“Sono anni che nel riconoscimento delle immagini l’AI funzione meglio dell’uomo“, è stato l’inizio di Gianluigi Greco, Presidente di AixIA all’AI Forum di oggi. “Il sorpasso è avvenuto nel 2017 e oggi possiamo tranquillamente affermare che queste capacità sono ‘superumane’, nel senso che i risultati sono più accurati, più veloci e più affidabili di quanto possibile al cervello umano, grazie al deep learning”.
Il ‘rovescio della medaglia’ è costituito dalle risorse computazionali richieste per arrivare a questi risultati: solo grandi aziende globali ne dispongono a sufficienza, mentre in Italia, per esempio, tra le ‘grandi aziende’, solo i due terzi stanno effettivamente implementando o progettando attività nell’ambito dell’AI, percentuale che scende al 15% di implementazione per le PMI.
“Ma attenzione: quando si parla di AI è necessario specificare di quale AI si sta discutendo. Prendiamo il mondo degli scacchi, o quello del Go, ancora più complesso per la numerosità delle mosse possibili. Non è una sorpresa che negli scacchi il ‘reinforcement learning’ abbia portato a risultati che pongono l’AI su un livello irraggiungibile, quanto a performance, dagli uomini. Ma il Campione del Mondo Gary Kasparov, battuto dal Deep Blue di IBM, aveva raggiunto un livello scacchistico decisamente inferiore a quello dell’attuale campione Sven Magnus Øen Carlsen. Questo perché oggi tutti gli scacchisti si allenano contro l’AI: pur incapaci di batterla, li fa crescere quanto a capacità”.
“Tutto questo riporta al discorso iniziale”, conclude Greco. “Sul fronte hardware non c’è storia possibile, quando si utilizzano fino a 4.300 CPU per il riconoscimento delle foto. E quando ChatGPT è in grado di collocare le parole su base probabilistica, statisticamente valida, per dar vita a un disc. La vera risorsa da utilizzare è il software. Inteso come creatività: in questo ambito le soluzioni semantiche annaspano. Il vero problema è infatti rappresentato dalle capacità di astrazione, indispensabile se si vuole portare l’AI in un futuro prossimo e veloce”.
Ma guardando al futuro, vi è stata la reazione di ChatGPT, l’AI generativa, alla richiesta di ulteriori spiegazioni e chiarimenti da parte dell’Autorità per la protezione dei dati personali: il blocco degli accessi dall’Italia. Una decisione drastica, che suona quasi coma una serrata d’altri tempi.
“Il pratica, pur senza entrare nel merito della vicenda che è ancora in corso”, ha evidenziato l’Avv, Guido Scorza dell’Authority, “vi è un disallineamento importante tra la protezione della privacy dovuta a tutti i cittadini, e i comportamenti di AI come ChatGPT, che quando è stato stilato il GDPR, non esistevano nemmeno in progetto. D’accordo che ChatGPT utilizza per il proprio addestramento quantità importanti di dati personali come fossero ‘anonimizzati’, senza alcun riferimento alle singole persone fisiche che ne sono i legittimi titolari, ma come authority non potevamo accettare che gli individui vedessero il loro dati utilizzati indiscriminatamente nei processi industriali senza reagire. Occorre trovare un equilibrio tra i diritti del singolo e quelli dell’AI che deve necessariamente progredire. Ma rispettando le regole: serve, a mio parere, una soluzione sovranazionale“.
A proposito di istanze sovranazionali, è stato davvero opportuno l’intervento di Vittorio Colaprice, rappresentante della Commissione europea, che ha ribadito come l’approccio della UE alla AI sia essenziale per il suo sviluppo nel nostro continente. “Abbiamo eccellenze in settori chiave, quali la Sanità, il Clima e la Robotica. Quindi la UE può essere il luogo ideale in cui sviluppare un’AI attenta alla compliance normativa e frutto dell’impegno del pubblico e del privato uniti in partnership virtuose. In caso contrario, non avremmo speranze di reggere il confronto, visti gli investimenti messi in campo da USA, 50 biliardi, e da Cina, oltre 20 biliardi. Come EU potremmo disporre di 20 biliardi l’anno: come singoli paesi, invece, saremmo decisamente sotto dimensionati“.
“Nel processo di decoupling in atto“, ha commentato Fabrizio Maronta, Consigliere scientifico e Responsabile relazioni internazionali di Limes, “come reazione all’eccesso di globalizzazione che ha portato la Cina al secondo posto al mondo come dimensioni della propria economia, si assiste al paradosso della EU che, applicando la proprie norme, sta impedendo la nascita dei campioni nazionali europei. In un confronto globale tra produttori di CPU – USA, Corea del Sud, Giappone e Taiwan – e possessori di materie prime (l’Africa e il Brasile su tutti), dova la presenza cinese si fa sentire ogni giorno di più, la UE rischia di trovarsi come il proverbiale vaso di coccio tra i vasi di ferro”.