Ennesimo tentativo di trovare una formula economicamente sostenibile per Signal, l’app che protegge la privacy di chi la utilizza, open source e costruita appositamente per non lasciare nessuna di quelle tracce digitali che sono tanto redditizie per Whatsapp e simili.
Sviluppato da Signal Foundation e da Signal Messenger LLC e rilasciato sotto licenza GPLv3, Signal impiega un protocollo di sicurezza denominato Signal Messaging Protocol: gli algoritmi di crittografia end-to-end rendono sicure le informazioni scambiate, quali audio, testo, documenti e video.
Gli utenti di una chat possono inoltre verificare autonomamente l’identità dei loro corrispondenti confrontando i rispettivi codici di sicurezza (scansionabili anche come codice QR) e scongiurare, così, l’accesso alla conversazione da parte di utenti non autorizzati (attacco MITM, Man-in-the-Middle).
Ma il problema principale di Signal è il numero degli utenti: si parla, a seconda delle fonti, di un totale che spazia tra 40 e 140 milioni di utilizzatori in tutto il mondo: praticamente un pugno, se paragonati agli oltre due miliardi di Whatsapp – che vanta anch’esso una codifica end-to-end dei messaggi, ma fa parte della galassia Meta – e il miliardo di utenti di Telegram, altra app di IM che mette la privacy al primo posto, ma che risente di essere stata fondata da un russo, Pavel Durov, e possiede un track record non propriamente impeccabile, dagli islamisti ai giornali crackati illegalmente, dalla pedo-pornografia al revenge porn.
Il 12 ottobre, comunque, Meredith Wittacker entrerà in carica come Presidente di Signal: l’ingegnere che aveva lasciato Google dopo essere stata tra gli organizzatori del Google Walkouts. 20.000 dipendenti avevano protestato a livello internazionale contro le politiche del tech giant in relazione al sexual harrassement, alla facial recognition e alla collaborazione – poi abbandonata – con lo US Army.
Tra le prime dichiarazioni della neo Presidente vi è stata quella relativa alla possibilità di introdurre forme di abbonamento a pagamento per l’utilizzo dell’app. Si tratterebbe di un esborso mensile di importo variabile, dai 5,15 a 30 dollari al mese (a seconda dell’uso dell’app). Questo abbonamento non sarebbe obbligatorio, sulla falsa riga di quello che fa un altro applicativo gratuito, il browser Firefox, di Mozilla Foundation.
D’altra parte, l’amministratore delegato di Signal, il co-founder Moxie Marlinspike, ha chiarito in un’intervista al New Yorker che la natura non profit di Signal ne garantisce l’integrità.
Il che riporta il discorso al tuttora ridotto numero di utenti: riuscirà Wittacker a fare breccia negli esigui numeri attuali e a portare Signal tra le top app di Instant Messaging? Perché va bene che Signal è stata consigliata dalla UE ai suoi funzionari come la app da utilizzare tra loro per le comunicazioni, ma senza una esplosione globale degli utenti, la app sarà destinata solo a un numero ristretto di specialisti. O di cospiratori.