di Massimo Bolchi
Mancava solo il debutto di Giorgia Meloni su Threads, il nuovo social network di Meta che non permette ancora le chat fra le singole persone ma è fra i pochi a consentire post e commenti solo con la voce: “Da oggi potete seguire i miei aggiornamenti anche su Threads”, il testo che ha segnato il primo passo della premier. Con un messaggio scritto, non certo vocale. Ma Meloni non è certo l’unica a presente sul social concorrente di X/Twitter, come spiega il rapporto annuale di DeRev che si concentra sull’attività dei politici sui social media: sono infatti attivi sull’ultima piattaforma di Meta tutti protagonisti della politica italiana: Carlo Calenda, Giuseppe Conte, Elly Schlein, Matteo Salvini, Matteo Renzi e Antonio Tajani.
Al di là delle differenze che già si intravedono sul tono della loro presenza social, c’è da rilevare, sulla piattaforma autorizzata in ritardo dall’UE per via dei necessari adeguamento al DMA (Digital Market Act), l’effetto di lancio è sicuramente un successo, guardando ai numeri: e non si tratta certamente dei soli uomini e donne legati alla politica. Ma – ed è un grosso ‘ma’ – quanti di questi utenti attivati sono stati ‘sedotti’ solo perché l’invito è apparso su Instagram, con il miliardo e 300 milioni (e rotti) di iscritti globali. In altre parole, quanti si manterranno ‘attivi’ e quanto invece lo considereranno una app ‘morta’ come tante che si trovano ormai sul proprio smartphone?
Il successo iniziale potrebbe spegnersi, una volta terminato l’entusiasmo del lancio e l’effetto novità per gli utenti, come del resto è accaduto all’estero, dove la app è stata lanciata da diversi mesi, con la app Android di Threads che ha evidenziato ad agosto scorso un calo di circa l’80%, secondo Similarweb, passando dai quasi 50 milioni di luglio ai poco più di 10 del mese seguente. E non è detto che basteranno le intemperanze di Elon Musk ad allontanare definitivamente gli investitori pubblicitari da X/Twitter, a vantaggio della nuova piattaforma, che peraltro ha dichiarato di voler rappresentare un nuovo modo di essere social, con una spazio maggiore dedicati ai contenuti individuali e meno rilevanza alle discussioni politiche e al report di notizie.
A proprio parlando dei contenuti individuali, uno dei punti forti di Threads è l’essere una struttura federata e decentralizzata. Questo significa che anziché avere un unico server centrale, è composto da una rete di server indipendenti che comunicano tra loro. Questo approccio offre maggiore controllo agli utenti sui loro dati e riduce il potere centralizzato di una singola entità, come Meta appunto.
Per Meta, comunque, l’adozione del ‘Fediverse’ (parola composta, formata da ‘federated’ e ‘universe’) rappresenta un passo verso un modello più aperto e meno centralizzato. Questo potrebbe essere visto come un tentativo di distinguersi da concorrenti come X/Twitter, che tendono a essere più centralizzati. Tuttavia, il successo di questa mossa dipenderà dalla abilità di Meta di attirare utenti e sviluppatori, oltre che dalla capacità sua di mantenere un ambiente sicuro e accogliente.
Il Fediverse si trova infatti di fronte a diverse sfide, tra cui la gestione della rete e la concorrenza con piattaforme già affermate. Tuttavia, offre anche opportunità uniche, come la creazione di nuovi modelli di interazione sociale e la promozione di una maggiore decentralizzazione nel mondo digitale, grazie alla disponibilità di software open source quali ActivityPub e World Wide Web.
A meno che questa soluzione, adottata anche da altre piattaforme come Mastodon, Pleroma e Misskey, rappresenti per Threads solo uno step intermedio del suo sviluppo, una sorta di ‘cavallo di Troia’ utile e necessario per combattere i social esistenti, ma da abbandonare quando si sarà ottenuto il risultato voluto. Una versione moderna da ‘Veni, Vidi, Vici’ di cesariana memoria.