di Monica Gianotti
Nell’ambito di un più ampio sforzo di trasparenza da parte dell’azienda nei confronti di contenuti che potrebbero altrimenti confondere o fuorviare gli utenti – e seguendo l’esempio di Meta – YouTube ha deciso che i creator dovranno indicare quando i video dall’aspetto realistico sono stati realizzati con l’intelligenza artificiale.
Come si legge in un blogpost dell’azienda, all’interno di Creator Studio è stato introdotto un nuovo tool che richiede ai creator di rivelare agli spettatori quando un contenuto realistico – un contenuto che uno spettatore potrebbe facilmente scambiare per una persona, un luogo, una scena o un evento reale – è stato realizzato con mezzi alterati o artificiali, compresa l’IA generativa.
Quando un utente caricherà un video sul sito, vedrà una lista di controllo che chiederà se il suo contenuto “fa dire o fare a una persona reale qualcosa che non ha fatto, altera le riprese di un luogo o di un evento reale o ritrae una scena dall’aspetto realistico che non si è verificata realmente”.
L’obiettivo è quello di evitare che gli utenti siano confusi da ‘contenuti artificiali’, in un contesto di proliferazione di nuovi strumenti di IA generativa rivolti ai consumatori, che rendono facile e veloce la creazione di testi, immagini, video e audio convincenti che spesso possono essere difficili da distinguere da quelli reali.
La piattaforma ha inoltre specificato che non richiederà ai creator “di dichiarare se l’IA generativa è stata utilizzata per la produttività, come la generazione di sceneggiature, idee di contenuto o didascalie automatiche”.
“Nelle prossime settimane inizierete a vedere le etichette su tutte le superfici e i formati di YouTube, a partire dall’app YouTube sul telefono e presto anche sul desktop e sulla TV. Anche se vogliamo dare alla nostra community il tempo di adattarsi al nuovo processo e alle nuove funzionalità, in futuro valuteremo misure di controllo per i creatori che scelgono costantemente di non divulgare queste informazioni. In alcuni casi, YouTube potrebbe aggiungere un’etichetta anche se un creator non l’ha rivelata, soprattutto se il contenuto alterato o artificiale ha il potenziale di confondere o fuorviare le persone”, conclude il blogpost.