di Massimo Bolchi
Al termine della notte elettorale americana – più tranquilla di quanto si sarebbe potuto temere – con Donald Trump proclamato vincitore senza particolari problemi, è rimasto l’elefante nella stanza, quell’Elon Musk, finanziatore del candidato alla presidenza repubblicano con oltre 120 milioni di dollari investiti in un Super PAC e in una lotteria – che ha messo in palio un milione di dollari al giorno -negli Stati in bilico conclusasi regolarmente nonostante le obiezioni e i ricorsi di un procuratore in Pennsylvania.
In teoria, sarebbe già pronto per Musk un incarico, quello di DOGE (Department of Government Efficiency), ma si sa quanto poco apprezzi il magnate sudafricano naturalizzato statunitense gli incarichi privi di potere effettivo. E potere, per Musk, significa ‘libertà’ di tagliare il personale che gli appare superfluo, alla ricerca dell’efficienza estrema: ne ha già dato prova in Tesla, licenziando 14 mila addetti, o in Twitter, quando dopo l’acquisto ha cacciato più dei tre quarti del personale. O adottando, per la fabbriche cinesi della sue vetture elettriche, standard locali e non americani per quanto riguarda il trattamento dei dipendenti.
Tagliare il Deep State, la burocrazia federale che Trump detesta da sempre, potrebbe essere un obiettivo più difficile da raggiungere della presidenza: il bilancio federale, 6.500 miliardi, consiste soprattutto in trasferimenti per la sanità degli anziani (Medicare) e dei più poveri (Medicaid) e nelle le pensioni, a fronte dei ‘soli’ 850 miliardi che se ne vanno per la Difesa. E il 7% di dipendenti pubblici USA – tra cui Musk passerebbe con una falce se necessario – sono tutti (o quasi) esponenti di quella piccola borghesia che non si possono licenziare, pur con le più favorevoli leggi americane, pena un vero e proprio sconvolgimento sociale. Indipendentemente da quanto efficacemente l’AI potrebbe sostituirli, per citare un altro degli argomenti preferiti da Musk.
Tanto potere nella mani di un uomo solo
In più, Musk è ‘involucrato’ in un pluralità di attività industriali da far sembrare anche il titolo di DOGE un orpello onorifico. Oltre a Tesla, che è il vero perno della sua ricchezza – X/Twitter è più un costoso giocattolo per il momento – vi sono le sua attività spaziali di SpaceX e satellitari di Spacelink: due imprese che hanno una forte valenza militare, impossibile da trascurare quando il Paese è il ‘poliziotto’ del mondo. Fino a quando lo sarà è da vedere, ma comunque esula da questo scritto. E poi vi sono altre attività, come The Boring Company o le criptovalute, soprattutto il bitcoin, che meritano un trattazione a parte.
Ma torniamo alla attività militari, che sono state assegnate quasi tutte dall’Esercito, dalla Marina e dall’Aviazione USA a imprese private. Ed ecco Northrop e Boeing, Loocked Martin e Rayteon ritagliarsi fette crescenti degli abbondanti budget americani. Ma c’è un problema: le imprese di Musk sono più efficienti e costano meno, portando a casa risultati concreti invece di programmi sperimentali senza fine.
Spacelink, per esempio, ha mostrato tutto il suo potere quando ha sostenuto la resistenza ucraina e quando l’ha decapitata, spegnendo i propri satelliti sulla Crimea per impedirle di guidare i suoi missili sulle posizioni russe. O quando ha reso possibili operazioni ‘black’ degli israeliani o della marina statunitense, ancora poco conosciute.
La situazione non cambia guardando ai missili, prodotti da SpaceX, che attualmente sono gli unici veicoli a disposizione dell’USAF per rifornire la stazione spaziale, dopo i fallimenti di quelli prodotti da Boeing. E la NASA sta a guardare, anzi si affida ai modelli di Musk con crescente fiducia. Mentre Trump racconta, con l’entusiasmo ingenuo di un bambino, in un discorso pubblico, del recupero dello stadio esausto di un razzo di SpaceX con i bracci meccanici dello stesso lanciatore.
Il punto ora è se Musk si accontenterà di questo ruolo, da riformatore del pubblico impiego, o se il suo potere, unito alla tecno fantasy di altri capitalisti digitali, anarchici di destra, come Peter Thiel, non vorrà attentare ai ruoli secolari che la democrazia ha assegnato agli elettori, nel nome di una tecno-efficienza alimentata dall’AI.