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Facebook nomina tre membri del proprio Board of Directors a formare un Comitato per la Privacy, secondo le indicazioni della Federal Trade Commission

Botta e risposta tra le autorità statunitensi, i tribunali e i tentativi del gigante dei social network per ripulirsi da alcune delle accuse che periodicamente lo investono.

Così la società di Menlo Park ha nominato il Comitato per la Privacy nel suo Consiglio di Amministrazione, una misura richiesta ai sensi dell’accordo con i regolatori federali della Federal Trade Commission dopo lo scandalo Cambridge Analytica, nominando a questo scopo Peggy Alford, Robert M. Kimmitt e Nancy Killefer, che agirebbe come Presidente. I tre nominati sono tutti membri del Board of Directors di Facebook, come indipendenti. Il comitato si dovrebbe riunire ogni tre mesi per rilasciare rapporti periodici in tema di privacy.

Si avvicina così alla conclusione lo scandalo privacy legato a Cambridge Analytica, società che era venuta in possesso, illecitamente, dei dati di circa 87 milioni di utenti del social network per scopi politici, e che ha indotto Facebook a stringere un accordo di 5 miliardi di dollari con la Federal Trade Commission degli Stati Uniti.

Tale accordo ha richiesto una serie di modifiche alla società, inclusa la formazione in data 14 maggio del Comitato sulla Privacy, criticato però da attivisti della Privacy per non aver apportato cambiamenti più ampi alle operations di Facebook. L’ipotesi è che questa soluzione non sia determinante per cambiare davvero la gestione dei dati degli utenti e della privacy, poiché la nascita di un comitato interno a Facebook non avrebbe le necessarie caratteristiche di indipendenza per gestire tutti temi legati alla Privacy nel pieno rispetto dei diritti degli iscritti.

La FTC avrebbe chiesto a Facebook di creare un comitato di supervisione della privacy anche per WhatsApp, di proprietà di Zuckerberg dal 2014. Il comitato di sorveglianza sulla privacy degli utenti dovrà essere indipendente e dovrà includere un funzionario responsabile che sarà nominato dalla FTC.

Inoltre, come parte dell’accordo, il CEO di Facebook Mark Zuckerberg verrà nominato ‘Compliance Officer‘ designato dell’azienda, rendendolo quindi personalmente responsabile nel caso Facebook violasse ancora le norme sulla privacy.

È di ieri invece la notizia della Corte Superiore della California che al termine di una class action ha fatto sì che Facebook pagherà 52 milioni di dollari (quasi 48 milioni di euro) ai circa 10.000 dipendenti delle società a cui ha appaltato la moderazione dei suoi contenuti, dipendenti che hanno dovuto visionare post e video considerati traumatici dal Tribunale.

Una somma tutto sommato modesta, che potrà spaziare tra i 1.000 e i 50.000 dollari cadauno dei ricorrenti, per i casi più gravi, ma che lascia aperto l’interrogativo sui moderatori umani, e le conseguenze a cui possono andare incontro.

A questo proposito è sempre di oggi il lancio, da parte di Facebook, di un concorso per trovare un algoritmo capace di individuare i meme che inducono all’hate speech, con un monte premi in palio di 100.000 dollari, in collaborazione con la società DrivenData, una struttura di data science che ospita competizioni per trovare soluzioni adatte a creare ‘un mondo migliore’, rispondendo a sfide sociali ed educative.

Riuscire a promuovere una corretta rimozione di contenuti offensivi sarebbe per Facebook un traguardo molto significativo. E poi, alla fine, l’Artificial Intelligence non ti trascina in una causa per i disturbi indotti. Almeno per il momento