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Captify dice addio ai cookie di terze parti per le campagne branding video e display

Nelson Gregory Francesca e Vincent Pelillo

La rivoluzione cookieless è ormai prossima e sono già molti gli inserzionisti che si dimostrano pronti a cambiare le proprie strategie per farsi trovare preparati alle nuove modalità di targeting. Arrivare alla deadline del 2023 senza aver fatto esperienze alternative al cookie potrebbe, infatti, rivelarsi un grosso svantaggio per i brand. Una transizione fluida alla metodologia cookieless diventa quindi un fattore decisivo per un advertising di successo già dai prossimi mesi.

Secondo il Politecnico di Milano, già a inizio 2021 il livello di interesse rispetto al targeting in modalità cookieless era ‘rilevante’ o ‘massimo’ per la maggior parte dei professionisti del marketing. Al contempo, però, il 48% delle aziende valutava ‘assente’ o ‘limitata’ la conoscenza delle modalità di targeting che non utilizzano cookie di terze parti, e il 50% si diceva impreparata in riferimento a misurazione e programmatic.

Da quel momento a oggi sono sempre di più i brand che decidono di toccare con mano le nuove modalità di profilazione, aumentando il proprio bagaglio di esperienza verso tecnologie che diventeranno i prossimi standard di mercato. Gli strumenti che abilitano questo tipo di campagne stanno poi aumentando la loro efficacia, e talvolta sono in grado di ottenere risultati migliori rispetti alle attività di segmentazione classiche.

In questo contesto Captify, società di search intelligence, lavora da tempo alla creazione e all’attivazione di segmenti cookieless, combinando i dati di ricerca on-site proprietari con i dati contestuali. In questo modo favorisce la delivery di campagne su spazi e pagine web a target definiti senza fare affidamento sui cookie di terza parte.

Una sfida che la società ha abbracciato con decisione, e che diventa ora una vera e propria direttiva. Le campagne branding display e video attivate da qui in poi, infatti, utilizzeranno la soluzione Cookieless Search-Powered Contextual. Una decisione, questa, che non si allinea solamente all’advertising del futuro, ma che avrà anche ripercussioni positive su KPI e reach delle campagne.

Le oltre 300 campagne, degli oltre 100 inserzionisti che hanno impiegato questa soluzione, hanno riscontrato un rendimento del 25% migliore rispetto a quelle cookie-based. La soluzione PSI (Programmatic Search Intelligence) è stata in grado di portare il CTR delle campagne cookieless a +37% sul benchmark di mercato.

L’offerta poi è in grado di accedere anche alle inventory disponibili su Safari, Firefox e iOS – ovvero quei browser che non possono essere raggiunti da campagne cookie-based – aumentando così il bacino di utenza raggiungibile attraverso le inserzioni.

La scelta di Captify non avrà effetti sulle campagne già attive in modalità cookie-based, che continueranno a essere erogate nello stesso modo fino al termine previsto. Sarà effettiva invece per le prossime attività in partenza da qui in avanti.

“Da diversi mesi offriamo a tutti i clienti le nostre soluzioni di Cookieless Search Intelligence. La search infatti rappresenta da sempre il nostro DNA e questa innovazione sottolinea il nostro impegno a migliorare continuamente i nostri prodotti”, afferma nella nota Vincent Pelillo, President EU di Captify. “L’utilizzo del dato rimane quindi fondamentale, in quanto il contesto da solo non è sufficiente a rivelare l’intento, ma è uno strumento che ci permette di affinare le attività di targeting”.

“La transizione alle campagne cookieless è già possibile, oltre che vantaggiosa sotto il punto di vista dei risultati di campagna. La dismissione dei cookie è solo questione di tempo, aspettare l’ultimo momento per toccare con mano le nuove tecnologie di targeting potrebbe far perdere agli inserzionisti delle grandi opportunità rispetto al proprio target e ai competitor”, aggiunge Nelson Gregory Francesca, Sales Director Italy di Captify.