di Monica Gianotti
Denominato ‘Umoja’, il nuovo cavo parte dal Kenya e attraversa vari Paesi, tra cui la Repubblica Democratica del Congo, il Ruanda, l’Uganda, lo Zambia e lo Zimbabwe, prima di concludere il suo viaggio via terra in Sudafrica – in particolare, sede del primo centro dati africano di Google, operativo a Johannesburg dall’inizio di quest’anno.
La parte terrestre del percorso è in realtà già completata – ha confermato Google in un blogpost – ed è stata costruita in collaborazione con Liquid Intelligent Technologies. Il lavoro per incanalare il cavo attraverso l’Oceano Indiano fino a Perth, in Australia, è ora in corso, ma non è stata confermata la data di completamento.
Umoja – che in lingua swahili significa unità – consentirà ai Paesi africani di collegarsi in modo più affidabile tra loro e con il resto del mondo. “Stabilire una nuova rotta distinta dalle rotte di connettività esistenti è fondamentale per mantenere una rete resiliente in una regione che storicamente ha subito interruzioni ad alto impatto”, si legge nel blogpost di Google.
Oltre all’annuncio sulle infrastrutture, Google firmerà una dichiarazione di collaborazione con il Ministero delle Comunicazioni e dell’Economia Digitale del Kenya per accelerare gli sforzi congiunti in materia di sicurezza informatica, crescita dell’innovazione guidata dai dati, qualificazione digitale e impiego responsabile e sicuro dell’IA a beneficio della società.
Ci sono centinaia di cavi che attraversano i mari, gli oceani e le vie d’acqua del mondo, e le Big Tech – tra cui Amazon, Google, Meta e Microsoft – rivendicano una partecipazione sempre maggiore all’infrastruttura. Il motivo è semplice: più cavi e centri dati ci sono, migliore è la qualità del servizio che possono fornire ai loro clienti, soprattutto per le imprese basate sul cloud computing che, come abbiamo già evidenziato, è oggi un campo aperto di confronto che non ha ancora ‘decretato’ un vincitore…