoria opposto a quello della ‘bolla’ alla base del successo di Facebook.
Le collezioni di contenuti così create possono essere pubbliche o private, ed è prevista la possibilità di seguire le creazioni di altri utenti, ma non quella di collaborare ai keen di altri utenti. Non è la prima volta che Google cerca di proporre una propria alternativa a Pinterest: anche Shoelace, distribuita negli Usa l’anno scorso, utilizzava i ‘Loop’, come elementi di base del social network, che non erano altro che attività che avrebbero potuto interessare gli utenti. Anche in Search, da qualche tempo, esistono le Collezioni, il cui principio di funzionamento è sostanzialmente analogo.
Google Keen è disponibile al download sul Play Store per dispositivi Android, come alternativa all’uso via web. Non ci sono informazioni su un’app nativa iOS, almeno al momento. Vale la pena precisare che, a differenza di altri progetti sperimentali, l’app è già disponibile da subito anche in Italia, ma non è localizzata.