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Google abbandona i piani di deprecazione dei cookie di terze parti su Chrome. I commenti dell’industria pubblicitaria digitale

Google third party cookies
di Monica Gianotti

Sembra proprio che sentiremo parlare dei cookie di terze parti ancora per un bel po’… In un annuncio fatto lunedì, Google ha infatti dichiarato che intende mantenere i cookie di terze parti attivi e funzionanti per coloro che non li disabilitano. Tuttavia, per migliorare la privacy degli utenti e preservare al contempo l’efficacia della pubblicità, Google intende introdurre una nuova soluzione: una richiesta unica che consenta agli utenti di impostare preferenze da applicare a tutte le esperienze di navigazione su Chrome.

“Stiamo proponendo un approccio aggiornato che eleva la scelta dell’utente”, ha scritto Anthony Chavez, VP Privacy Sandbox, in un post pubblicato sul blog. “Invece di deprecare i cookie di terze parti, introdurremmo in Chrome una nuova esperienza che consenta alle persone di fare una scelta informata che si applichi a tutta la loro navigazione sul web e che sia in grado di essere modificata in qualsiasi momento.

Stiamo discutendo questo nuovo percorso con le autorità di regolamentazione e ci confronteremo con il settore durante l’implementazione. In questa fase, è importante che gli sviluppatori dispongano di alternative che tutelino la privacy. Continueremo a rendere disponibili le API Privacy Sandbox e a investire in esse per migliorare ulteriormente la privacy e l’utilizzo. Intendiamo inoltre offrire ulteriori controlli sulla privacy e introdurre la protezione IP nella modalità Incognito di Chrome”.

Amélie Grenier-Bolay, Country Manager Italy & MENA, PubMatic

“Le decisioni e le tempistiche di Google non dovrebbero ostacolare il progresso del nostro settore”, Amélie Grenier-Bolay, Country Manager Italy & MENA, PubMatic

“I publisher devono continuare ad adottare segnali diversi oltre ai cookie di terze parti. Le decisioni e le tempistiche di Google non dovrebbero ostacolare il progresso del nostro settore verso una supply chain di livello superiore per la pubblicità digitale, nell’open internet. Abbiamo visto come i segnali alternativi siano in grado di offrire risultati migliori tanto per gli advertiser quanto per i consumatori, oltre a fornire una strategia di addressability più sostenibile.

Valutiamo gli sforzi collaborativi all’interno della nostra Industry, compresa la reattività di Google ai feedback, e siamo determinati a contribuire a plasmare un panorama pubblicitario digitale più efficace e incentrato sulla privacy. Siamo consapevoli del fatto che le API devono evolversi alla luce dell’annuncio di Google e continueremo a collaborare con i nostri colleghi per comunicare dettagli e tempistiche. Durante questa transizione, l’obiettivo di PubMatic rimane quello di supportare gli editori nel massimizzare i loro ricavi rispettando, al tempo stesso, la privacy degli utenti”.

Jeff Green, The Trade Desk CEO

“Google ha finalmente riconosciuto quello che il settore pubblicitario dice da anni”, Jeff Green, Ceo e Fondatore di The Trade Desk

“Sono anni che dico al nostro settore, a Google e persino a Wall Street che ritengo sia un errore strategico per Google sbarazzarsi dei cookie di terze parti . Ora sembra che siano d’accordo. Google ha finalmente riconosciuto quello che il settore pubblicitario dice da anni: la privacy sandbox non è un buon prodotto e non protegge a sufficienza la privacy dei consumatori né dà potere agli advertiser. E probabilmente danneggia soprattutto la monetizzazione degli editori.  Google sembra finalmente riconoscere che l’opzione migliore per loro è quella di dare ai consumatori la possibilità di scegliere.  La domanda che rimane è: Google darà davvero la possibilità di scegliere ai consumatori? O prenderà la decisione per i consumatori e poi renderà loro difficile cambiarla? Apple ha già intrapreso questa strada, che dà potere ad Apple e svalorizza l’esperienza degli utenti, affermando al contempo che l’utente può cambiarla se lo desidera davvero e se ha la volontà di fare molti clic per trovare i pulsanti”.

Carlo De Matteo, MINT

“La decisione di Google elimina l’incertezza che ha frenato le decisioni strategiche degli ultimi anni”, Carlo De Matteo, Co-Founder & Chief Operating Officer MINT

“La notizia del mantenimento dei cookie di terze parti in Google Chrome è da accogliere positivamente, perché elimina lo status di incertezza e rinvio generale di decisioni strategiche che aveva caratterizzato questi ultimi anni, un lusso che la nostra industry non poteva più permettersi.

Questa decisione afferma inoltre in maniera definitiva l’importanza critica del business pubblicitario per l’intero ecosistema publisher: l’incertezza nella selezione dei canali di investimento nell’era post-cookie da parte di brand e agenzie avrebbe avuto ripercussioni devastanti specialmente per i piccoli editori, accentuando ulteriormente lo squilibrio di potere a favore dei giganti dei social media. In questo senso, la decisione di Google ha un impatto, probabilmente non voluto, nel preservare una certa equità nel mercato dell’advertising digitale.

La decisione di Google offre una sorta di ‘stabilità tecnica’ al settore, permettendo alle piattaforme esistenti che ancora si basano sui cookies, come gli ad server, le piattaforme di analytics e i sistemi di attribuzione, di continuare a operare ed evolvere. Tuttavia, sarebbe miope considerare questo come una soluzione definitiva ai problemi di privacy e conformità normativa che hanno inizialmente spinto verso l’eliminazione dei cookie di terze parti.

In effetti, questa mossa di Google potrebbe essere vista come una nuova fase di passaggio che permette all’industria di continuare a sviluppare soluzioni alternative più robuste e rispettose della privacy. Le tecnologie server-side, i persistent IDs, le identity resolution, le data clean rooms e le Customer Data Platforms (CDP) stanno emergendo come potenziali successori delle vecchie tecnologie cookie-based tradizionali, offrendo una maggiore durata e persistenza dei dati ma certamente non una maggior protezione della privacy per il consumatore.

Tuttavia, bisogna riconoscere che il panorama di queste nuove tecnologie rimane frammentato e complesso. A differenza del consolidato ecosistema dei cookie, dove poche soluzioni dominano il mercato, l’ambito delle alternative è caratterizzato da una sovrabbondanza di offerte che confondono molti marketer. C’è quindi ancora una chiara necessità di consolidamento e standardizzazione in questo spazio per facilitare l’adozione e l’implementazione di queste soluzioni da parte delle aziende”.