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‘Diritto alla disconnessione per tutti i lavoratori dell’Unione’: oggi al Parlamento Europeo la votazione sulla Relazione di iniziativa legislativa per regolamentare la questione

Guardando con attenzione alla trasformazione digitale nel mondo del lavoro, la Commissione per l’Occupazione e gli Affari Sociali del Parlamento europeo ha adottato una relazione di iniziativa legislativa in cui invita la Commissione a proporre una direttiva dell’UE che stabilisca requisiti minimi per il diritto alla disconnessione.

Ieri mattina, in previsione della discussione parlamentare europea sull’argomento, il relatore Alex Agius Saliba (S&D, Malta) ha incontrato – digitalmente, non c’è neppure bisogno di dirlo – la stampa continentale per illustrare gli aspetti più significativi della proposta, che sarà votata in aula oggi pomeriggio, verso le ore 17 circa.

“Il punto centrale della nostra proposta al Parlamento è il diritto alla disconnessione garantito a tutti i lavoratori dell’Unione”, ha ricordato il deputato. “Attualmente siamo si fronte a una situazione ‘a macchia di leopardo’ sulla questione: in alcuni paesi è normata solo in parte, come una legge francese che prevede l’applicazione solo alle aziende con oltre 50 dipendenti, o è lasciata al massimo alle singole contrattazioni tra le parti, come per i rinnovi dei Contratti Collettivi di Lavoro”.

Alex Agius Saliba

La pratica del telelavoro attraverso strumenti digitali, intensificata dalle misure di confinamento a causa del coronavirus, ha comunque attirato sempre più l’attenzione sulle questioni della connettività costante e dell’offuscamento dei confini tra orario lavorativo e non.

“Il 30% degli home worker denuncia di vivere quotidianamente questo stato di cose, contro solo il 5% dei lavoratori in presenza” e, in considerazione della natura mutevole del lavoro, come pure dell’evoluzione dei ruoli di genere e dei modelli familiari, le questioni della sicurezza e della salute sul luogo di lavoro e dell’equilibrio tra vita professionale e vita privata sono da tempo temi importanti nei dibattiti politici a livello dell’UE. Il diritto alla disconnessione si riferisce al diritto di un lavoratore di poter sospendere l’attività lavorativa e di astenersi dall’utilizzare comunicazioni elettroniche legate al lavoro, come eMail o altri messaggi, durante gli orari non lavorativi.

“La proposta non prevede nel dettaglio il ‘come’ questa disconnessione debba essere raggiunta o formulata”, ha proseguito il relatore. “Questi aspetti saranno lasciati da definire alle singole parti in causa. Quello che ci interessa è stabilire un principio di carattere generale: che la disconnessione è un diritto di tutti, a favore di un corretto life work balance, e che nessuno può essere penalizzato per averla chiesta o ottenuta”.

La trasformazione digitale è infatti uno dei fattori cruciali che hanno modificato radicalmente la natura del lavoro, anche rendendolo più flessibile grazie al telelavoro e al lavoro mobile basato sulle TIC, che consentono di lavorare ovunque e in qualsiasi momento e fanno sì che i lavoratori possano essere raggiungibili al di fuori del loro orario di lavoro. Tali pratiche erano presenti, sebbene in misura diversa a seconda degli Stati membri, dei settori e delle occupazioni ben prima della crisi del coronavirus.

Secondo un’indagine di Eurofound, nel luglio 2020 quasi la metà degli intervistati ha telelavorato almeno in parte da casa, mentre un terzo ha lavorato esclusivamente da casa, a causa della pandemia di coronavirus e delle misure di confinamento. Pratiche di telelavoro eccessive possono incidere negativamente sulla salute mentale delle persone e sull’equilibrio tra vita professionale e vita privata.

“In questi mesi di preparazione della proposta legislativa, abbiamo rilevato un incremento dell’attività di lobbying al riguardo, segno che le posizioni politiche sono sono ancora ben lontane tra loro”, ha sottolienato Alex Agius Saliba. “Nel Parlamento Europeo sono presenti posizioni diverse e opposte: mi auguro tuttavia che anche i deputati dello schieramento conservatore vorranno concordare sui principi di massima contenuti nella proposta, che ritengo inalienabili per ogni lavoratore europeo”.

Come accennato in precedenza, attualmente non esiste un quadro giuridico europeo che definisca e disciplini direttamente il diritto alla disconnessione. La direttiva sull’orario di lavoro fa però riferimento a una serie di diritti che riguardano indirettamente questioni simili. Inoltre, il principio 10 del pilastro europeo dei diritti sociali prevede un ambiente di lavoro sano, sicuro e adeguato e la protezione dei dati, mentre il principio 9 stabilisce l’equilibrio tra vita professionale e vita privata.

“In metà degli Stati membri, il diritto alla disconnessione fa già parte del dibattito politico o è già stato oggetto di una regolamentazione. Inoltre, molte iniziative a livello aziendale mirano a regolamentare i possibili effetti negativi delle tecnologie di comunicazione sulla vita dei lavoratori”, ha evidenziato il relatore. “La nostra proposta prevede un tempo sufficiente, tre anni, per la sua adozione da parte della singole legislature europee. E la proposta legislativa di direttiva sul diritto alla disconnessione è stata elaborata dopo un’ampia consultazione di esperti e parti interessate. Essa mira a riaffermare il diritto di non ricevere sollecitazioni professionali al di fuori dell’orario di lavoro nel pieno rispetto della legislazione sull’orario di lavoro e delle disposizioni in materia nei contratti collettivi e nelle disposizioni contrattuali”.

A tendere, il quadro complessivo dovrà essere più omogeneo: si stabiliranno per il momento i requisiti minimi sull’uso degli strumenti digitali a scopi lavorativi al di fuori dell’orario di lavoro, con l’obiettivo di creare, nel tempo, una cultura che eviti i contatti lavorativi al di fuori dell’orario di lavoro. La relazione sottolinea il ruolo importante delle parti sociali nell’attuazione del diritto alla disconnessione e la necessità di soluzioni su misura che rispondano alle necessità e ai vincoli specifici delle aziende.

“Si tratta cioè”, ha concluso il parlamentare maltese, “di stabilire in forma di legge un ‘via europea’ al lavoro, che sia il più distante possibile, opposta nei nostri intendimenti, da quello che in giapponese è denominato ‘karoshi’, per indicare una vita ‘sottomessa’ all’impegno lavorativo che, a partire dagli anni ’60, ha portato a un numero crescente di morti per overworking, sia fisico sia mentale. Un rischio concreto, difficile da eradicare una volta che sia considerato parte del ‘normale’ ciclo del lavoro – come mostrano anche i tentativi non sempre coronati da successo del Governo giapponese – e che si espande contagiosamente nei paesi vicini, come mostrano la diffusione dei cosiddetti ‘guolaosi’ in Cina e di ‘gwarosa’ nella Corea del Sud”.

L’appuntamento quindi è a oggi pomeriggio per seguire nel Parlamento Europeo le ultime – e definitive – evoluzioni di questa proposta legislativa, senza dimenticare che la Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, si è impegnata a rispondere a tutte le iniziative legislative del Parlamento con un atto legislativo, nel pieno rispetto dei principi di proporzionalità e sussidiarietà.