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Gianluigi Greco, AIxIA: “Le aziende si attendono gradi impatti sulla produttività dall’AI generativa. Ma lamentano la carenza di skill e la mancanza di use case utilizzabili”

AI Graph
di Massimo Bolchi

Da segnalare, nell’ultima giornata di Netcomm Forum, anche l’intervento di Gianluigi Greco, Presidente di AIxIA e coordinatore del comitato nazionale per l’AI, che ha evidenziato alcune della caratteristiche negative della presenza dell’Italia nel mondo dell’Artificial Intelligence.

A iniziare con la scarsa rilevanza: in una scenario globale che, secondo i dati di KPGM, dovrebbe crescere fino a valere a livello mondo 118 miliardi di dollari nel 2032, dove dominano gli USA con il 41% del totale, l’Europa Unita vale solo il 26% (non dimentichiamoci che come PIL e abitanti la UE è di gran lunga prima nel confronto).

“In Italia la situazione è ancora meno promettente”, ha spiegato Greco. “Prendiamo in considerazione il numero di startup di AI per un milione di abitanti: ce ne sono 2,05 in Francia; 1,99 in Germania e solo 0,68 nel nostro paese, che in più tra le PMI, vera spina dorsale della nostra economia, conta solo un modesto 15% nell’Era dell’Implementazione (quindi non necessariamente attivata), un 23% ‘in cammino’ e il restante 62% in attesa”.

Eppure vi è da noi un 71% di aziende che implementeranno l’AI generativa nei prossimi due anni, e per il 73% se ne attendono un grande impatto sulla produttività, ma sono frenate dalla carenza di skill adeguati, dalla necessità di grandi investimenti – basti pensare all’esplosione dei parametri necessari per implementare un LLM – e, soprattutto dalla mancanza di use case di business efficaci.

“E qui si vede bene che degli elementi in cui la GenAI può sviluppare la sua potenza, efficacia, efficienza e innovazione, proprio quest’ultima mostra appieno la sua carenza nel nostro Paese. Prendiamo come esempio i celebri ‘rotoli del Mar Morto’, brani probabilmente della Bibbia ritrovati per lo più bruciati a millenni di distanza. Con l’AI si è potuto ‘svolgerli’ digitalmente dai loro antichi sostegni, leggerli e riempire i vuoti con il testo probabilmente più corretto. Un compito ‘impossibile’ che l’AI sta compiendo, ma che non era stato già categorizzato da uno use case: la vera innovazione si inoltra ogni volta in uno spazio sconosciuto da esplorare, per proporre soluzioni inedite“.