A luglio 2020, Sundar Pichai, CEO di Google e Alphabet, annunciava l’avvio di ‘Italia in Digitale’, un piano per accelerare la ripresa economica del nostro Paese attraverso progetti di formazione, strumenti e partnership per supportare le aziende e le persone in cerca di opportunità lavorative. Italia in Digitale ha posto le sue radici nel successo di iniziative come ‘Crescere in Digitale’ e ‘Google Digital Training’, che negli ultimi cinque anni hanno aiutato 500.000 persone a ottenere le competenze digitali necessarie per rilanciare un’attività o migliorare la propria carriera lavorativa. Con l’impegno di ‘Italia in Digitale’, un nuovo obiettivo: aiutare altre 700.000 persone e piccole e medie imprese a digitalizzarsi, portando il numero complessivo a oltre 1 milione per la fine del 2021. Oggi Google annuncia di aver raggiunto l’obiettivo prefissato per la fine di quest’anno: portare a oltre un milione il numero complessivo di imprese e persone che ha aiutato a digitalizzarsi, per accelerare la ripresa economica attraverso progetti di formazione e strumenti e partnership.
All’interno di questo numero vi sono le storie in digitale delle persone e delle imprese italiane: come quella di Ibrahim Songne e della sua pizzeria Ibris a Trento che, con impegno e dedizione, grazie alla vittoria di un premio, al passaparola e alle tante recensioni positive sul Profilo dell’attività su Google, è cresciuta fino a diventare un punto di riferimento in città: in soli tre anni, Ibrahim è passato da essere il datore di lavoro di se stesso ad avere 5 dipendenti, e ha calcolato che ogni post aggiunto sul Profilo dell’attività su Google porta fino a un 7% di fatturato in più.
Strumenti e competenze digitali per superare le disuguaglianze
L’accentuazione delle disuguaglianze era già preoccupante prima della diffusione del COVID-19, ma la pandemia ha ampliato ulteriormente il divario esistente. La conseguente crisi economica ha colpito soprattutto le donne, chi ha un reddito basso, i giovani, le persone con disabilità, le minoranze etniche. Come se non bastasse, i dati mostrano che la ripresa di questi gruppi è più lenta rispetto a quella di altri. Consideriamo per esempio le donne: secondo il McKinsey Global Institute, le donne hanno avuto l’80% in più di probabilità di perdere il lavoro durante la pandemia rispetto agli uomini. Se guardiamo nello specifico all’Italia, a dicembre 2020 Istat fotografava una riduzione degli occupati di 101 mila unità, di cui 99 mila donne. I settori con una forza lavoro maggiormente femminile, come il turismo e la vendita al dettaglio, sono stati colpiti più duramente dal lockdown e molte più donne che uomini in Europa sono state costrette a lasciare il lavoro per via di un maggiore carico di impegni domestici, tra i quali la cura dei figli.
In contrasto con questa ripresa impari che procede lentamente, la digitalizzazione della società è in continua accelerazione. Google sente la responsabilità di aiutare tutte le persone a beneficiare della tecnologia. In questo senso, l’impegno di ‘Italia in Digitale’ non è il solo strumento. Lo scorso anno Google.org, la divisione filantropica di Google, ha fornito un grant di 5 milioni di dollari a Youth Business International (YBI), una rete globale di organizzazioni di servizi alle imprese che aiuta i piccoli imprenditori, con l’obiettivo di supportare oltre 200.000 micro, piccole e medie imprese in 32 paesi, tra i quali l’Italia, e aiutarle ad affrontare la situazione di emergenza causata dalla pandemia.
“Con Italia in Digitale quest’anno abbiamo raggiunto un importante obiettivo”, scrive il Team di Google in un blogpost sul sito aziendale, “ma c’è ancora molto da fare”. Il McKinsey Global Institute ha stimato che in Europa oltre il 50% dei lavoratori con un salario basso avrà bisogno di cercare un’occupazione con una retribuzione maggiore dopo la pandemia, attingendo a tutta una serie di competenze nuove e differenti. In totale, più di 100 milioni di lavoratori in Europa dovranno trovare un nuovo lavoro entro il 2030.*
La riqualificazione digitale è un percorso molto complesso ed è per questo che Google si impegna a collaborare con legislatori, accademici, gruppi di settore e cittadini per assicurarsi che il proprio contributo sia il più mirato e utile possibile. “Noi di Google ci crediamo e siamo qui per continuare a dare il nostro contributo”, conclude il blogpost.